Il Governo italiano sta lavorando alla revisione della residenza fiscale per adeguarla alle prassi internazionali e alle convenzioni per evitare le doppie imposizioni. Tra le principali modifiche proposte, è stata eliminata la presunzione di residenza fiscale basata sull’iscrizione alle anagrafi della popolazione residente. Questo significa che non sarà più sufficiente essere iscritti nelle anagrafi italiane per essere considerati fiscalmente residenti nel paese.
Inoltre, le relazioni personali e familiari verranno date maggiore importanza rispetto agli interessi lavorativi ed economici per determinare il domicilio fiscale. Ciò significa che se una persona ha legami personali e familiari più forti con un paese diverso da quello in cui lavora, potrebbe essere considerata fiscalmente residente in quel paese, anche se ha un impiego e interessi economici altrove.
La definizione della residenza delle persone giuridiche sarà ora basata sulla direzione effettiva e sulla gestione ordinaria principale. In altre parole, sarà considerata fiscalmente residente in Italia una società il cui management direttivo principale e le decisioni operative principali sono prese nel paese.
Per quanto riguarda le agevolazioni fiscali per i lavoratori impatriati, il Governo ha deciso di limitarle ai titolari di reddito di lavoro dipendente, assimilato a lavoro dipendente e autonomo, escludendo i redditi d’impresa. Questo significa che solo certe categorie di lavoratori, come impiegati e professionisti, potranno beneficiare delle agevolazioni fiscali.
Tuttavia, il Governo ha introdotto anche un regime favorevole per il trasferimento in Italia di attività economiche, che prevede una tassazione ridotta del 50% sui redditi derivanti da attività di impresa e professioni. Questo regime sarà applicato a coloro che trasferiscono la loro attività economica in Italia.
Infine, saranno applicate regole specifiche per garantire che le agevolazioni fiscali siano mantenute per almeno cinque anni. Questo significa che se un contribuente non mantiene la sua residenza in Italia per almeno cinque anni dopo il suo ritorno, perderà i benefici fiscali ottenuti.
In conclusione, la revisione della residenza fiscale proposta dal Governo italiano mira a renderla coerente con le prassi internazionali e le convenzioni per evitare le doppie imposizioni. Queste modifiche includono l’eliminazione della presunzione di residenza fiscale basata sull’iscrizione alle anagrafi, l’attribuzione di maggior importanza alle relazioni personali e familiari rispetto agli interessi lavorativi ed economici, la definizione di una residenza per le persone giuridiche in base alla direzione effettiva e alla gestione ordinaria principale, e la limitazione delle agevolazioni fiscali per i lavoratori impatriati. Allo stesso tempo, viene introdotto un regime favorevole per il trasferimento in Italia di attività economiche, ma vengono applicate regole specifiche per garantire che le agevolazioni fiscali siano mantenute nel lungo termine.
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