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Bologna, Londra e New York

25 ottobre 2008
Pubblicato in Attualità
di Roberto Giannella

Scrivo da Bolognese, sildenafil che ha avuto il privilegio di aver visitato abbastanza a lungo New York City (prima dell’11 settembre) e che ora -per motivi di studio- vive a Londra.
Qualcuno potrebbe pensare che sia insensato mettere sullo stesso piano anche solo il più famoso quartiere di New York – ovvero sia Manhattan – e il capoluogo emiliano. Certo, sildenafil i numeri non aiutano: a Manhattan vivono oltre un milione e mezzo di persone; a Bologna, non arriviamo a 400.000. Ma al di là dell’aritmetica, ci sono tante differenze fondamentali.
Ne vorrei evidenziare solo due. Ahimè quella dei politici è una piaga nostrana. Negli States, come pure in Inghilterra, il tasso di partecipazione alle urne è molto più basso in paragone all’Italia, o ad altri paesi europei. Non è un caso che sia in America che nel Regno Unito si voti in un giorno feriale: dunque, chi davvero ci tiene ad esercitare il suo diritto di voto, deve rinunciare a mezza giornata di lavoro, almeno. Ecco perché, spesso nemmeno il 50% degli aventi diritto effettivamente vota. Da noi, il tasso di astensionismo alle consultazioni elettorali si ferma a circa il 20%. I nostri politici – ahimè non solo quelli locali – viaggiano in auto blu e sanno molto poco dei problemi quotidiani della cittadinanza. Proprio pochi giorni fa la Caritas ha stimato che siano circa 15 milioni gli italiani a rischio povertà. Nel frattempo, chi ci governa è stato impegnato nell’approvazione del lodo Alfano, notoriamente la più urgente priorità del Paese.
A Bologna l’amministrazione è di centro-sinistra, ma pare che la preoccupazione principale di sindaco e giunta comunale sia quella di installare il maggior numero di telecamere, in ogni angolo del centro e non solo, al solo scopo di far cassa. L’altro patema degli amministratori bolognesi pare essere la costruzione di una valanga di rotatorie, lautamente finanziate da Bruxelles, tanto è vero che attraversando Bologna in macchina  si ha l’impressione di fare un perenne girotondo. Ahimè chi vive a Bologna sa che le priorità sono ben altre: si va dal degrado di tante zone del centro, alla sicurezza nelle strade della città, dalla valorizzazione delle periferie, superficialmente abbandonate negli ultimi anni, alle iniziative culturali, ahimè miseramente dimenticate.

Il secondo punto che vorrei sottolineare è proprio la vita a New York, che davvero mi ricorda molto da vicino quella di Londra. Per quanto mi riguarda, è proprio vero quello che ha scritto Vincenzo nel suo interessante articolo: si respira aria di libertà. Si esce di casa la mattina, avendo mille progetti, ma ci si rende conto che ogni persona che ci cammina di fianco o proviene dalla direzione opposta è un potenziale amico.  Lo cantava anche Bono: a New York – come a Londra – è davvero facile trovare degli amici. E li si trovano con la stessa velocità con cui noi italiani, in generale – bolognesi, in particolare – giudichiamo gli altri. A Londra non ti senti osservato, scrutato, deriso. A Bologna, ahimè, vedo tanta diffidenza, troppo paura, molto timore. In Italia, in generale, purtroppo molto spesso c’è ancora la tendenza ad etichettare il prossimo: si fa molto uso di quella che io considero la “droga dei pregiudizi”.
A Londra, come a New York, ho notato una cosa che a Bologna non si fa più da un po’: per strada, si sorride. La gente vive, esce, conosce, è aperta, non ha pregiudizi, non giudica, o per lo meno non sembra emettere sentenze su chi gli sta attorno – forse perché come dice giustamente Vincenzo, non ha nemmeno il tempo per giudicare. O probabilmente, perché gliene importa poco, o forse nulla. A Bologna, vedo tanti – come direbbe qualcuno – che sarebbero disposti a pagare, pur di vendersi. Non sono ahimè pochi coloro i quali hanno come unico scopo quello di mettersi in mostra. Solo per apparire. E tanti sono ancora quelli che si occupano unicamente di dare i voti al prossimo. A Londra – mi sbaglierò – ma non mi pare proprio che sia così.
A New York – come a Londra – ho notato la compresenza di due fattori, all’apparenza antitetici: l’individualismo e la gentilezza. La gente per le strade di Downtown, come per quelle della City, cammina a passo spedito. A volte mi chiedo seriamente se non siano ex–maratoneti. Eppure se qualcuno ti sfiora, anche solo di un millimetro, si ferma per scusarsi. And they mean it.
Nella mia civilissima Bologna, ahimè, questo raramente succede. Sembra una cosa da poco, eppure riflettendoci, questo la dice lunga sulla civiltà di un Paese.

Qui a Londra, si respira aria di libertà, dunque. Certo il clima non è generoso, né con NYC – d’inverno si gela, nel vero senso della parola, né con Londra – dove ahimè si vede spesso il cielo piangere. Ciononostante, la gente ride, corre, scherza. E non perde mai l’entusiasmo: si arriva al venerdì con la forza di volontà di passare un weekend lungo 48 non-stop. Le luci di Times Square, come quelle di Piccadilly, si spengono all’alba: nel frattempo newyorkesi e londinesi sono già in piedi. Tra parentesi, è molto difficile trovare inglesi doc a Londra ed americani autentici a Mahnattan; ci sono, certo! Ma spesso ci si rende conto che sono una silenziosa minoranza. La stragrande maggioranza di chi vive a New York e a Londra non è nata in quelle città. Questo carattere di multiculturalità manca a Bologna, benché siano sempre di più gli immigrati. Il melting-pot anglosassone ha funzionato. Ha prodotto grandi risultati, che sono sotto gli occhi di tutti: integrazione, rispetto reciproco e convivenza.

Chiudersi in sé stessi e pensare che Bologna sia solo dei Bolognesi (ma questo vale per qualsiasi città) significa condannarla all’estinzione – non fosse altro perché a Bologna si fanno pochi figli e gli anziani sono tanto in costante, quanto incontrovertibile aumento. Bologna è – e dovrebbe essere sempre più – di chi la ama e la rispetta. Esattamente come New York e Londra. Ecco perché, nonostante io non sia nato qui in Inghilterra, mi sento a casa.



3 Responses to “Bologna, Londra e New York”

  1. filippo scrive:

    bell’articolo Roberto. Tuttavia, sei un po’ troppo severo con la tua Bologna. VI ho vissuto l’anno scorso e – sebbene i problemi che segnali quali il degrado siano veri – l’ho trovata una città accogliente, dove i negozianti del Bangladesh vanno d’accordo con l’anziana signora a cui portano la spesa. Credo che la categoria “bolognesi” si possa allargare negli anni a venire.

    Grazie e ciao.

    Filippo

  2. Vincenzo Ruocco scrive:

    ciao roberto, che imbarazzo nel sentirmi citato più d’una volta. sono contento ti sia rimasto qualcosa del mio scritto su new york. non voglio tornare a parlare del mio rapporto con bologna e con i bolognesi, questo lasciato un po’ da parte peraltro. mi sento di sostenere una tua considerazione riguardo new york che mi pare essere illuminante. leggevo leggevo e di colpo mi sono acceso: “A New York ho notato la compresenza di due fattori, all’apparenza antitetici: l’individualismo e la gentilezza”, quanto è vero!

    come chiudo dunque? chi di citazione ferisce, di citazione perisce?

    certo, la situazione non è affatto semplice.
    grazie per la testimonianza sentita, in attesa di tempi migliori, un saluto, V

  3. Nina scrive:

    Caro Roberto, in linea generale sono d’accordo anch’io su quanto esprimi nel tuo articolo, in particolare su ciò che anche Vincenzo ha citato: “a New York – come a Londra – ho notato la compresenza di due fattori, all’apparenza antitetici: l’individualismo e la gentilezza”. E questo è un sapore che a Bologna, dove anch’io ho vissuto per quasi cinque anni, non si trova, non con la medesima riccetta. E dubito che si trovi in Italia in generale.
    Eppure ho come l’impressione che la critica a ciò che conosci da sempre sia necessaria, dovuta, ma sia anche semplice: è ovvio, sai di cosa parli, ma, soprattutto, critichi ciò da cui provieni – cioè, in qualche modo, te stesso. Criticare ugualmente una città che ti ospita da poco sarebbe impossibile. Indelicato. E improbabile, visto l’entusiasmo che il nuovo porta con sè.
    Paragonare Bologna a Londra o New York mi sembra un piccolo azzardo, perchè la natura di queste città è, a mio parere, totalmente diversa. Gli scopi e i ritmi sono diversi. Le loro bellezze sono diverse. A tutti gli “ahimè” che hai usato nel descrivere i tuoi luoghi natali, io controbatterei con altrettanti lati positivi che vi ho notato – e che ho amato. Conscia che per me Bologna ha rappresentato, per un certo periodo, il Nuovo, mi fermo qui. Ma non sostituirei una passeggiata sotto i portici con una nelle Aves di New York o le Streets di Londra per nulla al mondo. A ciascuno i suo.