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L’International Tattoo Convention del Nepal

8 maggio 2011
Pubblicato in Segnalazioni
di Sarah Tulivu

Il 2011 è l’anno del turista in Nepal.

Ora che la situazione politica è più tranquilla, sick il paese è stato riempito di cartelli “Tourism Year 2011” – con il presupposto di dedicare il nuovo anno al turismo.

Questi ultimi mesi hanno visto numerose iniziative legate alla musica e all’arte. Tra le quali, shop il più recente, e primo, International Tattoo Convention.

Per tale avvenimento fu scelto uno scenario come lo Yak e Yeti hotel a cinque stelle, e per tre giorni la sua immensa sala è diventata un’eccitante arena d’inchiostro per tattooo aficionados di ogni tipo. Ospiti d’onore 57 incredibili tatuatori da ogni parte del globo, tra cui alcuni Italiani, per un evento che ha segnato i corpi di molti per sempre.

C’era chi sfoggiava la propria pelle come una tela pregiata e chi vagava da uno stand all’altro incuriosito nel vedere una nuova faccia del Nepal: un’ottima occasione di scambio per esperti  e novizi di quest’arte, un modo creativo di promuovere la cultura Nepalese e per alcuni viaggiatori di regalarsi un souvenir a vita.

“Un’incredibile opportunità per noi. Poter imparare metodi e design influenzati dagli stili asiatici Hindu-Buddhisti direttamente nel posto natale,” commenta un guru dell’inchiostro venuto da Bologna appositamente per l’evento.

“Il coordinamento funziona differentemente dai convegni Europei, tutta un’altra energia. Qui ci trattano da re, un’ospitalità senza precedenti,”  racconta Andrea Afferni, artista Milanese che ha tenuto un seminario su color realism and portrait (Realismo a colori e Ritratto).

“Sono rimasto colpito dall’eccellente organizzazione, igiene e dalla qualità degli artisti nepalesi e dei loro lavori.  Certamente segnerò il calendario per l’anno prossimo,” aggiunge con sorriso.

Il tatuaggio è un simbolo radicato nella cultura Nepalese da tempi antichi. In particolare tra le comunità Tharu e Newari, e tra gli abitanti di alta montagna Himalayana – dove tatuano con le spine dell’albero di nil, il nikadha, intinto nel latte di capra, soprattutto su mani, gambe,  guancie, mento e fronte.

“In diversi scritti religiosi Hindu troviamo il tatuaggio vestire un ruolo di ‘accompagnatore’ nel momento della reincarnazione.  Quando un uomo muore, i simboli e divinità rappresentati sulla propria pelle sono tutto ciò che si porta con sé da questo mondo.” Racconta un delicato anziano Newari.

Seduto sulle scalinate di un vecchio tempio mostra modesto i propri tatuaggi – raffigurazioni di Dei e Dee, tra le quali Shiva, Parvati, Durga, Vishnu, Ram e Krishna.

“Il primo tatuaggio me lo fecero da piccino, un Ohm sulla mano, come difesa da malattie e spiriti maligni. Per tradizione, ogni cinque anni rinnoviamo la protezione con un nuovo tatuaggio. Ma i giovani di oggi sembrano badare più all’estetica nella raffigurazione di un bel Dio che alla sua parte spirituale, ” aggiunge il vecchio saggio scuotendo la testa con affetto.

Le forme tradizionali di tatuaggio si estinguono, ma con la modernizzazione sta germogliando una nuova generazione di amanti di quest’arte – gli spiego a tono di domanda, mostrandogli alcune foto del Tattoo convention dalla pagina di giornale .

Osserva a lungo con occhi comprensivi le foto di un motociclista tedesco e una ragazza mingherlina indiana coperti di colore, e commenta: “Sono sempre stato geloso degli artisti. Potersi esprimere nella musica o nel dipinto è una dote meravigliosa che merita di essere condivisa col mondo. Chi l’avrebbe mai pensato che anche simboli sacri come il tatuaggio sarebbero diventati un’arte di interesse globale.”

“Il ‘progresso’  è solo uno sviluppo delle culture originarie. E mentre i nostri antenati si fanno quattro risate, noi ci scervelliamo per decidere quale arma è meglio usare per la stessa  guerra di sempre” continua l’erudito Newari.

Nepal si sta aprendo rapidamente in molte direzioni, abbiamo visto il 2011 ospitare eventi di arte e musica contemporanea Nepalese estendendersi internazionale, pur rimanendo connessi alle tradizioni native.

Per noi ‘stranieri a lungo termine’ in Nepal iniziative del genere sono una straordinaria testimonianza, e con più di mezzo anno rimasto, rimane solo a vedere quali altre creative forme nuove o tradizionali saranno proposte al pubblico di entusiasti d’arte per questo ‘anno del turista’.



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