Al centro del “Nuovo Mondo”, Panamà
Pubblicato in Attualità
di Valentina Jaen Malmsheimer
Una repubblica di 78.200km2 che ospita 3.000.600 abitanti. Parte dell’America centrale, viagra confina con la Colombia e il Costa Rica. Punto cruciale di transito della maggior parte delle importazioni dall’Asia verso il Nord America e viceversa. A lungo paradiso fiscale e tuttora sede delle maggiori banche mondiali. Un piccolo ma fondamentale ponte del mondo latino.
In un mondo nel quale lentamente tutto assume lo stesso sapore nella realtà della globalizzazione, ailment come vivono i ragazzi panamensi e, prostate specialmente, cosa vogliono?
Come ogni Paese latino-americano, Panama è caratterizzato da un binomio sociale: la ricchezza e la povertà. Il mondo “americanizzato” e il terzo mondo. Macchine lussuose e bus affollati.
Un ragazzo che nasce a Panama ha il 60% di possibilità di nascere in condizioni agiate, il 21% di nascere nell’unica grande città, la capitale Panama City. Carnevale e capodanno esclusi, le due maggiori classi sociali restano isolate tutto l’anno, ognuna chiusa nella propria realtà.
I bambini più fortunati nascono in grandi e lussuose ville con piscina e vengono affidati a spesso giovanissime badanti, attorniati da cameriere, giardinieri e autisti. Al compimento dei 15 anni, per l’ingresso in società, le ragazze hanno la possibilità di scegliere fra un viaggio insieme alle amiche oppure una festa. Feste organizzate in grandi saloni dei country club, abito lungo e non meno di 200 adolescenti che ballano e si ubriacano, proprio come le feste dei 18 anni in Italia.
I ragazzi di Panama City crescono in un mondo molto hollywoodiano seppure limitato, viste le dimensioni minime della città. Nei week-end, se si resta in città, si va a fare passeggiate o jogging lungo il Coastway per poi ballare nelle discoteche in riva al mare a ritmo di reaggeton, salsa e musica commerciale, altrimenti si raggiunge la propria villetta in riva al mare.
Detto questo ci si potrebbe aspettare che tutti i giovani “della città” non siano altro che ragazzini viziati abituati a un canone di vita nettamente più alto di quello della media europea dei loro coetanei. Se da un lato però ci sono autisti, club privati e feste costose, dall’altro l’estrema povertà e la criminalità che circondano questa realtà hanno contribuito a innalzare una barriera, fisica e mentale, tra questa stretta cerchia di persone e il resto del Paese.
Dopo il liceo, infatti, la maggior parte dei ragazzi che se lo può permettere si iscrive in università all’estero, quasi sempre negli Stati Uniti. La vicinanza, la stessa valuta e il “mito americano” spingono milioni di panamensi a lasciare la città in cerca di una realtà diversa, più che di una migliore istruzione.
Da bambina ero affascinata da quel mondo magico tanto lontano dalle abitudini italiane. Crescendo però mi sono resa conto della grande differenza di cultura, del potere dell’educazione europea rispetto a quella panamense. Ciò che ho capito è che in un Paese così piccolo, limitato dalla differenza di classe sociale, il successo e il lavoro spesso sono legati alle conoscenze, al potere sia economico sia politico. Per questo motivo un giovane panamense in Italia ha di certo più possibilità di integrazione e mobilità rispetto a uno straniero a Panama.
Per deformazione professionale credo sia facile riuscire ad analizzare una popolazione attraverso le proprie architetture; mettendo quindi a confronto le mie due realtà, Panama City e Milano, mi rendo conto della grande differenza di spirito che c’è. Certo sono entrambe città in “evoluzione”, ma se da un lato Milano si sta, diciamo, “rinnovando” – edifici che vanno a sostituire delle preesistenze-, dall’altro abbiamo una vera e propria nascita – interi nuovi quartieri ed enormi centri commerciali. A Panama lo spirito di innovazione, la voglia di mettersi in gioco, di provare e di credere nelle novità, nell’unicità di alcuni progetti rispecchia la voglia dei cittadini di aprirsi verso un “nuovo mondo”. Superando ogni giudizio estetico credo sia di grande ispirazione poter vivere in una città che nel 2008 è disposta a crescere, a superare se stessa, andando oltre alle frontiere che a lungo le sono state assegnate. Panama, come tutti i Paesi latinoamericani ha molti problemi, soprattutto a livello sociale-economico. Eppure, quando guardo i miei cugini che vivono là, so che possiedono un’energia che non è così comune in Italia e più generalmente in Europa.
Il mio consiglio dunque è di visitare Panama ora, nel periodo di maggiore sviluppo economico, ora che quotidianamente compaiono nuovi palazzi, nuovi locali e nuove spiagge attrezzate. Con le poche cautele che è sempre bene avere in viaggio, si possono visitare luoghi unici ed entrare a contatto con coetanei tanto diversi ma accoglienti, allegri e aperti al mondo moderno.
Grazie per il tuo articolo, su un paese di cui oggi sentiamo molto poco,che dalle tue parole mi pare che lasci una bella sensazione come dici tu stessa di energia,dove si vede che…qualcosa sta accadendo, e non inflitto da immobilismo come accade spesso..da noi. Impressioni simili ho notato in vari paesi del sud america, soprattutto in Cile o in Uruguay(ma di certo non in Venezuela).
Guicciardo
Un articolo che fa venire voglia di mettere gli occhiali da sole e salire sul primo aereo verso Panama City, complimenti.
Complimenti per il bellissimo articolo!
Si sente chiaramente che è fatto con “sentimento”.
Brava
Brava, in poche parole sei riuscita a dare un’idea dell’atmosfera e della gente del posto. Viene propria voglia di andarci.