Dal cinema alla miniera
Pubblicato in Opinioni, Segnalazioni
di Michelangela Di Giacomo
Il panorama editoriale italiano, there dominato come tutto il mercato globale da aziende colossali e tirature mastodontiche, physician offre tuttavia ancora – e lo si è visto nel successo della Fiera della piccola e media editoria che si tiene annualmente a Roma – lo spazio per iniziative accattivanti, per la promozione di soggetti letterari che escono dai binari del best seller pur essendo spesso dotati di ben maggiori qualità. Nello specifico, vorrei proporre ai lettori del Tamarindo le pubblicazioni di una piccola casa editrice, la Robin Edizioni, e le sue intelligenti collane. Nell’intento di proporre/riproporre i classici di ieri a rischio di esser dimenticati e di trovare i potenziali classici del futuro, la Robin ha lanciato due serie, la “Biblioteca del Tempo” e “I Luoghi del delitto”. La prima si compone di libri di viaggio, romanzi storici e quanto possieda un afflato classico, nel tempo e nei temi della narrazione. Nella seconda, riservata al giallo, trovano spazio romanzi che raccontano non solo i delitti, ma anche i luoghi nei quali essi si consumano, dettaglio mai marginale per arrivare alla loro soluzione. Città e territori sono infatti co-protagonisti dei personaggi che il lettore può imparare a conoscere, riconoscere e amare. Da un lato, attraverso le inchieste e la personalità dei detective sono indagati anche aspetti sconosciuti di città notissime o di intere regioni, dall’altro in ogni volume si offre un ritratto curioso e accattivante del luogo del delitto e dei suoi abitanti, raccontandone paesaggi, caratteri e tradizioni. In questa serie è recentemente uscito il primo romanzo di Marisa Andalò, insegnante per indole, sceneggiatrice per vocazione. Protagonista paesaggistico è la Sardegna, non la banale isola di soubrette e milionari, ma il suo angolo selvaggio dominato dal peso storico e paesaggistico delle miniere dell’Iglesiente. Protagonista umano, il commissario Federico Diamante, padano trapiantato a Roma che si trova a scavare in sé stesso percorrendo cunicoli spesso più bui delle stesse miniere. Un luogo e un personaggio apparentemente ostili, chiusi ed indecifrabili che, al dipanarsi della trama, si rivelano solo esternamente arroccati a difesa di fragilità inconfessabili. Difficile non affezionarsi a questo poliziotto disperatamente burbero, ma appassionato, amante del mondo, della natura, della vela, rammaricato di un essere che non è, di capacità che non ha, di una vita perfetta improvvisamente sottrattagli da concatenazioni di eventi più grandi di lui. Difficile non provare pena o coinvolgimento per le storie di emigrazione, di miseria, ma anche di lotte e dignità, di speculazione e di resistenza che affliggono un territorio all’apparenza distante anni luce dal “Continente”. Attorno ad essi, un girotondo vorticoso di personaggi, immagini, ricordi, vite che si incrociano, si costruiscono e si decompongono, si frammentano, si sgretolano. Minatori rancorosi coperti di polveri ormai cristallizzate, velisti curiosi che camuffano di turismo frustrazioni quotidiane, un capo ispettore donna che lavora a ferragosto mai ripresasi per la perdita di un cane. E ancora, una gioventù repressa ma vitale, di chi tenta di fuggire dall’isola e dagli schemi socioculturali che essa gli impone e di chi invece vi approda per preservarla e svilupparla. E avidi speculatori, assessori corrotti, governanti sciamaniche, mogli impazzite e mogli partorienti, santoni stupratori, sette sataniche, poliziotti mediocri che rivelano un’inaspettata profondità… Una girandola di persone che però non cede mai alla confusione, una sequela di cadaveri che non scade nel trito spargimento di sangue, scene pulp e delicatezza affiancate in un mix dal forte sapore cinematografico. Una buona opera prima, piacevole e di lettura immediata. Qualche eccesso, forse, ma funzionale.