Dal 22 settembre, gli smart shop italiani non saranno più autorizzati a vendere prodotti a base di cannabidiolo (Cbd) da ingerire, come l’olio. Il Cbd ora potrà essere acquistato solo presso le farmacie. Nonostante ciò, sarà ancora consentita la vendita della cannabis light, che è costituita da fiori di canapa contenenti Cbd ma non Thc, il principio attivo con effetti psicotropi.
In passato, l’ex ministro Roberto Speranza aveva inserito l’Epidiolex, un farmaco a base di Cbd, tra le sostanze stupefacenti. Tuttavia, a seguito delle proteste del settore, il decreto era stato sospeso. Ora, il ministro della Salute Orazio Schillaci ha riattivato il decreto dopo tre anni di attesa.
Le aziende del settore chiedono al governo garanzie non solo per l’uso farmacologico degli estratti di Cbd, ma anche per tutti gli usi consentiti dalla legge. Il nuovo decreto rende illegale l’utilizzo non farmacologico degli estratti di cannabis per via orale, incluso il loro utilizzo in alimenti e cosmetici contenenti Cbd. Questa decisione danneggia i produttori italiani, mentre la produzione all’estero rimane consentita.
La decisione del governo di considerare il Cbd come uno stupefacente è stata criticata da Beppe Grillo, garante del Movimento 5 Stelle. Grillo definisce questa scelta un regresso al passato.
Luca Marola, considerato un pioniere della cannabis light, critica il governo per aver sacrificato il settore della cannabis light a favore degli interessi corporativi e di un’ideologia. Marola ritiene grottesco e criminale l’inserimento del Cbd nelle tabelle dei farmaci stupefacenti. Secondo lui, l’industria farmaceutica e potenzialmente anche quella dei tabaccai potrebbero trarre vantaggio da questa decisione del governo.
L’inserimento di questi punti salienti nel tuo sito ‘Il Tamarindo’ potrebbe offrire ai lettori un quadro completo degli sviluppi recenti riguardanti il Cbd in Italia e delle polemiche che l’hanno accompagnato.
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