Il centro studi di Confindustria ha annunciato una revisione al ribasso delle previsioni di crescita del Pil per l’Italia, dopo un periodo di instabilità negli ultimi tre anni. L’economia italiana sta tornando a un modesto ritmo di crescita simile a quello dei decenni precedenti. Nonostante ciò, gli investimenti nel paese stanno subendo una brusca flessione, mentre i consumi e l’occupazione rimangono stabili, nonostante una leggera frenata.
Secondo le previsioni, nel 2023 il Pil del paese crescerà solo dello 0,7%, una variazione che era già stata anticipata a metà anno. Le stime per il 2024 prevedono un ulteriore calo, con una crescita dello 0,5% invece dell’1,2% stimato a marzo. A trainare principalmente questa crescita saranno i consumi delle famiglie.
Il rallentamento dell’economia italiana è causato principalmente dall’effetto negativo dei tassi di interesse elevati sulle imprese e sulle famiglie, così come dalle difficoltà nel commercio internazionale. Settori come carta, chimica, metalli non metalliferi, metallurgia e industria delle costruzioni, tra cui legno e prodotti metallici, stanno subendo una flessione nella produzione industriale. Tuttavia, si osserva una maggiore dinamicità nei settori ad alta tecnologia come la farmaceutica, l’informatica, l’elettronica e le apparecchiature elettriche.
Nonostante i consumi delle famiglie sembrino deboli, le previsioni indicano un loro aumento nel 2024, grazie alla discesa dell’inflazione, al miglioramento delle condizioni economiche e all’incremento dei salari. Confindustria sottolinea l’allarme per la riduzione degli investimenti, soprattutto nel settore delle costruzioni e dell’Industria 4.0, affermando che il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) è fondamentale per invertire questa tendenza.
Il commercio estero è molto debole, con una battuta d’arresto nelle importazioni ed esportazioni nel 2023 e un graduale aumento previsto nel 2024. L’andamento dell’occupazione segue quello del Pil, con un lieve aumento delle unità equivalenti al lavoro a tempo pieno nel 2023 e 2024.
Il costo del lavoro per unità di prodotto continua a crescere nel 2023 e 2024, riducendo la competitività dell’industria italiana a causa di un calo della produttività. Inoltre, si registra un forte calo del credito, con una brusca frenata dei prestiti alle imprese dovuta principalmente all’aumento dei tassi di interesse deciso dalla Banca Centrale Europea. Ciò potrebbe presto portare a una carenza di liquidità se la situazione dovesse continuare.