L’autolesionismo è un fenomeno diffuso, specialmente tra gli adolescenti. Si stima che coinvolga il 18,4% dei giovani in Europa. Questo comportamento consiste nel farsi del male per alleviare un dolore interiore, ma senza avere l’intenzione di suicidarsi.
Dopo la pandemia, si è notato un aumento dei giovani con disturbi psichiatrici, passando dal 13% al 25%. Alcuni ragazzi si infliggono dolore fisico come risposta impulsiva per lenire il dolore mentale che provano.
Le ragazze sole o vittime di bullismo sono tra i giovani più a rischio di autolesionismo. Tuttavia, anche coloro che lutano con l’identità di genere o l’orientamento sessuale possono essere più vulnerabili.
Gli adolescenti che praticano l’autolesionismo possono sentirsi in imbarazzo o sentono il bisogno di mostrare il loro corpo segnato dal dolore. Le conseguenze di questi comportamenti possono portare a quadri depressivi, anche se raramente si traducono in tentativi di suicidio.
Nonostante chi si autolesiona non spinga gli amici a fare lo stesso, si può verificare un meccanismo di emulazione. Per i genitori, segnali come cicatrici sospette o la ritrosia del ragazzo/a a mostrare il corpo possono essere campanelli d’allarme.
È fondamentale che i genitori offrano supporto e conversino apertamente con i loro figli, aiutandoli a chiedere aiuto professionale. È importante affrontare l’argomento con gli adolescenti in modo aperto e offrire loro informazioni corrette per prevenire tali comportamenti.
Se necessario, i genitori possono rivolgersi a psicologi o psichiatri per ricevere supporto. La scuola dovrebbe rispettare la privacy degli studenti, ma gli esperti possono aiutare nella comunicazione con la famiglia e il ragazzo/a in questione.