I grandi dell’Arte Contemporanea: Robert Rauschenberg
Pubblicato in Dossier
di Alessandra Denza
Dedico il primo articolo a Robert Rauschenberg (1925 Port Arthur, Texas – 2008 Captiva Island, Florida) che ci ha lasciati poche settimane fa a 82 anni per insufficienza cardiaca e fino ad allora attivo nel mondo dell’arte contemporanea.
Artista poliedrico che ha ricoperto tutti i luoghi dell’arte: fotografia, stampa, pittura, scultura e coreografia. Ha studiato al Kansas City Institute e poi nel 1948 entra nel celebre Black Mountain College da dove sono usciti i più grandi artisti del dopoguerra americano (tra cui Jasper Johns, Jackson Pollock, Kenneth Noland, Cy Twombly, Joel Oppenheimer tra il 1944 e 1956 quando chiuse). La sua prima mostra personale fu all’inizio degli anni ‘50 alla Betty Parsons Gallery di New York.
La sua grandezza deriva per prima cosa dal famoso gesto (irriverente?) di cancellare un lavoro di de Koonig: la creazione di un’opera dalla distruzione di un’altra. E in seconda dall’invenzione dei Combines negli anni ‘50. Cioè l’unione “combinata” di oggetti di vario tipo come objets trouvés (animali impagliati, ruote di automobili, televisori, ecc. trovati per le strade di New York), giornali, collage, tessuto, pietre e molto altro uniti su un unico supporto. E’ l’unione dell’arte e della vita reale. Possono essere classificati sia come dipinti che come sculture. Dal 1952 comincia a creare i Black paintings e Red Paintings dove la pittura è alternata ad oggetti vari e collages e che rientrano nella serie dei Combine paintings. Celebre il suo Bed del 1955, avendo finito le tele ha preso un lenzuolo sporco, cuscino e coperta e dopo averli dipinti vi ha applicato diverse cose tra cui dei giornali. Sembra decisamente più un’installazione che un dipinto. Monogram (1955-59) consiste di una capra impagliata con una ruota d’auto posti su una tela. Oppure Odalisk (1960) in cui ricrea una specie di totem con un cuscino infilzato da un palo che sorregge una struttura con giornali e fotografie applicate sopra il quale sta un gallo impagliato.
Robert Rauschenberg segue la teoria secondo cui “I think a painting is more like the real world if it’s made out of the real world” solo utilizzando materiali provenienti dal mondo reale è possibile realizzare un’opera o dipinto sul mondo reale. Come anche “I really feel sorry for people who think things like soap dishes or mirrors or Coke bottles are ugly“, disse, “because they’re surrounded by things like that all day long, and it must make them miserable“. Tutto quello che trova per le strade di New York proviene della quotidianità, non ha senso che la gente ne sia infastidita: sono cose che fanno parte anche della loro vita.
Insieme a Jasper Johns, Claes Oldenburg, e Jim Dine è classificato tra gli artisti Neo-Dada (etichetta sponsorizzata da Barbara Rose negli anni ‘60), artisti che riprendono lo stile dei Dadaisti e l’uso di materiali diversi dalla pittura. Ma l’etichetta che meglio calza su Robert Rauschenberg è quella di Abstract Expressionist (unione dell’intensità emozionale della pittura dell’Espressionismo tedesco e dell’astrattismo derivante dalle avanguardie europee come Futurismo e Cubismo) che comprende quasi tutti gli artisti operanti a New York nel secondo dopoguerra dal 1946 agli anni ‘70. Compresi Pollock e il suo action painting, de Kooning e le sue opere figurative e i quadrati monocromi delle opere di Rothko (che non considera astratti). Con Jasper Johns è vicino di studio a New York in Pearl street fino al 1961 dove risiedeva e dove aprì la sua galleria il triestino Leo Castelli, grande gallerista italiano padre della Pop Art e che ebbe i due artisti nella sua schiera di artisti per lungo tempo lanciandoli nel mondo delle celebrità. Entrambi infatti usavano la superficie pittorica in modo più innovativo, stravolgendola, unendo diversi materiali o moltiplicandone gli stradi (come anche le bandiere di Johns).
Dal 1962 Rauschenberg comincia ad incorporare nelle sue tele anche immagini riprodotte in serigrafia, tecnica molto utilizzata per la riproduzione infinita di immagini e che porta alla nascita della Pop Art di Andy Warhol. La sua prima retrospettiva è nel 1963 ed è premiato con il Grand Premio della Pittura nel 1964 alla Biennale di Venezia. Nel 1966 fonda la Experiments in Art and Technology che sponsorizzava la collaborazione tra artisti ed ingegneri. Dopo aver viaggiato a lungo negli Stati Uniti, Europa e Africa con Cy Twombly si stabilizza a Captiva Island in Florida dove diventa il maggior proprietario terriero della zona. Tra il 1985 e 1991 segue il progetto Rauschenberg Overseas Interchange in cui sponsorizza senza fini di lucro progetti con interessi culturali. Altre sue mostre importanti sono anche al Pompidou Center a Parigi nel 1981, al Guggenheim nel 1997, al Los Angeles Museum of Contemporary Art e Metropolitan Museum nel 2005.
Tutto questo diventa icona del modernismo del dopoguerra. A Robert Rauschenberg (seguendo la genialità di Duchamp) dobbiamo lo spunto da cui partiranno molti artisti delle generazioni successive, finalmente liberi dal “limite” della superficie pittorica. Non più una tela bidimensionale ma molto di più, così come ha pensato negli stessi anni a Milano Lucio Fontana e le sue Attese e Concetti Spaziali: il superamento delle due dimensioni. E dunque, chapeau! Mr Rauschenberg ha fatto storia…