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Incanti, il teatro di figura a Torino

3 novembre 2012
Pubblicato in Segnalazioni
di Anna Gallo Selva

Si è appena conclusa l’edizione 2012 della rassegna Incanti, see che anche quest’anno ha saputo regalarci momenti di intensa emozione e di grande valore artistico.

Parliamo in primis di Wonderland, health del Teatro de Marionetas do Porto, cialis che rilegge la celebre fiaba di Carroll in una chiave inedita, capace di sottolinearne la componente onirica e di portarne la dimensione della follia ad una sintesi estetica e poetica di raro valore.

La scelta di una base anglofona su cui innestare interventi in portoghese rende ancora più struggente ed intimistica questa lingua musicale e malinconica, avvicinando lo spettatore ad Alice in un riuscito pas de deux.

Le bellissime musiche di Neulichedl, storico componente del piacentino Teatro Gioco Vita, e le singolari marionette di Vanzeler fanno da cornice ad una scena formalmente impeccabile, senza alcuna sbavatura nella pulizia delle scene, nei costumi, nelle scelte registiche, nella bravura indiscussa degli attori.

Ma quello che più ci ha affascinati, in uno spettacolo così sfaccettato, poliedrico e ricco di stimoli, è la coraggiosa scelta drammaturgica che, senza toni altisonanti e senza concessioni a una facile retorica, chiude la narrazione raccontandoci un’altra storia, meno nota al grande pubblico: Alice non è solo la protagonista di una fiaba, ma una bambina in carne ed ossa, segreta ossessione dell’autore, un uomo di chiesa in odore di pedofilia: un tema di agghiacciante attualità, reso con un tocco magistrale e quasi impalpabile, che ne rende meno trasparente la decodifica e al tempo stesso ne esalta la drammaticità.

E così, mentre ancora gli occhi si riempiono sognanti delle immagini fantastiche di conigli frettolosi, bruchi allucinati, gatti stregati, regine iraconde, fenicotteri ballerini e cappellai matti, quello schiocco di dita ci costringe a risvegliare le nostre menti su una realtà talora ancor più grottesca.

Un viaggio ancestrale nella memoria individuale e collettiva dell’essere umano è invece Stonebelly, dell’austriaca Rebekah Wild.

L’autrice, sostenuta da musiche e luci in grado di creare un’atmosfera suggestiva e rarefatta, quasi impalpabile, costruisce un silente dialogo con materiali naturali, raccolti sulle spiagge della Nuova Zelanda, ed oggetti “poveri” della tradizione contadina, assemblandoli e maneggiandoli in maniera altamente evocativa, fino a comporre una danza in cui è spesso lei stessa a sparire, per lasciare che siano i suoi personaggi a riempire completamente lo spazio fisico del palcoscenico e quello immaginativo dello spettatore.

Sul versante italiano, sono mancate analoghe proposte radicalmente innovative.

Abbiamo tuttavia apprezzato il genuino richiamo alla tradizione e l’accuratezza dei pupazzi realizzati da Oltreilponte Teatro con la loro godibile rilettura della Gatta Cenerentola di Basile, già vincitore del Premio Miglior Spettacolo Giocateatro Torino 2012, e la “scatola magica” di Donatella Pau, che ogni sera ci ha accompagnati con uno dei suoi Doni, piccole storie che strappano un sorriso e scaldano il cuore.

Se Controluce ha destato in noi non poche perplessità con lo spettacolo scelto per rappresentarsi all’interno della rassegna, lo stesso merita invece senz’altro un plauso quale ente promotore ed organizzatore.

In particolare vanno segnalate l’introduzione, da quest’anno, del progetto Cantiere, iniziativa a sostegno dei giovani autori, e la scelta felice di affidare la conduzione del workshop formativo ad un artista del calibro di Massimo Arbarello, eclettico fondatore della Compagnia AlTREtracce, che ha saputo fondere Danza e Teatro d’Ombre costruendo un linguaggio capace di affascinare registi come Antonio Latella, con cui ha realizzato, fra gli altri, l’indimenticabile Le lacrime amare di Petra Von Kant.

Arbarello si è infatti confermato un competente formatore, capace di condurre in sole due giornate un gruppo eterogeneo di giovani estranei al linguaggio delle ombre ad una presa di coscienza della complessità e bellezza di questo mondo magico.



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