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La crisi infinita del Delta del Niger

17 novembre 2011
Pubblicato in Attualità, Primo Piano
di Stefania Coco Scalisi

Le Relazioni Internazionali da tempo studiano un particolare fenomeno noto come “maledizione delle risorse naturali”. I paesi ricchi di risorse, decease e soprattutto di gas e petrolio, appaiono, infatti, affetti da cronica incapacità di crescita economica, da autoritarismo, corruzione e costante violazione dei diritti umani.

Le ragioni economiche e sociali di tale paradosso – dalla scarsa diversificazione economica (la cosiddetta “Dutch-disease”), alla corruzione endemica ma non denunciata dalla popolazione ammansita dal non dover pagare tasse, viste le alte rendite petrolifere – sono complesse e talmente radicate nel tessuto economico e sociale di questi Paesi da far temere che la catena di abusi non possa mai essere spezzata.

La Nigeria è un paese vittima di tale “maledizione”. Sulla carta ricco e produttivo, lo stato nigeriano, piuttosto che essere il principale produttore africano di petrolio, è oggi un paese dilaniato da conflitti etnici, povertà e inquinamento. L’area del Delta del Niger, dove si concentrano gli impianti delle compagnie multinazionali, tra cui spiccano la Royal Dutch Shell e la nostra ENI, è la più colpita dalle conseguenze dei disastri ambientali e dagli attacchi dei gruppi di ribelli, tra cui spiccano i militanti del MEND (Movement for the Emancipation of the Niger Delta1) particolarmente attivi dal 2006. Sabotaggi e scarsa attenzione agli standard di sicurezza minimi da parte delle compagnie petrolifere, hanno messo in ginocchio l’economia e la vita stessa delle popolazioni locali, che fanno della pesca e dell’agricoltura la principale fonte di sostentamento.

Secondo una recente stima dell’ONU, serve più di 1 miliardo di dollari per ripulire le acque avvelenata del Delta, mentre nel frattempo la gente muore per avvelenamento o per fame2. La violazione del diritto al cibo e all’acqua, insieme al non rispetto del diritto al lavoro e agli standard di vita adeguati, rappresenta dunque un attentato diretto alla dignità umana e un grave ostacolo al diritto alla vita stessa.

La situazione nel Delta del Niger è complessa. Se le colpe del governo e delle aziende sono chiare, non mancano le responsabilità dei ribelli e dei gruppi armati. La popolazione locale al momento è sprovvista di ogni forma di tutela dei propri diritti né il governo appare interessato a mettere in atto una reale azione di risarcimento nei confronti delle vittime.

Povertà, inquinamento, corruzione e malgoverno sono gli ingredienti per un mix esplosivo, che fa del Delta del Niger una bomba a orologeria che solo cambiando direzione si potrà disinnescare. Perché ciò accada serve uno sforzo congiunto del governo, delle imprese straniere e anche dei paesi un cui hanno sede le multinazionali operanti nel Delta, che devono sostenere senza indugi la necessità di bonificare.

Maggiore consapevolezza dei propri diritti, accesso alla giustizia e regole sono la sola strada da percorrere affinché il Delta del Niger possa finalmente trovare pace.

1http://www.jamestown.org/single/?no_cache=1&tx_ttnews%5Btt_news%5D=4113

2 http://www.care2.com/causes/un-1-billion-to-clean-oil-polluted-niger-delta.html



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