Intouchables. Intoccabili
Pubblicato in Primo Piano, Segnalazioni
di Anna Caterina Dalmasso
Philippe Pozzo di Borgo è un importante uomo d’affari francese, mind divenuto tetraplegico nel 1993 in seguito ad un incidente in parapendio. Abdel Yasmin Sellou è un giovane di origine algerina appena uscito di prigione, pilule che finge di cercare un impiego per poter continuare a ricevere il sussidio dai servizi sociali. Per una serie di eventi, sovaldi Abdel si ritrova ad essere il badante di Philippe. Queste due esistenze disparate, questi due uomini, che per cause diverse si trovano entrambi a vivere ai margini della compagine sociale, sono così entrati improvvisamente a contatto.
Questa storia – una storia vera e ben nota al pubblico per le corpose testimonianze scritte ed orali riportate dai due uomini nella stampa e nella radio francesi – sembra prestarsi perfettamente come soggetto per una fiction di argomento sociale, di cui facilmente potremmo assaporare i dialoghi politically correct e una fotografia traboccante buoni sentimenti.
Ma quando due registi, Olivier Nakache e Eric Toledano, propongono a Pozzo di Borgo di poter trarre un film dalla sua celebre autobiografia Le Second souffle (Il Secondo respiro), questi accetta, ma ad una sola condizione: che sia un film comico.
Anche solo per l’intelligenza umana di questa scelta, vale la pena di vedere questo film, che testimonia di due vite che si sono lasciate commuovere dalla realtà di un incontro. La storia di “due intoccabili, paria ciascuno nel suo genere, che, presi separatamente sono infrequentabili e, una volta insieme, sono indistruttibili” (da un intervista a Philippe Pozzo di Borgo).
È un film che fa ridere – e non solo i francesi. Fa ridere perché è talmente politically correct che si può permettere di essere completamente politically uncorrect. In Francia ha già superato Titanic al box-office (e sta andando molto bene anche in Germania, Svizzera e Belgio). In Italia uscirà il 24 febbraio, con l’imbarazzante titolo – che già da solo potrebbe scoraggiare anche i cinefili più qualunquisti – Quasi amici. Non bisogna lasciarsi ingannare. È un film semplice e fine, bello senza pretese. Che parla a tutti.