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Il Parco delle Meraviglie – Sculpture at Goodwood

21 maggio 2008
Pubblicato in Dossier
di Giovanni Biglino

Un po’ avventura, cialis un po’ gioco, pharm ma anche progetto ambizioso cominciato nel 1992 e legato al nome dei mecenati Jeannette e Wilfred Cass. Imprenditore e collezionista, buy coi proventi derivanti dalla vendita della sua raccolta di sculture di Henry Moore, Elisabeth Frink e Michael Ayrton, i Cass hanno potuto sovvenzionare un sogno: una tenuta sufficientemente vasta per ospitare imponenti sculture commissionate apposta per dialogare con l’ambiente. Al contempo Wilfred, per nulla estraneo al mondo del mercato dell’arte e alle sue regole (il prozio, Paul Cassirer, fu uno dei principali mercanti degli Impressionisti e di artisti tedeschi quali Liebermann, Beckmann e Corinth), ha concepito un piccolo microcosmo vitale: poiché lo scopo del parco è quello di sostenere ed ispirare la scultura contemporanea inglese e non quello di sfoggiare un gruppo di opere o trovare loro una collocazione permanente en plain air, tutti i lavori esposti a Goodwood (se di esposizione si può parlare) sono in vendita. Una galleria a cielo aperto, nella quale anche le panchine sono state appositamente create da numerosi designers andando così a plasmare sagome fantasiose nel marmo, nel legno o nel ferro, perfettamente armonizzate fra gli alberi.

Wilfred Cass accanto a un'opera di T Cragg (dal sito)

Nel silenzio musicale del bosco comincia un’esplorazione che ci porta a scoprire le forme più sorprendenti. Talvolta posizionate al centro di una radura, talvolta ammiccanti nel sottobosco, le opere raccontano spirali di bronzo (grandi chiocciole addormentate), forme primitive e stilizzate, superfici lisce nelle quali si riflette il cielo. Si alternano nomi importanti, come Tony Cragg, Anthony Caro, Lynn Chadwick, Antony Gormley, Helaine Blumenfeld, Eduardo Paolozzi, accanto a molti altri. Identifichiamo dunque le forme fluide di Cragg, le sagome di Gormley, le lamiere di Caro, gli spigoli e le geometrie di Chadwick, come in una dépendance della Tate Modern, per quanto il fatto che siano immerse nella natura conferisca alle opere – così riconoscibili – una nuova vita e una nuova prospettiva. Le vere sorprese sono le sculture più armonizzate, come i tre ippopotami di bronzo di Tessa Campbell-Fraser che fanno capolino da un laghetto, o i blocchi di granito di Jon Isherwood. La collocazione aumenta il potere evocativo delle opere stesse, il contatto e l’assenza di “barriere museali” facilitano una conoscenza più intima. E la più evocativa tra tutte le sculture è “Catamarans on a granite wave” di Stephen Cox: ai confini della tenuta, oltre i quali si ammira lo scorcio delle colline dolci e quasi si intuisce il mare, tanti parallelepipedi di granito vanno a disegnare una gigantesca onda sulla quale sono sospese due canoe stilizzate anch’esse scolpite nel granito. L’impatto visivo (le ombre disegnate sul prato e le canoe che paiono fluttuare) comunica una sensazione piacevolissima di leggerezza derivante dall’equilibrio delle linee.

Stephen Cox, Catamarans on a granite wave

Goodwood è quindi una sorta di Chillida-Leku (lo splendido parco vicino a San Sebastian che ospita le sculture di Eduardo Chillida) ma in versione “Alice nel paese delle meraviglie”. La scultura acquista un significato particolarmente interessante quando vive – appunto, vive – all’esterno (minacciata dal muschio a Goodwood, corrosa dal mare nel caso del “Pettine del vento” di Chillida, e gli esempi potrebbero essere molti) e la sensazione di contatto materiale con l’arte in un luogo simile conferma quello che sosteneva Adalgisa Lugli riguardo al rapporto opera-spettatore parlando di un “discorso artistico che non sia solo ingestione vorace di immagini, [in cui] artista e osservatore devono intrecciarsi di continuo e separarsi per ampiezza di segno o per risonanza di significato” senza alcuna “tentazione di attribuire una parte attiva all’artista e una passiva allo spettatore”. Qui poi l’esperienza stessa si fa opera, tutte le opere insieme vanno a formare un ricordo, una sensazione, pur non perdendo la loro individualità.
Infine Sculpture at Goodwood è un moderno progetto di mecenatismo: il fatto che le sculture siano in vendita, garantendo così nuove commissioni ad altri artisti britannici, lo differenzia da luoghi simili, come ad esempio lo château de Kerguehennec in Bretagna o il già citato museo Chillida-Leku. A testimoniare l’interesse internazionale per il progetto dei coniugi Cass (che abitano all’interno della tenuta) nel 2002, a dieci anni dalla fondazione del parco, le maquettes delle sculture furono esposte in una sede d’eccezione, la Peggy Guggenheim Collection di Venezia: un riconoscimento importante, ma la vastità del progetto poteva solo essere intuita.

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Web: www.sculpture.org.uk



One Response to “Il Parco delle Meraviglie – Sculpture at Goodwood”

  1. Guicciardo scrive:

    Leggendo questo bell’articolo mi viene in mente la favola, il gioco e il rapporto fra scultura, architettura e natura del ‘giardino dei tarocchi’ ideato dall’artista Niki de Saint Phalle. Parco situato in piena campagna nell’italianissima Garavicchio, nei pressi di Capalbio(GR), dove l’artista francese ha dato libera ‘creazione’ al proprio mondo ideale, fatto di natura, infiniti specchi, colori luccicanti, case, fontane, torri, chiese dalle forme più fantasiose e irregolari, rotonde, capienti che ricordano a volte il ventre materno, l’essere femminile, uno dei temi cruciali dell’artista. Una cattedrale ideale di un mondo parallelo, di una tangibile ‘alice nel paese delle meraviglie’ lontano dalla confusione e dal turismo delle città del giorno d’oggi dove ’sentire’, ‘partecipare’ all’arte non è più possibile.
    L’affollamento nei Musei che sopprimono il rapporto fra opera d’arte e spettatore; le folle di visitatori con macchina fotografica in mano capaci di cancellare ogni genius loci anche alla chiesa emanante la più intensa sacralità. Era necessario uscire. E creare questo mondo dove Niki de Saint- Phalle ha realmente vissuto con suo marito, Jean Tinquely, anch’egli scultore famoso per le sue fontane e giochi d’acqua in ferro, ammirabili nel parco come nella piazza antistante il Centre Pompidou, a Parigi.
    Sempre in Italia, luogo di delizie è il Museo del Parco, Centro internazionale di scultura all’aperto di Portofino, dove prendono spazio e corpo le sculture di questa collezione privata (aperta al pubblico) che custodisce fra gli altri, opere di Man Ray, Gio e Arnaldo Pomodoro, Gottuso, Fontana, Fiume, Severini; immerse nel verde e affacciate su uno dei porticcioli più affascinanti d’Italia.