anche io grande devota del sacro tempio milanese,
che frequento da quando avevo 6 anni,
sono alquanto rammaricata della situazione che mi
descrivi.
E’ una situazione che ho già visto all’opera Bastille
a Parigi per esempio, dove proprio come dici tu
il pubblico scattava foto nel bel mezzo della rappresentazione,
per non parlare di come veniva vestito, più per andare al mercato
che all’opera.
Tentiamo di vederla cosi: al di là della questione di savoir vivre
a cui tu, io ed i nostri amici siamo stati abituati, almeno
si tratta di un atto di “democratizzazzione della cultura”,
che, offrendo tariffe particolari, ha permesso ad ogni tipo di
audiance, di assistere a spettacoli di questo genere.
Speriamo che almeno abbiano voglia di riascoltarsi il disco a casa!
E si compare per ragioni sociali….e si compare per la musica …per ammirare e essere ammirati…ma va bene tutto cio’, secondo me, purche’ si abbia orecchio anche alla musica, in un mondo ove non c’e’ piu’ ne’ ascolto musica, ne’ cultura….che ruttino o di peggio, ma almeno ascoltino!!! E poi, ribadisco, non si puo’ avere un concetto elitario della cultura, pensa, Margherita, che il re di Napoli mangiava di solito a teatro un piatto di spaghetti con le mani, in Giappone addirittura nei teatri Kabuki si mangia, si dorme, si…(la rappresentazione dura molte ore…)
Non e’ forse la vita questa? Non e’ forse un modo di essere, senza fingere? Non e’ forse un teatro vivente (il sogno di ogni attore e compositore)?? Certo Beethoven, Vivaldi, Mozart componevano per i ricchi e nobili o nobili-ricchi. Porta e Hugo scrivevano sui poveri…
Con un pubblico così “vitale” probabilmente il repertorio migliore sarebbe stata l’opera intitolata 4’33” di John Cage. Probabilmente si è persa occasione per una rappresentazione memorabile, viste le premesse.
Se la democratizzazione della cultura è sicuramente un bene, ed anzi una opportunità (dubito poi che esista una cultura non democratica e quindi non popolare, se non in atteggiamenti inutilmente elitari), è sicuramente fondamentale una certa educazione, adeguata al contesto della rappresentazione, che rende inaccettabile mangiare alla scala (ove altrove è normale), non come inutile formalismo, ma come forma ed essenza della rappresentazione stessa.
è agghiacciante pensare a tutti questi personaggi (la maggior parte di solito economicamente ben messi) alla Scala..in un teatro di così grande rispetto. io ho insegnato a mio giglio l’amore per la musica, l’opera e la lirica in primis, ma non ho mai potuto mandarlo. beh, ora lo spaete che che il 4 dicembre la Scala ha oprganizzato una serta solo per i giovani con meno di 26 anni? ci sarà l’anteprima del don carlo solo per loro e l’opera pure intera! e i prezzi non sono proibitivi! io l’ho compratoi subito per mio figlio, li ho trovati sul sito della onlus http://www.projectmalawi.it, la promotrice dell’evento
Perfettamente d’accordo, su tutti i fronti. Non è che a Firenze sia meglio, qualche mese fa sono andato al Teatro Comunale a vedere la Tosca e pensa che hanno imposto un bis a suon di urla.. Stasera vado a vedere Siegfried, ti farò sapere!
Cara Margherita,
anche io grande devota del sacro tempio milanese,
che frequento da quando avevo 6 anni,
sono alquanto rammaricata della situazione che mi
descrivi.
E’ una situazione che ho già visto all’opera Bastille
a Parigi per esempio, dove proprio come dici tu
il pubblico scattava foto nel bel mezzo della rappresentazione,
per non parlare di come veniva vestito, più per andare al mercato
che all’opera.
Tentiamo di vederla cosi: al di là della questione di savoir vivre
a cui tu, io ed i nostri amici siamo stati abituati, almeno
si tratta di un atto di “democratizzazzione della cultura”,
che, offrendo tariffe particolari, ha permesso ad ogni tipo di
audiance, di assistere a spettacoli di questo genere.
Speriamo che almeno abbiano voglia di riascoltarsi il disco a casa!
E si compare per ragioni sociali….e si compare per la musica …per ammirare e essere ammirati…ma va bene tutto cio’, secondo me, purche’ si abbia orecchio anche alla musica, in un mondo ove non c’e’ piu’ ne’ ascolto musica, ne’ cultura….che ruttino o di peggio, ma almeno ascoltino!!! E poi, ribadisco, non si puo’ avere un concetto elitario della cultura, pensa, Margherita, che il re di Napoli mangiava di solito a teatro un piatto di spaghetti con le mani, in Giappone addirittura nei teatri Kabuki si mangia, si dorme, si…(la rappresentazione dura molte ore…)
Non e’ forse la vita questa? Non e’ forse un modo di essere, senza fingere? Non e’ forse un teatro vivente (il sogno di ogni attore e compositore)?? Certo Beethoven, Vivaldi, Mozart componevano per i ricchi e nobili o nobili-ricchi. Porta e Hugo scrivevano sui poveri…
Con un pubblico così “vitale” probabilmente il repertorio migliore sarebbe stata l’opera intitolata 4’33” di John Cage. Probabilmente si è persa occasione per una rappresentazione memorabile, viste le premesse.
Se la democratizzazione della cultura è sicuramente un bene, ed anzi una opportunità (dubito poi che esista una cultura non democratica e quindi non popolare, se non in atteggiamenti inutilmente elitari), è sicuramente fondamentale una certa educazione, adeguata al contesto della rappresentazione, che rende inaccettabile mangiare alla scala (ove altrove è normale), non come inutile formalismo, ma come forma ed essenza della rappresentazione stessa.
viva i riti (anche quando falliscono)
è agghiacciante pensare a tutti questi personaggi (la maggior parte di solito economicamente ben messi) alla Scala..in un teatro di così grande rispetto. io ho insegnato a mio giglio l’amore per la musica, l’opera e la lirica in primis, ma non ho mai potuto mandarlo. beh, ora lo spaete che che il 4 dicembre la Scala ha oprganizzato una serta solo per i giovani con meno di 26 anni? ci sarà l’anteprima del don carlo solo per loro e l’opera pure intera! e i prezzi non sono proibitivi! io l’ho compratoi subito per mio figlio, li ho trovati sul sito della onlus http://www.projectmalawi.it, la promotrice dell’evento
Perfettamente d’accordo, su tutti i fronti. Non è che a Firenze sia meglio, qualche mese fa sono andato al Teatro Comunale a vedere la Tosca e pensa che hanno imposto un bis a suon di urla.. Stasera vado a vedere Siegfried, ti farò sapere!