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Ludovico Bruno


brunonasce a Milano in un freddissimo gennaio del 1987 in Via Senato, cuore del quadrilatero meneghino. Muove i primi passi (verso la scuola elementare) già immerso tra le boutique, disegna le prime mani con la tempera, intuisce una possibile strada nel caleidoscopico mondo della moda quando, mentre i suoi compagni disegnano soldatini, si cimenta invece nei primi bozzetti. Brutalmente trapiantato a Roma, fa sponda con cuore, mente e matita tra le due capitali assaporandone il domani di una e lo ieri dell'altra. Finiti gli obblighi statali, entra alla Nuova accademia di belle arti a Milano, dove affina le tecniche del mestiere, si scopre abile oratore, astuto conoscitore di arte contemporanea, costume, viaggi, società, social life e della sacra arte del party/happening. Importante parentesi quella in cui lo si vede partecipe della vita nella Nuova Amsterdam (New York) in cui si documenta e offre i suoi servigi a marchi in fase di lancio. Tornato in patria, si cimenta nella sua ultima fatica: uno studio sui "passaggi ad altrove", titolo della tesi, ispirazione per una collezione di capi realizzati da lui stesso. A Ludovico piace: Marni, la superbia ponderata, il whisky, gli animali a pelo lungo (purché siano morti), parlare a sfinimento dando impressione di sapere cosa dire, Robert Rauschemberg, le sigarette d'inverno, la bella compagna, il vodka martini senza oliva, il risultare di piacevole compagnia. A Ludovico non piace: essere frainteso, la tolleranza, gli analcolici, il buonismo, le persone di cuore, il poliestere, l'estate in Italia, le persone grasse, quando c'è vento mentre piove, la gente che alza la voce, i pantaloni pinocchietto (a tre quarti), la musica rap, l'essere ignorato, Roccobarocco, la folla, i pasticcini senza rum, farsi trovare in brutta compagnia.

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ottobre 23rd, 2009
Pubblicato in Opinioni, Segnalazioni
di Ludovico Bruno