It was amazing, sovaldi sale simply amazing. Cosa? Tutto. Non parlo solo dell’elezione di Obama in se, seek del suo discorso capace di far venire i brividi anche a chi non l’ha mai conosciuto prima, e del fatto che il 4 novembre sarà una data che i miei figli (se ne avrò) studieranno a scuola; a quel punto sarò orgogliosa di dire loro “io ero lì e ho seguito passo dopo passo questo evento epocale.” Quello che mi ha maggiormente colpito di ieri notte è il fatto che solo ieri, da quando Obama è stato annunciato presidente (io ho seguito tutto tramite la CNN), ho capito davvero cos’è l’America. Per questo ho parlato di notte magica…ma andiamo per ordine.
LA GIORNATA ELETTORALE
Affronto la giornata del 4 novembre come una delle tante tipiche giornate da college californiano, ma da quando mi sveglio capisco che c’è qualcosa di diverso. A colazione incontro Nnamdi, studente Nigeriano-americano che vive con me all’International House della San Jose State University. Un sorriso smagliante e l’adesivo I voted sul petto. 28 anni e prima volta al voto, perché anche lui questa volta vuole esserci; ha fatto 5 mesi a martellarmi su Obama e per lui era arrivato il grande giorno. Incontro anche James, che non ho capito perché non è riuscito a votare anche se avrebbe voluto, e Kyle, che non ha votato perché dice che essendo libertarian non se la sente di votare Obama, ma dall’altra parte non si riconosce nemmeno in McCain e soprattutto nella sua vice. James e Kyle sono americani bianchi come tanti, diversi dai fanatici della mia classe di Bob Rucker sul rapporto tra i media e le elezioni americane.
Vado a lezione e incontro altri ragazzi con l’adesivo I voted appiccicato alle guance. La sorte vuole che è proprio il mio turno per presentare alla classe il news quiz (a ogni lezione uno studente scrive un quiz per tenerci aggiornati su quello che accade nel mondo), compito non facile considerando le “notiziette” della giornata…ma la mia prof ha apprezzato come non l’avevo vista con nessun altro (e si che non perde occasione per demolire i miei servizi) e questo non può che rendermi un pochino orgogliosa.
Vado alla classe successiva, quella di pubbliche relazioni incontro il professore fuori dall’aula che mi dice “no class today, go and vote!” (se potessi…). Così salgo al dipartimento di giornalismo per cercare di sistemare l’audio del mio ultimo servizio. Incontro il mio amico Harvey, americano ma mix di diverse etnie, mi dice che ha votato per le propositions ma non per il presidente perché nessuno dei due lo convinceva, Obama in particolare gli sembra troppo costruito, quasi finto e poco onesto. Mentre mi aiutava con il mio servizio seguiamo insieme le prime immagini della CNN…sembra che Obama sia in vantaggio e si stia accaparrando la Pensylvania…non riesco a capire di che tipo di proiezioni si tratta, quanti voti hanno spogliato etc…mi stupisco ancora di più quando è dato in vantaggio in Florida.
Alle 6 avrei dovuto avere la classe di Rucker, ma avevamo deciso di sospenderla già da 2 settimane. A me come ad altri miei compagni di classe che abbiamo famiglie lontane o amici che si interessano poco di politica sarebbe piaciuto seguire l’election night in classe…ma abbiamo preferito convincere Rucker a trascorrere questo momento storico nel posto dove doveva stare, che non è in classe ma a casa sua con la madre 95enne e la zia 94enne, entrambe afro-americane che non avrebbero mai pensato di vivere tanto a lungo da vedere uno come loro ricoprire la carica più importante al mondo. C’era pure un inviato del San Jose Mercury news a raccontare le emozioni di casa Rucker e delle due commosse nonnine. Non vedo l’ora di leggere il suo pezzo personale sulle elezioni e di sentire le sue impressioni in prima persona, ma essendo martedì prossimo la vacanza del Veteran’s day dovrò aspetttare fino al 18.
Così torno all’International House consapevole che dovendo essere in aeroporto alle 4 di mattina e avendo ancora tutto da preparare andare a una delle feste dentro o fuori dal campus non sarebbe stata una buona idea. Così ho seguito la maggior parte della diretta nella TV room dell’I-house. All’inizio siamo solo in 4-5 con altri residents che girano e danno un’occhiata alle proiezioni. La vittoria di Obama sembra sempre più probabile…schiacciante in Pensylvania, in vantaggio in Ohio e testa a testa in Florida, stati che non mi sarei mai aspettata di vedere tutti e tre colorati di blu anche perché erano i tre stati con il maggior numero di electoral votes tra quelli in bilico. Capisco che forse mi sbagliavo riguardo ai sondaggi, come mi sbagliavo anche riguardo all’America.
Intanto scrivo un po’ di mail per l’italia finchè non alzo gli occhi e leggo che la CNN dà l’ufficialità di Obama president-elect (sarà nominato presidente solo il 20 gennaio). Ancora non capisco se si tratta di una proiezione o di una certezza, finchè non vedo McCain accingersi a pronunciare il suo discorso e mi vengono in mente le parole di Rucker “at first the loser will come out and congratulates with the winner,” e capisco che è vero, che Obama ce l’ha fatta, che l’America, per ricominciare ha scelto lui. Tutto il resto è attesa per il discorso del nuovo presidente, parola che a me fa ancora strano associarla a lui forse perché come Severgnini ho sempre detto “se non lo vedo non ci credo.”
Al momento del discorso di Obama nella TVroom dell’Ihouse c’erano più di 50 persone tra residents ed esterni. Americani, alcuni molto esaltati e anche commossi tra cui lo stesso Nnamdi e Josh, un altro che 10 mesi fa aveva cominciato a farmi conoscere Obama quando ancora mi chiedevo perchè i giovani californiani erano così colpiti da questo personaggio “diverso”. Ma ci sono anche tanti studenti internazionali, alcuni che hanno sempre seguito Obama, altri che capiscono la portata storica dell’evento e vogliono semplicemente esserci in qualche modo, seguendolo in diretta ed esprimendo le loro emozioni, come Nancy, carinissima ragazza egiziana che mi dice “yes we can! …and Obama is also very hot! don’t you think so?”
Alla fine del discorso sento urla e applausi, che in condivido in pieno. Un discorso proprio presidenziale, capace di emozionare anche i più distaccati e che rappresenta in pieno la portata storica del mandato che il nuovo presidente si appresta ad accettare. Obama è riuscito a unire la nazione, è riuscito a parlare agli elettori in modo chiaro enunciando punto per punto la grandi sfide che si sente pronto ad afforntare; ma è riuscito anche ad emozionare gli spettatori, con i ringraziamenti all’avversario e ai collaboratori, le lodi della famiglia, il ricordo della nonna morta e l’immagine della 106enne afro-americana al seggio, perchè…because even she, now, can! Faccio anche un giro nella piazzetta dei dormitori del campus, dove gli studenti sono impazziti e acclamano Obama, si parla solo del nuovo presidente. Poi mi rifugio nella mia stanzuccia a leggermi la stampa di tutto il mondo e a seguire prop 8 (abolizione dei matrimoni gay in California)…purtroppo è passata, me lo sarei aspettata dall’Italia ultrainfluenzata dal vaticano, o dall’Alaska (su cui torno tra poco) non certo dalla California.
Analisi ed errori che ho sentito dall’italia
Spesso girovagando tra la stampa italiana, i vari forum o anche Toqueville mi sembra che spesso la stampa italiana non abbia capito chi è veramente Obama…faccio alcuni esempi.
1) Obama terrorista o infiltrato in qualche associazione islamica…cosa che ho letto in qualche giornale di destra e non solo dalle dichiarazioni della Palin. Certo John McCain è un nome che fa molto più cool da presidente americano rispetto a Barack Hussein Obama…ma da qui a collegarlo al mondo musulmano ce ne vuole, anzi no posso spiegarmi solo con una parola, ignoranza.
2) Obama socialista…cosa che ho letto in giornali sia di destra sia di sinistra anche se con diverse connotazioni. La posizione di Obama su questo è più a destra della nostra destra, come sono quasi sempre stati i democratici americani. Dopo una crisi come quella appena verificatasi è logico che all’inizio lo stato deve sentirsi in dovere di fare qualcosa per mettere ordine ed evitare ulteriori peggioramenti…ma da quello che so su socialismo e marxismo non mi pare siano la stessa cosa
3) Obama come Veltroni…di comune hanno solo il nome, democratici. Spiegarmi ora sarebbe troppo lungo e andrei abbastanza fuori tema. Quoto in pieno il recente intervento di un mio amico http://ventoliberale.splinder.com/post/18957117/Yes%2C+we+can!+No%2C+they+can!
4) Obama messia…non ho proprio letto così ma spesso e volentieri Obama viene dipinto come il futuro risolutore di tutti i problemi del mondo. Non sarà così e probabilmente molti ne saranno delusi, ma pur con tutta la portata storica che la sua elezione rappresenta Obama rimane sempre un uomo che deve fronteggiare una crisi economica senza precedenti…e se i soldi vanno lì non possono andare anche da mille altre parti. Ora non posso che essere curiosa di vederlo finalmente all’opera, di vedere i suoi fatti prendere il posto delle sue calibratissime parole.
I Repubblicani
Bravo McCain, bravo davvero e non lo dico con ironia. Bravo perchè chiunque alla guida dei repubblicani avrebbe avuto vita difficile a competere con un fenomeno come Obama e con alle spalle il presidente più impopolare della storia americana e la crisi economica di cui la gestione del suo partito è responsabile. Lui ha lottato, fino all’ultimo, puntando sul patriottismo, sull’esperienza e sulla gente comune. Mi è piaciuto il suo discorso prima di quello di Obama, l’aver riconosciuto che l’America ha scelto di stare dall’altra parte e l’aver offerto la sua esperienza e responsabilità per un governo bipartisan per superare i danni di 8 anni di Bush. Il vero sconfitto del 4 novembre non è McCain, non è il suo essere maverick liberista e il suo andare contro l’establishment repubblicano.
Lo sconfitto è proprio l’establishment repubblicano conservatore-populista, incarnato prima da Bush e poi dalla Palin. Capisco che McCain aveva bisogno, con un fenomeno mediatico come Obama, di far parlare di se e di accaparrarsi i voti della destra religiosa, ma una mossa così non si doveva fare. Magari avrà guadagnato i voti delle hockey moms, ma ha perso la stima di molti intellettuali anche del suo stesso partito, e, ritenendomi una persona con un livello abbastanza buono di cultura, anche la mia.
Non solo perchè la Palin non ha esperienza, ma perchè parla di valori, concetti, proposte inaccettabili e da ignorare per un’America che ha ben altri problemi da affrontare e ben altri orizzonti a cui può guardare. Con Obama l’America cambierà e andrà avanti, con la Palin l’America sarebbe tornata indietro, a insegnare il creazionismo nelle scuole, bandire i libri di Harry Potter e non lasciare alle donne il diritto di scegliere. Per la maggior parte degli americani, se prima dell’inizio della campagna la questione che premeva di più era la guerra in Iraq, al momento del voto è stata di gran lunga l’economia…in ogni caso due cose in cui il nome Sarah Palin non ci azzecca proprio. Sono femminista ma lei, come donna, è l’opposto della persona da cui mi sentirei rappresentata.
Ho vissuto per 21 anni in un piccolo paesino che rivedevo mentalmente ogni volta che lei sbandierava i valori di Wasilla…ma gli uomini di cultura (non parlo delle hockey moms) che la definiscono onesta per via della realtà da cui proviene lo fanno perchè non hanno mai vissuto davvero in quella realtà. Una realtà dominata dalla falsità e dall’ipocrisia, dalla chiesa e dal finto perbenismo, dall’igonranza e dal bigottismo…insomma niente a che fare con l’onestà.
Il GOP è sicuramente da rifondare, McCain per ragioni di età non credo andrà avanti nella leadership nel 2012, ci vuole un nuovo leader che spero tanto appartenga alla sua stessa categoria di Repubblicano moderato. Non certo quell’oca starnazzante che ieri piangeva lacrime di coccodrillo…è perfetta per l’Alaska e spero se ne torni lì.
La nuova America
L’America ha in un certo senso sempre fatto parte della mia vita. Un paese che da bambina vedevo così affascinante e lontano, da adolescente come il mio sogno più grande, mentre mi immaginavo dentro i setting di telefilm come Dawson’s Creek o OC. Un sogno che ho realizzato non senza sacrifici l’anno scorso, ottenendo la possibilità di studiare qui. Dopo i primi cinque mesi l’America mi aveva deluso. Troppo contraddittoria, troppo idealizzata, troppo eccessiva, troppo consumistica…meglio la nostra cara vecchia Italia. Questo semestre, e soprattutto dopo l’elezione di Obama ho capito che in America davvero yes we can, che non solo quell’albanese che dopo aver vinto una green card alla lotteria da portiere notturno in Italia può diventare studente di ingegneria nella Sylicon Valley, ma che anche un giovane uomo appartenente a una razza che 60 anni fa non poteva votare, e che fino a meno di due secoli fa era condannata alla schiavitù, può arrivare a ricoprire la carica più importante dello stato. Qui sono importanti la determinazione, l’inventiva, la voglia di crederci anche quando molti ti dicono che non ce la farai e tutte le qualità personali che ti permettono di passare dalla mediocrità all’eccellenza. Sono orgogliosa di aver attraversato le due coste nel giorno della storia, in un’America dove tutto è possibile.
Da Milano a San Jose passando per Times Square, in bocca al lupo Mr President