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Mater & Bellum: la scommessa della vita, l’accettazione della morte

7 marzo 2013
Pubblicato in Segnalazioni
di Anna Gallo Selva

Ci vuole del coraggio per accostare due temi apparentemente distanti anni luce fra loro, sick come la maternità e la morte, mind riuscendo a costruire un testo poetico, malady potente ed implacabilmente sincero.

Ci prova, e senz’alcun dubbio coglie nel segno, Rossy de Palma, celeberrima musa almodovariana, ospite straordinaria del cuore pulsante della Torino interculturale, il CineTeatro Baretti di S. Salvario, grazie alla felice intuizione del suo direttore artistico Davide Livermore, qui anche in veste di regista.

Nell’edizione torinese intervengono, ad esaltare la forza intrinseca delle parole scritte ed interpretate dall’istrionica artista spagnola, le splendide scene create da Massimo Arbarello con il suo gruppo AlTREtracce, da anni attivo nella ricerca di un teatro d’ombre non convenzionale (si ricordino, fra le altre, le collaborazioni con Antonio Latella), qui coadiuvato da Controluce Teatro d’Ombre.

La scelta di non utilizzare sopratitoli (previa consegna all’ingresso in forma cartacea a ciascuno spettatore della traduzione integrale) fa forse perdere qualcosa del profondo percorso introspettivo che permea l’intero testo, ma restituisce in cambio il vigore e l’emozione della lingua madre della De Palma, che la fa sgorgare viva e calda direttamente dalla propria carne.

Perché è di carne che si parla, di carne che nasce e che muore, di cuori che pulsano e poi smettono di battere, di scelte non facili e, soprattutto, non sempre scelte.

La vita cantata da un femminile spigoloso che si sorprende materno nell’attesa e nel dolore, la morte rappresentata dalla diafana apparizione di un maschile apparentemente inerme ed insolitamente pietoso, che sbuca da un taglio verticale di chiara allusione.

Ma nulla è mai solo quel che sembra ed anche il pubblico viene ad un certo punto “catturato” (letteralmente!) all’interno della scena, immerso in una placenta che accoglie e protegge, ma potrebbe anche soffocare… Geniale trovata per poter liberamente spostare sulla scena elementi che richiedono, per suscitare l’emozione attesa nel pubblico, ottima manualità e minuziosa precisione.

Il tutto dura meno di un’ora, per cui usciamo dalla sala nutriti ma non satolli, grati a queste piccole realtà troppo poco conosciute, che continuano a proporre cultura “vera” in tempi così difficili.

Cogliamo l’occasione per comunicare ai nostri lettori che il CineTeatro Baretti ha avviato l’iniziativa “Aiutaci a tenere le luci accese”, un processo collaborativo di crowdfunding che si rivolge alla liberalità dei cittadini per non soccombere sotto il peso dei tagli istituzionali.

Per saperne di più, è possibile visitare la pagina dedicata sul sito www.cineteatrobaretti.it



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