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Quando una donna è DISSONORATA

23 settembre 2010
Pubblicato in Segnalazioni
di Cristina Carlini

Echi di antichi e contemporanei drammi femminili nel pluripremiato capolavoro di Saverio La Ruina

E’ una storia semplice. C’è una ragazza di paese, a cui è stato insegnato a non parlare con alcun uomo e a girare con gli occhi bassi per preservare intatta la sua virtù. In realtà, le è stato insegnato a non parlare con nessuno in generale: può solo aspettare chiusa in casa il giorno della libertà e dell’indipendenza, cioè quello del suo matrimonio.

E’ la storia di un sentimento semplice. Perché per emozionare la ragazza e farla innamorare, basta uno sguardo occhi negli occhi (finalmente!) del primo ragazzo che la chiede in sposa. Ma il padre rifiuta, perché la sorella maggiore è ancora zitella, ed usanza vuole che si debba sposare lei per prima.

E’ anche la storia di un dolore semplice, eppur devastante. Quello della ragazza che cede all’innamorato, resta incinta, nasconde la gravidanza finché la famiglia non la scopre.

E resta, quindi, “dissonorata”.

Il seguito, drammatico eppur raccontato con punte di ironia e leggerezza, è un dramma vecchio e nuovo insieme. Fa parte della storia del nostro Paese, eppure sembra uno di quei pezzi di cronaca sulle ragazze di origine musulmana in Italia, maltrattate e peggio ancora perché amano un ragazzo italiano, vestono come le loro coetanee, o semplicemente vogliono una vita libera dai pregiudizi che le rendono, sempre e comunque, dei pesi per la loro famiglia, in quanto “donne”, in quanto “inutili”.

“Non si festeggia quando nasce una donna in casa”, ci dice La Ruina, narrando in prima persona la storia di Pasqualina ormai vecchia, indossando un semplice vestito sull’abito maschile. La lingua è il calabrese stretto del paese, a volte cantilena, a volte filastrocca, accompagnata dalle musiche dell’ottimo Gianfranco de Franco, che sembra toccare corde ataviche del nostro cuore, e ricordi dell’infanzia, delle nonne, di un mondo che non c’è più… eppure la storia è la stessa, sempre uguale, e si ripete in altre case, con altri padri, altri fratelli.

E’ una storia semplice, è una storia “piccola”, malgrado narri di “guai grandi”. Che però non colpiscono a pugni lo stomaco come ti aspetteresti: la dolcezza e la speranza della protagonista restano più forti di qualsiasi altra cosa.

E’ una storia “piccola”. Ma è uno spettacolo grande.

Saverio La Ruina è attore, regista e drammaturgo: dal 1992 ha una sua Compagnia, Scena Verticale, con sede a Castrovillari e fondata con Dario De Luca. “Dissonorata” ha vinto i premi Ubu, Hystrio alla drammaturgia, Ugo Betti alla drammaturgia e Matteotti.

 

In scena al Teatro Franco Parenti di Milano fino al 24 settembre. Dal 25 al 30, un altro monologo di Saverio La Ruina: “La borto”, sempre incentrato sulle tematiche femminili.



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