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(Italiano) Unione o Disunione Mediterranea?

25 mars 2009
Posté Attualità, Fiori
de Thomas Villa

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2 Responses to “(Italiano) Unione o Disunione Mediterranea?”

  1. Rocco dit :

    Il mediterraneo non ha mai avuto fretta. Bellissima conclusione.
    Il progetto di Sarkozy e’ nato male ma non v’e’ dubbio che l’idea vada recuperata, sarebbe bello se per una volta l’Italia se ne facesse promotrice. Senza dubbio siamo in una posizione migliore della Francia il cui passato coloniale e le cui manie di grandeur fanno sempre sospettare che piu’ che ad un’Unione Mediterranea si aspri ad un Lago Francese. L’Italia, europeista per convizione, modesta per necessita’, potrebbe avere maggior successo. Certo non con questa classe politica. (rimango perplesso sul tuo elogio ad Aldo Moro, come disse scandalosamente Gaber non basta essere barbaramente ammazzati per guadagnarsi il titolo di statista, allora piuttosto Fanfani o persino, da questo punto di vista, Craxi e Andreotti).
    Scrive Katzenstein « although often described in geographical terms, regions are political creations not fixed by geography » e ancora « regions do not just exist as material objects in the world. Geography is not destiny. Instead, regions are social and congnitive constructs that can strike actors as more or less plausible » (« Why is there no Nato in Asia? Collective Identity, Regionalism and the Origin of Multilateralims » in International Organization 56,3)
    Del resto l’Italia non e’ bagnata da quel North Atlantic la cui Treaty Organization ne ha definito l’identita politica per gli ultimi cinquant’anni.
    Il mediterraneo non ha fretta. La costruzione politica verra. Per ora sarebbe abbastanza contribuire a quella che Kazenstein chiama « social and cognitive construcition ». Un lavoro, mi sembra, degno del Tamarindo.

  2. giacomo v dit :

    ero a parigi, se non sbaglio nel 2005, quando nella ville lumière si votava per quello che divenne il «non» più famoso del dopoguerra: quello al trattato costituzionale europeo. nel frattempo un giovane rampante questurino di immigrate origini e rara abilità da grimpeur (sociale ovviamente) – ormai già affermato dopo anni da sindaco della ricca banlieu neuilly sur seine in cui governava con l’89,5% dei voti, e dopo l’esperienza da sanguinario ministro degli interni – iniziava la sua scalata al potere che conta, impallinando in continuazione l’animo neogollista chiracchiano, in caduta libera e ben presto morto.
    tale nicolas sarkozy, all’epoca, si presentò nella saletta di sciences-po predicando come un evangelico americano teorie e controteorie assolutamente di fantasia. ero presente. e venni pure cacciato dall’aula, quando, in un moto di contestazione, urlai nel mio francese tanto bello quanto maccheronico, «vous nous inquietez!» e «n’avez vous pas de honte?». ma cosa provocò questa mia vulcanica (e isolata) reazione? il vigliacco si era lanciato – perdendosi come riconobbero poi illustri professori dell’ateneo complimentandosi con il sottoscritto – in un pericoloso discorso su siria e libano, antiche colonie francesi, nonché avamposti di una guerra mai compiuta contro gli inglesi che si rivelò poi fatale per i popoli locali dalla turchia all’iran. il maledetto affermava, con i suoi tic e le sue schizofrenie all’epoca irrefrenabili (le sue dipendenze da psico farmaci non sono un segreto), che la francia non aveva alcun ruolo né, si badi bene, alcun interesse alla situazione siriana, né tantomeno libanese. il tutto si nascondeva dietro alla sua volontà di escludere la turchia dall’europa, che era un tema della campagna pro «oui» del referendum. dichiarava tronfio che un problema siriano (o libanese) non avrebbe dovuto mai essere un problema francese.
    bene, concludo e vengo al dunque del post, anche perché ho fretta e non posso dilungarmi troppo oltre. al di là della negazione di respobnsabilità per quanto riguarda la bomba ad orologeria pronta a esplodere pochi mesi dopo in libano ecc ecc. come può tale individuo avere credibilità rispetto al mondo arabo quando parla di unione mediterranea? difatti gli unici a crederci siamo noi italiani.
    l’errore resta uno solo: aver aperto all’est e aver chiuso alla turchia. un’europa a due velocità in cui includere polonia, turchia, kossovo e, chissà poi, tutto il mediterraneo nella seconda velocità. perché quando si parla di crisi si dimentica che il crollo dell’est europeo – atteso a breve – sarà la vera crisi economica europea. solo perché li abbiamo accettati. però abbiamo detto no alla moderna e efficiente turchia. allez sarko… nostra guida.

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