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De Michelangela Di Giacomo • 12 jun 2009 • 5 CommentiDésolé, cet article est seulement disponible en Italiano.
Michelangela Di Giacomo Nata a Roma nell’anno 1983, cullò dalla tenera età velleità da palcoscenico e da pennino a china. Dopo aver perso qualche diottria traducendo greco antico, scartate come possibilità di carriera le pulsioni all’arte, al design e al giornalismo, decise di diventare uno storico. Cinque anni in Sapienza, sette mesi a Madrid, si avvia ora in terre senesi per intraprendere un dottorato. Interessata a tutto, appassionata alla vita, tenta di cogliere spunti di riflessione nel caos comunicativo dell’era contemporanea. Tra i suoi svaghi, il ballo in tutte le sue forme, il teatro, il fumetto, l’arte e la lettura. Tra le sue ambizioni, un libro con Einaudi e la Presidenza della Repubblica. Ci sta lavorando su.
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E’ il miglior articolo che mi sia capitato di leggere su
Enrico Berlinguer. Natalia Ginzburg scrisse all’ indomani
della morte di Enrico che ascoltare i suoi discorsi era
come uscire dalle tenebre e ritrovarsi in un’ atmosfera
improvvisamente aurea e pulita. Ecco, per me leggere
il suo articolo è stato come vedere un faro nell’ oscurità.
L’ Italia di oggi è tremenda. Se Berlinguer non fosse
morto improvvisamente oggi la situazione sarebbe
immensamente migliore. Mia madre ha sempre detto
di non credere che sia morto di morte naturale. Ma
io so che anche Togliatti diceva che seguire la trama
dei romanzi gialli non serve a niente.
Grazie per aver scritto questo articolo.
Dolfi Vinicio, Pistoia.
grazie mille!
Grazie a te Michelangela, sei una persona in gamba.
Io avevo 18 anni quando Berlinguer morì e mi ricordo
il clima di quei giorni. Mio padre è stato un’ operaio
molto attivo, a livello di base, sia nel sindacato che
nel partito. Io invece, per motivi personali, ho
sempre vissuto un pò in disparte la politica,
anche se l’ ho sempre seguita. Oggi poi ho
un lavoro che mi impegna molto e non ho
molto tempo per altre cose. Ma devo dire,
purtroppo, che quello che vedo intorno non
mi piace. Sono tra coloro che nel 1989
contrastarono la svolta della Bolognina.
E dopo non mi è affatto piaciuto il passaggio al
sistema maggioritario della cosidetta Seconda Repubblica.
Sono convinto che se Berlinguer non fosse morto tutto
questo non sarebbe successo. Lo so che la storia non
si fa con i se, ma io non posso fare a meno di pensarci.
Mi perdoni se le ho scritto di nuovo e per la mia
prolissità, ma io sentivo il bisogno di farlo.
Di nuovo cordiali saluti e auguri di pieno successo
in ogni campo.
Dolfi Vinicio, Pistoia.
Tutto giusto quello scritto, altamente condivisibile e davvero ben scritto ma ricordiamo pure Berlinguer per altre cose. E’ lui che ha radiato il gruppo del “Manifesto” che non fu certo un gesto di tolleranza ed apertura, è lui che ha dato una lettura sbagliata del golpe Pinochet cominciando un dialogo con la Dc fallimentare fin dall’inizio accettando un governo Andreotti impresentabile (questo prima del sequestro Moro). E’ sempre lui a disperdere un patrimonio del 34,4% di voti senza riuscire a concretizzarlo in un’opzione politica credibile che non era rappresentata dal venire a patti con una forza politica corrotta e tentacolare come la Dc. Pure io ho trovato gli interventi di Veltroni da Minoli ridicoli ma siamo proprio sicuri che se la solidarietà nazionale fosse andata avanti non si sarebbe finito a fare una sorta di Pd ante litteram? Insomma esaltiamo Berlinguer per ciò che ha rappresentato e facciamo bene a ricordarlo perchè vale più di tanti politici attuali, ma ricordiamolo criticamente perchè glorificarlo non gli rende giustizia.
Antonio Lenzi
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