Il film “Poor Things” di Yorgos Lanthimos ha trionfato vincendo il Leone d’oro al Festival del Cinema di Venezia, nella categoria Miglior film. La pellicola è un adattamento del romanzo omonimo di Alasdair Gray, pubblicato nel 1992 e considerato un capolavoro della letteratura contemporanea.
Gray, paragonato al grande Walter Scott della sua generazione, aveva già ottenuto successo con il suo romanzo precedente, Lanark. “Poor Things”, anch’esso un misto di realismo e fantasia, satira sociale e politica, trae ispirazione da grandi autori come Kafka, Orwell, Borges e Calvino.
La storia del romanzo affronta il tema dell’identità e dell’originalità, sostenendo l’idea che i libri e le persone sono fatti di ispirazioni. L’eroina della trama è Bella Baxter, una donna morta annegata che viene riportata in vita da un chirurgo geniale. Con riferimenti evidenti a “Frankenstein” di Mary Shelley e ad altre opere letterarie di rilievo, Bella attraversa varie esperienze e viaggi, mettendo in discussione i valori vittoriani e cercando la sua identità.
“Poor Things” offre una riflessione profonda sulla ricerca dell’identità, specie in un’epoca come la nostra, in cui si stanno cercando nuove definizioni. Sia il film che il romanzo rappresentano una sfida per il lettore o lo spettatore, con una mescolanza di fatti storici e citazioni letterarie. Bella Baxter trova la sua identità attraverso la sfida delle convenzioni e la ricerca del suo posto nel mondo.
Gray, autore di notevole talento, ha saputo creare personaggi ricchi e appassionanti, come appunto Bella Baxter in “Poor Things”. Il romanzo, vincitore di numerosi premi letterari, è diventato ora un film di grande successo, confermando la maestria di Lanthimos nella regia e l’abilità di Gray nel creare storie indimenticabili.
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