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(Italiano) Silvio Berlusconi è assolto per aver commesso il fatto

18 septembre 2009
Posté Attualità
de Alessandro Berni

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5 Responses to “(Italiano) Silvio Berlusconi è assolto per aver commesso il fatto”

  1. Roberto Giannella dit :

    Complimenti Alessandro, articolo molto fine. Personalmente, penso che non risponderebbe nemmeno a quella domanda. Anzi, probabilmente darebbe incarico a Niccolò di agire in sede legale. E comunque perchè andare a scomodare la Padania di 11 anni fa? Basta forse rileggere o riascoltare alcune sue dichiarazioni su personalità del calibro di Vittorio Mangano, che era stato assunto come fattore ad Arcore, condannato all’ergastolo per duplice omicidio e condannato per traffico di stupefacenti ed estorsione – a suo dire un « eroe » – o quelle su Marcello Dell’Utri, suo amico personale e dirigente del suo partito dal 1994, condannato in primo grado a 9 anni per concorso esterno in associazione mafiosa e condannato in via definitiva per false fatture e frode fiscale a 2 anni e 3 mesi. La stragrande maggioranza degli italiani è a conoscenza di questi dettagli. Tuttavia, non gliene importa nulla. Ecco perchè nessuno si alza dal lettone di Putin. Troppo comodo per farlo.

  2. Antea dit :

    Bell’articolo…ma non si parla un po’ troppo di Berlusconi? Propongo articoli sulla carriera politica di altri/vari politici. Prepariamoci in tempo per le prossime elezioni!
    Antea

  3. Rocco dit :

    no, antea. non si parla troppo di Berlusconi, o meglio forse si, ma è inevitabile. Il confronto con vari-altri politici non regge. Berlusconi non è solo il più longevo presidente del Consiglio della storia d’Italia, egli è l’inventore dell’attuale sistema politico italiano, che è nato con la sua discesa in campo e tutt’ora di definisce in base alla sua persona (berlusconiani vs antiberlusconiani per semplificare), egli è l’uomo più ricco d’Italia, egli è soprattutto l’inventore e il padre della televisione commerciale, ovvero dello strumento di acculturazione piu importante per la stragrande maggioranza degli italiani. Nel bene e nel male l’Italia di oggi deve a Berlusconi più che a chiunque altro, Berlusconi ne è il padre e il frutto. Berlusconi è l’autobiografia della nazione.
    Dire che si parla troppo di Berlusconi è come dire che durante l’Impero in Francia si parlava troppo di Napoleone, che durante il grande reich in Germania erano ossessionati con Adolf Hitler, che nell’Atene del V secolo discutevano troppo di Pericle.
    Se vuoi si può dire che se ne parla male, che si dicono sempre le stesse cose, che se ne parla in modo cieco e partigiano…

  4. Diego Cugia dit :

    Ma in Italia c’è un regime oppure no? Chi dice di sì è un pirla, chi nega, uno gnocco allineato. La verità è che certe parole non ci raccontano più, non ce la fanno, arrancano. Sono fuorvianti. Il nostro premier è un dittatore? Tu pensi a Hitler, a Stalin, al generalissimo Franco. Sorridi arguto e storicamente compassionevole: ma che cacchio vai dicendo? Pensi agli orrori, ai gulag, ai lager, alle deportazioni. Storia dolente ma bacucca, da bisnonni. In Italia siamo liberi di votare e di sceglierci il premier che più ci aggrada. E il Nostro è graditissimo. Il dissenso? Quattro gatti (ed è paurosamente vero).
    La democrazia si fabbrica col consenso? Allora questo governo ha un livello di consenso paragonabile alla quantità di spaghetti consumata dai suoi elettori.
    Ma se una sana democrazia dovesse misurarsi anche con la capacità di consentire il dissenso, la nostra è paragonabile a quella dei consumatori di formiche fritte o in umido.
    C’è poi una domanda che ormai non si pone più quasi nessuno. Può esserci piena democrazia se quel consenso è stato manipolato, con la menzogna, il raggiro, e la concentrazione dei poteri in poche mani? No, “la democrazia trapassa in dispotismo”. Non l’ha detto Marco Travaglio ma Platone. Quindi viviamo sotto schiaffo di un governo dispotico? Neppure questo è esatto.
    Le parole della nostra politica sono sfinite. Logorate, vuote, appartengono a una civiltà estinta. Non reggono alla spregiudicatezza dei tempi. Alla tecnologica sofisticazione del potere. Il consenso non si raccoglie nei comizi elettorali o nei talk show, quello è marginale, poiché riguarda una minoranza intellettuale. Il consenso si fabbrica (ma sarebbe più esatto dire si ruba) imponendo modelli di comportamento, gusti, bisogni, costumi e consumi di massa; semplificando le complessità; omettendo le verità sgradevoli; blandendo o aizzando gli animi a seconda del risultato politico che s’intenda conseguire, attraverso slogan seduttivi e di facile presa popolare. Ladri di consenso. Per rubarlo a mani basse è necessario il controllo dei sistemi di comunicazione di massa, pubblici e privati, e il logorio dei cosiddetti poteri di controllo e di vigilanza, primi fra tutti la magistratura e la stampa.
    Quello che è accaduto in Italia non ha una parola che lo esprima. il danno che è stato dolosamente provocato nel cervello e nell’inconscio collettivo degli italiani è stato incommensurabile. Se le dittature del Novecento avevano bisogno di deportare i dissidenti, questa “cosa senza nome” che stiamo subendo in Italia, per lo più ignari, non ne ha avuto neppure il bisogno. Ci ha “lagerizzato” il cervello. Idee e pensieri sono circondati da matasse d’invisibile filo spinato. Come dirlo e a chi dirlo? E con quali parole politiche esprimerlo senza essere presi per paranoici o apocalittici?
    Se soltanto dieci anni fa, per esempio, la televisione ci avesse informato (oramai l’ignavia lo vieta) dell’esistenza di un presunto “papiello”, scritto di proprio pugno da Vito Ciancimino, riguardante la complicità di pezzi dello Stato e di uomini ancora oggi al potere, con Bernardo Provenzano e Totò Riina, che culminò con le stragi di Capaci e di via d’Amelio, saremmo scesi in piazza in decine di migliaia, pretendendo di far luce sui fatti. In nome di Falcone e Borsellino. Gli editorialisti del Corriere o de La Stampa avrebbero forse ancora posto dieci domande al premier sul suo sodale Dell’Utri (fondatore di Forza Italia) prima delle quali, questa: lei e Mr Silvio, avete mai ricevuto lettere da Bernardo Provenzano? Perché il figlio di Vito Ciancimino sostiene di sì. Ed è vero che il governo di allora intavolò una trattativa con la mafia? Silenzio.

  5. Antea dit :

    Diego,
    mi sa che sei fin troppo positivo! Riguardo alle ultime righe del tuo commento: il figlio di Ciancimino sostiene di sì, lettere d’amore, d’auguri, minacce o quant’altro, codificate o non, scritte su angoli ammuffiti della carta sottile usata per le Bibbie…chissà. Ma non si tratta solo di cartoline; da anni parenti e familiari delle vittime della mafia – quelle vere, non i rapinatori di tir fatti fuori perchè disturbavano l’organizzazione di stampo mafioso – raccontano, più o meno ufficialmente, degli accordi, dei patti, delle responsabilità a livello governativo. Quindi ti chiedo, la cosa ha mai interessato nessuno? Nessuno, se non il gruppetto di consumatori di formiche fritte, per usare una tua espressione? Oggi la mafia uccide poco, perchè non ne ha più bisogno: è ovunque. E’ nel modo di pensare, nel modo di fare amicizia, di fare accordi, di fare politica, di prestare ascolto e raccontare un fatto. Se un intero popolo è soggiogato da questo modo di pensare e il governo è parte di quel popolo e a sua volta si rifocilla e fiorisce in questa mentalità, chi fa la differenza? Chi ascolta parole diverse…ma soprattutto chi ha voglia di dirle?
    Antea