Un nuovo studio pubblicato sull’American Journal of Hematology ha cercato di fare luce sulla progressione del tumore nei pazienti affetti da leucemia mieloide cronica con risposta ottimale alla terapia. Lo studio è stato coordinato da Carlo Gambacorti Passerini, professore di Ematologia all’Università Milano-Bicocca e direttore Uoc Ematologia della Fondazione Irccs San Gerardo dei Tintori di Monza. La ricerca ha coinvolto un totale di 906 pazienti affetti da leucemia mieloide cronica in centri italiani, francesi, tedeschi, spagnoli e canadesi.
La leucemia mieloide cronica è una forma di leucemia che ha visto un aumento del numero di pazienti grazie all’introduzione di farmaci specifici. Quando i pazienti mostrano una risposta ottimale ai trattamenti, è abituale proporre loro di sospendere la terapia dopo almeno 4 anni di trattamento e la presenza di un residuo minimo di cellule leucemiche. Questa pratica di sospensione è considerata sicura perché la ripresa del trattamento porta a una nuova remissione in tutti i pazienti.
Tuttavia, sono stati descritti alcuni casi in letteratura in cui la sospensione della terapia si è associata alla progressione della leucemia mieloide cronica, alla sua evoluzione in una leucemia acuta e anche alla morte. Lo studio ha registrato un solo caso di progressione del tumore su mille pazienti, e ciò si è verificato nel gruppo di pazienti che non ha sospeso la terapia.
Gli autori dello studio sottolineano l’importanza dell’assunzione regolare della terapia prima di sospendere il trattamento e di un monitoraggio adeguato da parte del medico dopo la sospensione. Questi risultati offrono una nuova prospettiva sulla gestione dei pazienti affetti da leucemia mieloide cronica e potrebbero aiutare a individuare le migliori strategie terapeutiche per garantire una migliore qualità di vita e una maggiore sopravvivenza per questi pazienti.
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