La crisi infinita del Delta del Niger
Pubblicato in Attualità, Primo Piano
di Stefania Coco Scalisi
Le Relazioni Internazionali da tempo studiano un particolare fenomeno noto come “maledizione delle risorse naturali”. I paesi ricchi di risorse, decease e soprattutto di gas e petrolio, appaiono, infatti, affetti da cronica incapacità di crescita economica, da autoritarismo, corruzione e costante violazione dei diritti umani.
Le ragioni economiche e sociali di tale paradosso – dalla scarsa diversificazione economica (la cosiddetta “Dutch-disease”), alla corruzione endemica ma non denunciata dalla popolazione ammansita dal non dover pagare tasse, viste le alte rendite petrolifere – sono complesse e talmente radicate nel tessuto economico e sociale di questi Paesi da far temere che la catena di abusi non possa mai essere spezzata.
La Nigeria è un paese vittima di tale “maledizione”. Sulla carta ricco e produttivo, lo stato nigeriano, piuttosto che essere il principale produttore africano di petrolio, è oggi un paese dilaniato da conflitti etnici, povertà e inquinamento. L’area del Delta del Niger, dove si concentrano gli impianti delle compagnie multinazionali, tra cui spiccano la Royal Dutch Shell e la nostra ENI, è la più colpita dalle conseguenze dei disastri ambientali e dagli attacchi dei gruppi di ribelli, tra cui spiccano i militanti del MEND (Movement for the Emancipation of the Niger Delta1) particolarmente attivi dal 2006. Sabotaggi e scarsa attenzione agli standard di sicurezza minimi da parte delle compagnie petrolifere, hanno messo in ginocchio l’economia e la vita stessa delle popolazioni locali, che fanno della pesca e dell’agricoltura la principale fonte di sostentamento.
Secondo una recente stima dell’ONU, serve più di 1 miliardo di dollari per ripulire le acque avvelenata del Delta, mentre nel frattempo la gente muore per avvelenamento o per fame2. La violazione del diritto al cibo e all’acqua, insieme al non rispetto del diritto al lavoro e agli standard di vita adeguati, rappresenta dunque un attentato diretto alla dignità umana e un grave ostacolo al diritto alla vita stessa.
La situazione nel Delta del Niger è complessa. Se le colpe del governo e delle aziende sono chiare, non mancano le responsabilità dei ribelli e dei gruppi armati. La popolazione locale al momento è sprovvista di ogni forma di tutela dei propri diritti né il governo appare interessato a mettere in atto una reale azione di risarcimento nei confronti delle vittime.
Povertà, inquinamento, corruzione e malgoverno sono gli ingredienti per un mix esplosivo, che fa del Delta del Niger una bomba a orologeria che solo cambiando direzione si potrà disinnescare. Perché ciò accada serve uno sforzo congiunto del governo, delle imprese straniere e anche dei paesi un cui hanno sede le multinazionali operanti nel Delta, che devono sostenere senza indugi la necessità di bonificare.
Maggiore consapevolezza dei propri diritti, accesso alla giustizia e regole sono la sola strada da percorrere affinché il Delta del Niger possa finalmente trovare pace.
1http://www.jamestown.org/single/?no_cache=1&tx_ttnews%5Btt_news%5D=4113
2 http://www.care2.com/causes/un-1-billion-to-clean-oil-polluted-niger-delta.html