Lo svilimento dei sentimenti nella società contemporanea
Pubblicato in Opinioni
di Maria Domizia Grispini
Paura dei sentimenti e incertezza per il futuro in una società mediatica fortemente aggressiva. Sembra essere questa la fotografia dei giovani d’oggi incapaci di guardarsi realmente negli occhi e di ascoltarsi. Il vero problema è, pills quindi, seek la paura.
Paura di esprimere se stessi.
Nessuno potrà mai dire quello che prova, o chi lo farà, mormorerà… perché è la società che impone di indossare quella maschera formale, che rende tutti uguali.
Paura di rischiare.
Perché i sentimenti non sono spariti, ma sono solo tenuti a freno, non per il timore che non siano corrisposti, ma per la paura che si venga a sapere…Poi cosa diranno? Cosa penseranno?
Paura di perdere la propria maschera, così forte, ma anche solo di un suo piccolo spostamento che possa far intravedere anche solo una parte del vero volto.
Dove sono finiti i piccoli gesti , gli sguardi rubati, il cuore che batte, le dita che si sfiorano?
Le poche volte che accade ciò, emerge la diffidenza… il distacco è un rifugio più sicuro.
I messaggi sbagliati dei mass-media rimbombano nelle menti, come un comando da eseguire alla lettera come robot.
Una gioventù massificata dove lo scopo è il “divertimento”, ma non l’idea di divertimento che nel cuore di alcuni si cela, ma quel divertimento impostato dalla società: il falso divertimento.
Eppure basterebbe osservare con attenzione. Ogni abbraccio, carezza, bacio, è sempre più spesso una ricerca d’affetto, d’ amore, di quell’amore reale che si nasconde nel cuore di alcuni o forse della maggior parte. Ma guai a rivelare il vero sentimento! E’ segno di debolezza!
Il divertimento è un “dovere”, la maschera d’acciaio va tenuta sul volto, dimostra la nostra forza, perché se così non fosse si potrebbe essere noiosi… e chi vorrebbe avere a che fare con dei noiosi?
Parole tabù, quelle d’amore, potrebbe rivelare il cuore, che va tenuto celato a tutti i costi.
Marchiati con un sorriso che non appartiene al cuore ma è reimpostato. Sguardi persi e confusi, solo in apparenza divertiti, ma che nascondono tristezza e solitudine. Staccarsi dal “branco” fa paura, rende vulnerabili.
E pensare che ogni persona si distingue dall’altra, sorprende nel bene e nel male, è un insieme di emozioni forti, che ognuno avrebbe il diritto di esprimere. La vita solo così sarebbe veramente piena.
Paura di stare bene, questa è la vera paura, perché questo può sembrare impossibile nella nostra società; la società degli abbandoni, delle separazioni, della guerra…
Cara Maria Domizia,
permettimi, mi pare tutto un po’ banale. E’ vero che c’è la sindrome del branco, è vero che i giovani portano la maschera, è vero che da soli ci si sente privi di forza e coraggio…ma insomma!
Forse invece di continuare a sponsorizzare a destra e a manca i bulli, i violenti, gli assassini di 12 anni, i 20enni psicopatici, bisognerebbe cominciare a fare qualche reportage sui noi poveri sopravvissuti controcorrente.
Il Tamarindo è un ottimo punto di partenza.
Ricordo una sera ad Exit-la7, la conduttrice che insisteva sui bulli, i filmati dei bulli, il branco dei bulli…un macigno di discorso. Tutti gli ospiti a dire “ma perchè così poi si creano casi di emulazione, i ragazzi si imitano bla bla bla bla” e Giorgia Meloni (attuale min. alle politiche giovanili) fa: ” ma se emulano tanto, perchè non proponiamo alla tv qualcuno che studia, si laurea, lavora, mette su famiglia?”.
Se siamo noi i primi ad esporci, a farci forza dei nostri sentimenti, degli amori, dei timori, dei rossori, gli altri rimarranno dapprima disarmati e -nella migliore delle ipotesi – ci imiteranno.
Pace e bene.
Cara Maria Domizia,
sono d’accordo con te.
Da anni combatto la crociata contro i forzati del divertimento (se non torni a casa quando albeggia sei giorni su sette sei uno sfigato, per intenderci), e assisto (inerte ahimè)a un bombardamento mediatico che inibisce le menti dei e delle giovani.
Per contro non capisco cosa intende Anna Gilbert quando parla dei bulli. Credo che Maria Domizia in questo articolo si riferisse alla maschera imposta dalla moda, dai cartelloni giganteschi dove donne scheletriche pubblicizzano biancheria acquistabile con un mutuo, o braghe deformi con scritte sul deretano.
<>
Ci vuole coraggio anche per scrivere articoli come questi, che non mi
sembrano affatto banali, anzi: sono espressione di ragionamenti che filano e di coerenza. Altrimenti avrebbe potuto usare uno pseudonimo per scrivere quest’articolo (che in fondo è un po’ uno staccarsi dal branco) per non incorrere nel riconoscimento da parte di chi ancora fa parte del branco.
E cosa sarebbe il bullismo se non la forma più esasperata di non-amore o, meglio, svilimento dei sentimenti?
Intendo proprio questo, una società fatta di “sfigati dentro” con i jeans per-niente-sfigati fuori. Intendo la tristezza di quella gioventù che deve dimostrare di non dover chiedere mai, di non aver mai bisogno del prossimo, l’amarezza di un gruppo di pecore vestite da lupi.
Forse è bene ribadire questi concetti con articoli del genere ma, mi chiedo io, non lo sapevamo già?
cara anna,
vorrei sapere che cosa intendi per banale, qual’è il significato di banalità per te?
Se ciò che ho espresso è così scontato, come dici,allora perchè poi affermi e confermi che è un problema così attuale?
Tra l’altro le banalità non suscitano alcun interesse…
Purtroppo la consapevolezza è solo tra pochi, perchè se così non fosse non ci sarebbe questo svilimento.
Salutoni.
caro Giovanni,
in primis ti ringrazio.
Hai colto precisamente quello che volevo esprimere, mi fa piacere che condividi le mie idee.
E’ un articolo che nasce dal cuore e come hai ben capito non ho difficoltà a dire ciò che penso,comunque vedo che anche tu non hai problemi ad esporre il tuo pensiero.
Ti saluto.
Cara Maria Domizia,
hai scritto un articolo che ho apprezzato molto, con la tua sensibilità espressa in modo cosi naturale stimoli ad andare verso gli altri, ad essere se stessi nell’avvicinarsi a loro, senza fingersi diversi o più forti, abbandonando le proprie incertezze, felici. Leggendo mi sono tornati in mente certi momenti particolari della mia adolescenza, come quando mi sentivo diversa da tutte le ragazzine ‘glamour’, che ridevano maliziose mentre si bisbigliavano segreti durante le lezioni, cercando di farsi notare da tutti, anche di nascosto.
Forse data la mia innata natura romantica e sognatrice – il linguaggio dei sentimenti lo percepisco diversamente; spesso quando sono per strada o a contatto con persone estranee, mi accorgo della spontanea complicità che si crea tra due persone che passeggiano mano nella mano.. in un sorriso breve può apparire un’amore vero, in un piccolo gesto affettuoso anche rispetto e ammirazione.
Continua a scrivere.. !
Cara Maria Domizia, per banale intendo quello che intendono tutti: non qualcosa di poco valore ma qualcosa che si sa già e che è superfluo ribadire, ecco tutto. Non volevo offendere o sminuire l’intensità di ciò che hai scritto, ho già detto che condivido pienamente, solo non trovo interessante ritornare su questi argomenti.
Mi spiace dover constatare che molto spesso la banalità viene confusa con il non voler dare nulla per scontato.
Viviamo in un contesto in cui guardarsi dentro, nel profondo della propria anima (indipendentemente dal credere o no di averne una!!) è fonte di assoluto terrore. Siamo terrorizzati dallo scoprire non tanto di non essere come gi altri si aspettano, quanto dallo scoprire che ciò che siamo ci piaccia!!!!!!!!! Per non parlare di renderlo evidente a chi abbiamo vicino….
Quindi solo non dando per scontato questo nostro sentire saremo in grado di lavorare su noi stessi nella ricerca,se pur continua, del’armonia con noi e con gli altri…
Mi spiace se questo può apparire banale a qualcuno però bisognerebbe non dimenticare che solo “risolvendo” i problemi più vicini si può guardare lontano….