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(Italiano) Lo studio all’estero, dalla A alla Z

24 June 2009
Published in Dossier
by Eleonora Corsini

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4 Responses to “(Italiano) Lo studio all’estero, dalla A alla Z”

  1. Michele Lorenzelli says:

    Premetto che non ho partecipato al programma Erasmus. Non avendo trovato statistiche più aggiornate, ho guardato le statistiche per l’anno accademico 2006/2007 (http://ec.europa.eu/education/programmes/llp/erasmus/statisti/table107.pdf). Vorrei lanciar euna provocazione: su 17.195 studenti italiani che hanno partecipato al programma, 6.350 (il 37%) hanno scelto come destinazione la Spagna, che è sicuramente un paese stupendo, ma che, almeno a me, ricorda più divertimento e feste che studio e libri. A livello aggregato, su 159.324 partecipanti, la Spagna è stata scelta da 27.464 studenti (il 17% del totale). Questo vuole anche dire che il 23% degli studenti Erasmus in Spagna nel 2006/2007 erano Italiani. Forse allora lo studio non è il primo obiettivo di chi partecipa a questo programma, perlomeno per gli studenti Italiani…

  2. Antonio Musella says:

    Premetto che anche io non ho partecipato al programma Erasmus. Personalmente ho partecipato ad un altro programma di studio all’estero che sfortunatamente non é menzionato nel vostro articolo (v. infra).
    Mi sembra alquanto facile dire che la Spagna costituisce un paese richiesto per “fare vacanza” a discapito dello studio. Non avendo fatto io stesso l’Erasmus in Spagna, non posso escludere che molti studenti si rechino in tali località per delle ragioni più o meno frivole. Colgo la provocazione di Michele per fare due osservazioni.
    L’Erasmus ritengo che sia un’esperienza non solamente legata allo studio e al numero di esami sostenuti nel paese straniero, ma un’esperienza che va ben al di là e di cui lo studio ne costituisce il motore. Cio non vale esclusivamente per la Spagna, ma per tutte le destinazioni degli Erasmus italiani. Per quanto riguarda la Spagna, non bisogna scordare che costituisce un paese che, nell’immaginario collettivo, é molto vicino dal punto di vista culturale all’Italia. Inoltre la vicinanza geografica e linguistica permettono di sicuro uno scambio più facile tra i paesi (forse allo stesso modo il 48% degli studenti lussemburghesi ha scelgo la Germania come paese di destinazione, v. tabella citata). Ad ogni modo, se molti studenti vanno per farsi esclusivamente una vacanza in Spagna, non é un problema del progetto in sé ma delle persone stesse. Se invece molte persone scelgono la Spagna come destinazione per apprendere la lingua, studiare, in un ambiente più piacevole e meno costoso (perché anche questo fattore ritengo giochi un ruolo assai importante), non credo vi sia nulla di male.

    In secondo luogo, nell’articolo non vi é menzionato che alcune università, in numero sempre maggiore, grazie a degli accordi con università estere (Autonoma di Madrid, Sorbona o Assas a Parigi, ecc.) offrono la possibilità di seguire un corso di studi “condensato” e quindi più importante, ed ottenere la laurea italiana e l’equivalente della laurea straniera (per un esempio, con due anni e mezzo in italia e due anni e mezzo in italia si puo ottenere la laurea italiana e la laurea francese in giurisprudenza, http://www.giuris.unifi.it/CMpro-v-p-133.html). Tale possibilità é offerta da diverse facoltà e da diversi atenei, buona ricerca! Ovviamente troverete un procedimento più o meno selettivo per poter far parte di questi programmi, generalmente a numero chiuso.

  3. Roberto Giannella says:

    Condivido la provocazione, ma tendo a non generalizzare. Di sicuro la Spagna attira molto gli italiani, probabilmente non solo per imparare o perfezionare la lingua – bensi’ per divertirsi.. io l’Erasmus l’ho fatto a Londra per un anno…e li’ sono tornato per scrivere la tesi all’estero, per sei mesi. Quindi sono un recidivo. Le indicazioni che ha dato Eleonora sono utilissime, magari le avessero date a me, prima di partire.. Ritengo personalmente che l’Erasmus sia un’esperienza fondamentale: un periodo di studio all’estero e’ vitale nella formazione di qualsiasi studente universitario. Quando un giorno, tra un paio di secoli, noi italiani parleremo inglese come la nostra lingua, sara’ auspicabile andare all’estero per perfezionare una seconda lingua europea. Oltre all’Erasmus, e’ altresi’ importante che gia’ al liceo si facciano scambi culturali con l’estero – e questo per ragioni che esulano dall’apprendimento della lingua straniera. Sarebbe un modo per far crescere il Paese.

  4. Teresa Terracciano says:

    Io credo che tutte queste opportunità di studio all’estero siano una cosa assolutamente fantastica.
    Ho fatto l’erasmus alla Sorbonne di Parigi, ho imparato il francese (studiavo, facevo esami scritti e orali in francese), mi sono integrata in una comunità diversa, ho imparato ad essere cittadina del mondo. Si, perché dopo un’esperienza simile ci si rende conto delle opportunità di crescita morale e intellettuale che si acquisiscono comprendendo e vivendo il mondo, una ricchezza che i libri sicuramente offrono, ma in maniera più limitata. Apprendi che nulla è impossibile, ti senti libero di andare ovunque nel mondo, abbatti completamente qualunque frontiera e impari più di quanto in una normale scuola si possa fare.
    Consiglio vivamente a tutti gli studenti di fare una simile esperienza.