bell’articolo Roberto. Tuttavia, sei un po’ troppo severo con la tua Bologna. VI ho vissuto l’anno scorso e – sebbene i problemi che segnali quali il degrado siano veri – l’ho trovata una città accogliente, dove i negozianti del Bangladesh vanno d’accordo con l’anziana signora a cui portano la spesa. Credo che la categoria “bolognesi” si possa allargare negli anni a venire.
ciao roberto, che imbarazzo nel sentirmi citato più d’una volta. sono contento ti sia rimasto qualcosa del mio scritto su new york. non voglio tornare a parlare del mio rapporto con bologna e con i bolognesi, questo lasciato un po’ da parte peraltro. mi sento di sostenere una tua considerazione riguardo new york che mi pare essere illuminante. leggevo leggevo e di colpo mi sono acceso: “A New York ho notato la compresenza di due fattori, all’apparenza antitetici: l’individualismo e la gentilezza”, quanto è vero!
come chiudo dunque? chi di citazione ferisce, di citazione perisce?
certo, la situazione non è affatto semplice.
grazie per la testimonianza sentita, in attesa di tempi migliori, un saluto, V
Caro Roberto, in linea generale sono d’accordo anch’io su quanto esprimi nel tuo articolo, in particolare su ciò che anche Vincenzo ha citato: “a New York – come a Londra – ho notato la compresenza di due fattori, all’apparenza antitetici: l’individualismo e la gentilezza”. E questo è un sapore che a Bologna, dove anch’io ho vissuto per quasi cinque anni, non si trova, non con la medesima riccetta. E dubito che si trovi in Italia in generale.
Eppure ho come l’impressione che la critica a ciò che conosci da sempre sia necessaria, dovuta, ma sia anche semplice: è ovvio, sai di cosa parli, ma, soprattutto, critichi ciò da cui provieni – cioè, in qualche modo, te stesso. Criticare ugualmente una città che ti ospita da poco sarebbe impossibile. Indelicato. E improbabile, visto l’entusiasmo che il nuovo porta con sè.
Paragonare Bologna a Londra o New York mi sembra un piccolo azzardo, perchè la natura di queste città è, a mio parere, totalmente diversa. Gli scopi e i ritmi sono diversi. Le loro bellezze sono diverse. A tutti gli “ahimè” che hai usato nel descrivere i tuoi luoghi natali, io controbatterei con altrettanti lati positivi che vi ho notato – e che ho amato. Conscia che per me Bologna ha rappresentato, per un certo periodo, il Nuovo, mi fermo qui. Ma non sostituirei una passeggiata sotto i portici con una nelle Aves di New York o le Streets di Londra per nulla al mondo. A ciascuno i suo.
bell’articolo Roberto. Tuttavia, sei un po’ troppo severo con la tua Bologna. VI ho vissuto l’anno scorso e – sebbene i problemi che segnali quali il degrado siano veri – l’ho trovata una città accogliente, dove i negozianti del Bangladesh vanno d’accordo con l’anziana signora a cui portano la spesa. Credo che la categoria “bolognesi” si possa allargare negli anni a venire.
Grazie e ciao.
Filippo
ciao roberto, che imbarazzo nel sentirmi citato più d’una volta. sono contento ti sia rimasto qualcosa del mio scritto su new york. non voglio tornare a parlare del mio rapporto con bologna e con i bolognesi, questo lasciato un po’ da parte peraltro. mi sento di sostenere una tua considerazione riguardo new york che mi pare essere illuminante. leggevo leggevo e di colpo mi sono acceso: “A New York ho notato la compresenza di due fattori, all’apparenza antitetici: l’individualismo e la gentilezza”, quanto è vero!
come chiudo dunque? chi di citazione ferisce, di citazione perisce?
certo, la situazione non è affatto semplice.
grazie per la testimonianza sentita, in attesa di tempi migliori, un saluto, V
Caro Roberto, in linea generale sono d’accordo anch’io su quanto esprimi nel tuo articolo, in particolare su ciò che anche Vincenzo ha citato: “a New York – come a Londra – ho notato la compresenza di due fattori, all’apparenza antitetici: l’individualismo e la gentilezza”. E questo è un sapore che a Bologna, dove anch’io ho vissuto per quasi cinque anni, non si trova, non con la medesima riccetta. E dubito che si trovi in Italia in generale.
Eppure ho come l’impressione che la critica a ciò che conosci da sempre sia necessaria, dovuta, ma sia anche semplice: è ovvio, sai di cosa parli, ma, soprattutto, critichi ciò da cui provieni – cioè, in qualche modo, te stesso. Criticare ugualmente una città che ti ospita da poco sarebbe impossibile. Indelicato. E improbabile, visto l’entusiasmo che il nuovo porta con sè.
Paragonare Bologna a Londra o New York mi sembra un piccolo azzardo, perchè la natura di queste città è, a mio parere, totalmente diversa. Gli scopi e i ritmi sono diversi. Le loro bellezze sono diverse. A tutti gli “ahimè” che hai usato nel descrivere i tuoi luoghi natali, io controbatterei con altrettanti lati positivi che vi ho notato – e che ho amato. Conscia che per me Bologna ha rappresentato, per un certo periodo, il Nuovo, mi fermo qui. Ma non sostituirei una passeggiata sotto i portici con una nelle Aves di New York o le Streets di Londra per nulla al mondo. A ciascuno i suo.