La scelta per il futuro dello studente – questa grande sconosciuta! – spesso mette in crisi molti giovani. Le mille ed una porte che si aprono post-liceo o post- laurea breve si presentano come piccoli o grandi passaggi di un insidioso labirinto, il quale, pensate, può addirittura portarti in paesi stranieri, vicini o lontani!
Personalmente ritengo che questa infinita varietà di scelte sia favolosa. Il lusso di potersi sedere di fronte ad un PC e, con l’ausilio del web, fantasticare tra le varie possibilità mi appare prezioso. Tanto più che ce n’è davvero per tutti i gusti e per tutte le tasche!
Questo incipit molto ottimistico era necessario, perché ora dovrò scendere nei dettagli ed allora è importante sapere che il percorso da seguire per partire per l’estero può effettivamente risultare ostico.
L’enorme varietà spesso sembra più un disincentivo che un incentivo, dato che è facile perdersi tra le proposte e le idee suggerite. Le procedure per essere ammessi qui o là passano da varie tappe, uffici, burocrazie, applications e chi più né ha più ne metta, che spesso mietono vittime lungo la strada: giovani volenterosi che si sono lasciati vincere dalle mille scartoffie e dagli uffici tipicamente italiani.
Pertanto vale la regola d’oro: bisogna prenderla con filosofia (non saprei consigliare esattamente quale, ma sicuramente con filosofia) e sviluppare una notevole dose di pazienza, se – da italiano – si decide di andare a studiare all’estero.
Il che detto fra noi è una fortuna, dopo tutto, perché la pazienza, si sa, è la virtù dei forti! Quindi coraggio!
Dove vuoi andare? Inghilterra, Francia, Spagna, Germania….o addirittura al di là dell’oceano?
Andiamo con ordine.
Per i liceali esiste il programma di anno di studio all’estero, il quarto. Recentemente si è anche ampliata la possibilità di ricevere borse di studio, per maggiori informazioni: www.intercultura.it .
Per lo studente universitario esistono due programmi che permettono l’espatrio accademico: l’Erasmus ed il Free Mover . Il primo si rivolge a scambi intereuropei, copre gli eventuali costi dell’università dove farai il tuo scambio, e aggiunge una piccola borsa per un po’ di pocket money – meglio di niente. Il secondo si rivolge a scambi intercontinentali, e non offre nessun rimborso: si limita a consegnarti i fogli necessari per il riconoscimento crediti quando tornerai nel tuo paese.
Attenzione però… l’uno non esclude l’altro! Si può scegliere di farli entrambi!
Se invece si è prossimi alla fine del corso di studi e ci si vuole laureare all’estero, oppure se si è un futuro dottore (spesso è sufficiente la laurea breve) interessato a qualche master straniero, le possibilità abbondano e sarebbe impossibile – ed oltremodo inutile - elencarle tutte, ma esiste un link capace di rispondere a molte domande: http://europa.eu/youth/studying/at_university/index_eu_it.html.
La prima cosa da fare tuttavia è capire come funziona il sistema universitario straniero.
La seconda è quella di selezionare una manciata, o poco più, di scelte.
La terza è quella di cominciare la procedura per l’ammissione.
Onde evitare spiacevoli sorprese, tipo quella di non essere ammessi, è assolutamente indispensabile muoversi per l’iscrizione con largo anticipo. Almeno un anno.
Infatti molte università e master americani, inglesi, francesi e via dicendo hanno un sistema di iscrizione diverso dal nostro, che passa attraverso selezioni e scadenze le cui deadlines si pongono tra dicembre e marzo dell’anno precedente. Inoltre è necessario dimostrare di aver raggiunto un livello di conoscenza della lingua straniera tale da rendere possibile la frequenza e la comprensione dei corsi. Questo passa attraverso esami che riconoscono il tuo livello. Non valgono autocertificazioni, non vale nemmeno se si è madrelingua. Bisogna presentare il documento dell’esame, per maggiori informazioni: http://formazione.tipiace.it/corsi-lingue/esami-lingua.htm
Tutto ciò che riguarda il riconoscimento crediti, le equipollenze e i trasferimenti da questo o quell’istituto varia notevolmente non solo da paese a paese, ma anche – e soprattutto - dallo studente.
Quindi bisogna rassegnarsi! Non troverai mai un sito che ti garantisce al 100% di essere adatto a quel programma, o ammissibile in quello scambio, e che risponderà a tutte le tue domande.
A questo punto vale la seconda regola d’oro: insisti!
Dopo esserti imparato a memoria le “FAQ” (frequently asked questions) del sito dell’università che ti interessa, non farti ulteriori scrupoli: domanda, chiedi, ritenta, richiedi, ma sempre con molta cortesia! Metti alla prova la tua capacità di scrivere a questo o quel Sir, Madam, Monsieur, Señor che sia e ricamare con gran sfoggio di buona educazione ogni tua richiesta.
Attento, però! Se chiedi qualcosa di cui esisteva la risposta nelle suddette FAQ, passi per imbecille!
Ogni richiesta d’ammissione domanda generalmente: CV, o simile, certificato di lingua, 2 o 3 lettere di presentazione derivanti dal mondo accademico e positive (leggi: sii il pupillo di qualche professore!), una motivazione personale (per i master di ricerca anche un progetto di ricerca) ed i transcript dei voti.
Per quanto riguarda la motivazione, vale la regola di mostrarsi entusiasti e di spiegare oltre ai motivi per cui vuoi partire ed arricchirti culturalmente, i motivi per cui loro hanno pieno interesse ad ammetterti. Ovvero devi far capire loro che valore aggiunto porterai al loro istituto.
I transcript sono i voti ottenuti al liceo o all’università e per essere considerati validi necessitano di una traduzione giurata. Ovvero un traduttore ufficiale che fronte al giudice in tribunale giura che la traduzione è veritiera (esistono uffici appositamente predisposti, la procedura richiede da 15 giorni ad un mese). Per maggiori informazioni: http://www.traduzioni-giurate.it/
Infine se il tuo intento è quello di prenderti un anno sabbatico, molti spunti al riguardo li puoi trovare su www.ef.com. Libero poi di seguire l’associazione o meno, puoi divertirti a scoprire in quanti modi può essere speso il tuo anno di libertà!
Per ogni altra informazione e spunto, ti consiglio di leggere gli articoli e le testimonianze presenti in questo dossier, di chi prima di te è partito all’avventura!
Non mi resta che augurarti in bocca al lupo, e ripeterti: filosofia, pazienza, perseveranza… ne vale la pena!
Disegno di Enrica de Natale
Premetto che non ho partecipato al programma Erasmus. Non avendo trovato statistiche più aggiornate, ho guardato le statistiche per l’anno accademico 2006/2007 (http://ec.europa.eu/education/programmes/llp/erasmus/statisti/table107.pdf). Vorrei lanciar euna provocazione: su 17.195 studenti italiani che hanno partecipato al programma, 6.350 (il 37%) hanno scelto come destinazione la Spagna, che è sicuramente un paese stupendo, ma che, almeno a me, ricorda più divertimento e feste che studio e libri. A livello aggregato, su 159.324 partecipanti, la Spagna è stata scelta da 27.464 studenti (il 17% del totale). Questo vuole anche dire che il 23% degli studenti Erasmus in Spagna nel 2006/2007 erano Italiani. Forse allora lo studio non è il primo obiettivo di chi partecipa a questo programma, perlomeno per gli studenti Italiani…
Premetto che anche io non ho partecipato al programma Erasmus. Personalmente ho partecipato ad un altro programma di studio all’estero che sfortunatamente non é menzionato nel vostro articolo (v. infra).
Mi sembra alquanto facile dire che la Spagna costituisce un paese richiesto per “fare vacanza” a discapito dello studio. Non avendo fatto io stesso l’Erasmus in Spagna, non posso escludere che molti studenti si rechino in tali località per delle ragioni più o meno frivole. Colgo la provocazione di Michele per fare due osservazioni.
L’Erasmus ritengo che sia un’esperienza non solamente legata allo studio e al numero di esami sostenuti nel paese straniero, ma un’esperienza che va ben al di là e di cui lo studio ne costituisce il motore. Cio non vale esclusivamente per la Spagna, ma per tutte le destinazioni degli Erasmus italiani. Per quanto riguarda la Spagna, non bisogna scordare che costituisce un paese che, nell’immaginario collettivo, é molto vicino dal punto di vista culturale all’Italia. Inoltre la vicinanza geografica e linguistica permettono di sicuro uno scambio più facile tra i paesi (forse allo stesso modo il 48% degli studenti lussemburghesi ha scelgo la Germania come paese di destinazione, v. tabella citata). Ad ogni modo, se molti studenti vanno per farsi esclusivamente una vacanza in Spagna, non é un problema del progetto in sé ma delle persone stesse. Se invece molte persone scelgono la Spagna come destinazione per apprendere la lingua, studiare, in un ambiente più piacevole e meno costoso (perché anche questo fattore ritengo giochi un ruolo assai importante), non credo vi sia nulla di male.
In secondo luogo, nell’articolo non vi é menzionato che alcune università, in numero sempre maggiore, grazie a degli accordi con università estere (Autonoma di Madrid, Sorbona o Assas a Parigi, ecc.) offrono la possibilità di seguire un corso di studi “condensato” e quindi più importante, ed ottenere la laurea italiana e l’equivalente della laurea straniera (per un esempio, con due anni e mezzo in italia e due anni e mezzo in italia si puo ottenere la laurea italiana e la laurea francese in giurisprudenza, http://www.giuris.unifi.it/CMpro-v-p-133.html). Tale possibilità é offerta da diverse facoltà e da diversi atenei, buona ricerca! Ovviamente troverete un procedimento più o meno selettivo per poter far parte di questi programmi, generalmente a numero chiuso.
Condivido la provocazione, ma tendo a non generalizzare. Di sicuro la Spagna attira molto gli italiani, probabilmente non solo per imparare o perfezionare la lingua – bensi’ per divertirsi.. io l’Erasmus l’ho fatto a Londra per un anno…e li’ sono tornato per scrivere la tesi all’estero, per sei mesi. Quindi sono un recidivo. Le indicazioni che ha dato Eleonora sono utilissime, magari le avessero date a me, prima di partire.. Ritengo personalmente che l’Erasmus sia un’esperienza fondamentale: un periodo di studio all’estero e’ vitale nella formazione di qualsiasi studente universitario. Quando un giorno, tra un paio di secoli, noi italiani parleremo inglese come la nostra lingua, sara’ auspicabile andare all’estero per perfezionare una seconda lingua europea. Oltre all’Erasmus, e’ altresi’ importante che gia’ al liceo si facciano scambi culturali con l’estero – e questo per ragioni che esulano dall’apprendimento della lingua straniera. Sarebbe un modo per far crescere il Paese.
Io credo che tutte queste opportunità di studio all’estero siano una cosa assolutamente fantastica.
Ho fatto l’erasmus alla Sorbonne di Parigi, ho imparato il francese (studiavo, facevo esami scritti e orali in francese), mi sono integrata in una comunità diversa, ho imparato ad essere cittadina del mondo. Si, perché dopo un’esperienza simile ci si rende conto delle opportunità di crescita morale e intellettuale che si acquisiscono comprendendo e vivendo il mondo, una ricchezza che i libri sicuramente offrono, ma in maniera più limitata. Apprendi che nulla è impossibile, ti senti libero di andare ovunque nel mondo, abbatti completamente qualunque frontiera e impari più di quanto in una normale scuola si possa fare.
Consiglio vivamente a tutti gli studenti di fare una simile esperienza.