Tra dilettantismo e professionalità
Pubblicato in Opinioni
di Francesca Livia Mangani Cammilli
Le accademie di recitazione, online quelle con le “A” e le “R” maiuscole, viagra quelle che hanno – o hanno avuto – docenti come Gassman, Proietti, Ronconi, Strehler, qui non sono in discussione.
Di fronte a cotanta arte – e artisti – c’è solo da ringraziare la Musa del Teatro, e sperare che i suddetti artisti continuino a prestare la loro opera meritoria il più a lungo possibile.
L’argomento di questo scritto è quella mala erba nota col nome vulgaris di “corsi di teatro”, una gramigna infestante e potenzialmente pericolosa che nel corso dell’ultimo decennio si è infiltrata nel più profondo tessuto connettivo delle nostre città.
Infestante perché è, letteralmente, ovunque. Non c’è grande città, capoluogo di Regione o sperduto borghetto medievale che non abbia almeno un laboratorio di quartiere. E’ il nuovo status symbol metropolitano.
Pericolosa perché il rischio concreto è che passi l’idea che chiunque può fare e, peggio ancora, insegnare recitazione.
Allora, questo articolo vuol essere una raccolta di consigli, tra il serio e il faceto, per mettervi in guardia dagli spacciatori d’arte a buon mercato (ma a caro prezzo).
Prima cosa, ma non tanto ovvia, e parlo per esperienza personale: documentatevi.
Avete il diritto di sapere chi è la persona che vi sta di fronte, e pretende d’insegnarvi a recitare. Dovreste poter conoscere il suo percorso artistico, oltre che umano, le strade che l’hanno portato fino a voi, e le competenze acquisite lungo la strada. Fate domande, e ascoltate le risposte. Poi giudicate.
Dovrebbe suonare un campanello d’allarme se le fantomatiche scuole di teatro delegano la gestione dei corsi quasi esclusivamente ad ex allievi appena usciti dal triennio (durata standard dei laboratori), la cui unica, e sottolineo unica, esperienza teatrale consiste in discutibili saggi di fine anno sotto l’ala protettrice delle suddette scuole.
E’ come affidare una craniotomia alle tremolanti mani di un ventenne spaurito al primo giorno di tirocinio in ospedale. Vi offrireste volontari?
Dal momento che – purtroppo – in Italia non esiste (ancora, e speriamo non per molto) un albo professionale che riunisca gli attori ed i registi, un buon indice per valutarne serieta’ e competenza potrebbe essere l’esperienza sul campo. Ho già avuto modo di parlarne in un altro articolo: informatevi sulle esperienze, singole o di Compagnia, maturate al di fuori dei confini cittadini/regionali/nazionali: il saggio di fine anno è divertente, ma recitare davanti ad un pubblico dove non ci sono genitori/amici/parenti vuol dire recitare davanti ad un pubblico vero. Ed è tutta un’altra storia.
C’è una differenza abissale fra non professionisti e non professionali. Non confondeteli mai. Chi appartiene alla prima categoria, se è serio e lavora con passione, farà di tutto per evitare di finire nella seconda. Il che ci porta direttamente al prossimo punto.
Dopo avere esaminato le esperienze, passate alle collaborazioni. L’ambiente del teatro è piccolo, il “si conoscono tutti” non è un modo di dire, per cui non è raro che dei “non professionisti” professionali abbiano lavorato o collaborino stabilmente con affermati professionisti. E questo è, di per sé, una garanzia di merito. Gli attori professionisti sono una categoria vanitosa e tendenzialmente egoriferita, non accetterebbero mai di collaborare con persone la cui mancanza di talento possa rischiare di offuscare il loro.
E già che siamo a parlare di collaborazioni, soffermiamoci su quelle internazionali. Il campanilismo italico getta la sua ombra lunga anche sul mondo del teatro: è l’altro lato della medaglia del “si conoscono tutti”. Ma i corsi di aggiornamento esistono anche nel mondo del teatro, e si chiamano seminari e stages. Tenuti da vere e proprie autorità nel campo, permettono di confrontarsi con docenti e discenti provenienti da ogni parte del mondo, in uno scambio di saperi ed esperienze che non ha eguali. Se chi pretende d’insegnarvi non ha mai preso parte ad uno di questi incontri in vita sua, forse è perché pensa di sapere già tutto quello che c’è da sapere su teatro. Alzate il livello di guardia.
Naturalmente, quanto detto sopra è valido anche per le maestranze, la cui opera in teatro vale quanto, se non di più, quella di attori e registi. Addetti luci, fotografi, p.r., grafici, scenografi, costumisti, musicisti: se hanno un sito dove poter vedere i lavori che hanno fatto/stanno facendo, è un buon inizio. Nuovamente, possono non essere necessariamente professionisti, ma devono assolutamente essere professionali.
Questionario a risposta chiusa. La scuola prende il nome da un singolo attore o regista, oppure è stata creata da un individuo che ha come grande – e ci sorge il dubbio, unico – merito quello di essere stato “Allievo Di”? L’ultima esperienza da attore dell’AllievoDi risale ai bei tempi andati, diversi lustri or sono, in cui era ancora vivo il suo insostituibile maestro? Questo famigerato AllievoDi si materializza misteriosamente solo al momento di ricevere l’applauso del pubblico di amici/parenti? Evita come la peste di seguire la crescita del gruppo e la costruzione degli spettacoli, lasciando tale plebea incombenza agli ex allievi di cui sopra? Allarme rosso: siete di fronte ad un conclamato caso di “gli onori me li prendo, ma gli oneri nemmeno per sogno”.
Permettetemi una parola anche sul Grande Assente in molte di queste scuole: lo spirito d’innovazione. Ci vuole coraggio, siamo d’accordo. E ci vuole anche una buona dose di inventiva. Ma si può, giuro. Si può fare un corso di teatro, e addirittura un saggio di fine anno senza tirare sempre fuori le opere di Shakespeare. Che sono meravigliose, eccelse, indiscutibili, però… però a volte, proprio per questo, rappresentano la via di fuga più rapida degli insegnanti privi di talento.
Insomma, il Bardo è un’istituzione, nessuno si sognerebbe di criticarlo! La diretta conseguenza? E’ più facile che una regia mediocre (e i vani insegnamenti di un anno di lezioni) passi in secondo piano.
Se la maggior parte dei lavori presentati dalla scuola che avete scelto riguarda l’Eletto, o altre opere ugualmente ed universalmente conosciute, chiedetevi se il motivo possa essere questo. Accade più spesso di quanto potreste pensare.
Infine, fate attenzione ad una delle piu’ infide trappole in cui potreste imbattervi girovagando per i meandri di oscure scuole di teatro: il delirio d’onnipotenza. Se gli allievi dell’AllievoDi sostengono di potervi insegnare tutto quello che dovete sapere sull’arte della recitazione, dizione, movimento, respirazione, espressione corporea, e vi guardano pure male se vi scappa detto che avete già versato la caparra per il prossimo seminario del Living Theatre, fuggite a gambe levate.
E rifiutatevi anche di pagare l’ultimo trimestre.