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Israele-Iran: Much Ado About Nothing?

16 luglio 2008
Pubblicato in Attualità
di Margherita Sacerdoti

Si sente parlare di un possibile e imminente attacco israeliano all’Iran. Questa eventualità è altamente improbabile e costituirebbe un suicidio per Israele per almeno due ragioni Importanti: la difficoltà tattica di un attacco e la geopolitica del Medio Oriente.

Innanzitutto non è né ovvio né facile colpire le presunte centrali nucleari iraniane. A differenza dell’attacco israeliano alla centrale nucleare irachena nel 1981 in cui le forze militari israeliane avevano informazioni precise sull’obbiettivo e il luogo da colpire, find nel caso iraniano l’obbiettivo non è altrettanto chiaro. Come prima cosa il governo iraniano si è preoccupato di nascondere in basi segrete nel sottosuolo quelle che si sospetta siano centrali per l’arricchimento di uranio. In secondo luogo queste basi sarebbero sparse per il territorio iraniano e non in un solo centro. Se anche l’aviazione israleliana fosse pronta dal punto di vista militare ad un attacco all’Iran, non avrebbero un piano strategico né tattico vincente, proprio perché non saprebbero quali luoghi colpire, e nemmeno quanti. Per agire in maniera afficace dovrebbe mandare l’intera aviazione e bombardare tutti i siti sospetti, ma questo non è certo un piano militare accorto.

In secondo luogo, prima di attaccare eventualmente l’Iran, Israele dovrebbe assicurarsi se non l’amicizia, per lo meno la certezza di non ritorsione da parte degli alleati dell’Iran: Siria, Hezbollah e Hamas. Se Israele attaccasse l’Iran senza conoscere le reazioni di questi tre attori, immediatamente verrebbe circondata da nemici e attaccata su tutti i fronti. L’allenaza tra Iran, Siria, Hezbollah e Hamas è innaturale se si considera la natura di questi attori. L’Iran infatti è uno stato teocratico, musulmano sciita e non arabo. La Siria è uno stato musulmano, arabo, sunnita con un regime laico-socialista e non fondamentalista religioso. Hezbollah è un attore non statale i cui militanti sono musulmani sciiti, alleati naturali dell’Iran, ma non della Siria che ciononstante sostiene le loro azioni in Libano. Infine il gruppo Hamas, che oggi ha il completo controllo della striscia di Gaza, è composto da Arabi Musulmani Sunniti ed è un ramo dell’organizzazione dei Fratelli Musulmani. Ciononostante Hamas ha collaborato con Hezbollah sciita durante la seconda guerra del Libano e riceve armi e sostegno economico dal regime teocratico sciita dell’Iran. L’elemento che lega questi attori è l’Islam ed è infatti su questo elemento che Ahmadinejad ha sempre fondato la sua legittimità di leader di una giustizia panislamista contro chi vuole imporre dall’alto un equilibrio politico nel Medio Oriente. In questo discorso s’inserisce anche la volontà di aspirare all’arricchimento dell’uranio. Non sappiamo esattamente per quali scopi l’Iran desideri l’energia nucleare, ma possimo certamente notare come questa battaglia che richiama anche un’ingiustizia di fatto esistente nella distribuzione dell’arma atomica nel mondo, attragga attori nella regione del Medio Oriente a cui forse non dispiacerebbe aspirare alla stessa arma in un futuro.

Se Israele attaccasse l’Iran adesso, dunque, si troverebbe circondata dagli alleati “innaturali” dell’Iran. Hamas colpirebbe Israele da sud con Qassam o magari anche altre armi. Hezbollah colpirebbe Israele dal nord, dal confine col Libano. La Siria colpirebbe ininterrottamente, rifornendo questi due gruppi militanti terroristi di armi o addirittura potrebbe colpire direttamente Israele dalle alture del Golan. Inoltre l’Iran certamente risponderebbe all’attacco israeliano con dei missili, anche se non sappiamo di che natura siano quante quali armi l’Iran possegga nella realtà.
Se davvero Israele volesse colpire militarmente l’Iran, dovrebba prima di tutto indebolire l’alleanza “innaturale” e avvicinare a sé la Siria. Questo stato infatti, come abbiamo visto, è un alleato dell’Iran più per interessi contingenti che non per un legame profondo. Un accordo di pace con la Siria, non è impossibile per Israele e, io credo, neanche così lontano. Se davvero la Siria venisse portata lontano dall’Iran, quest’ultimo resterebbe più isolato che mai e probabilmente non costituirebbe più una tale minaccia e un attacco da parte di Israele o di qualsiasi altro attore non sarebbe più necessario.

L’azione israeliana di simulazione di un attacco iraninano condotta a Cipro e comunicata dall’esercito israeliano al New York Times, era una risposta all’Iran in termini di “Public Policy”. L’Iran di Ahmadinejad in questi ultimi anni ha utilizzato la paure più profonda di Israele, cioè di essere distrutto completamente, per rendere la minaccia militare più efficace. Ahmadinejad non soltanto ha tenuto conto della storia di guerre che ha caratterizzato di Israele e il timore di questo di essere colpito da più fronti, come accadde nel 1967 e 1973. Il presidente iraninano ha anche richiamato alla memoria di Israele, degli Ebrei in generale e dell’Occidente l’Olocausto e la paura del popolo ebraico che ciò possa essere negato, dimenticato e ripetuto. In risposta a questa politica, Israele ha individuato la paura più grande dell’Iran, ovvero quella di essere colpito in quando Stato canaglia con aspirazioni egemoniche in Medio Oriente, e ha simulato un attacco imminente. Evidentemente questa politica ha funzionato poichè la possibilità di un attacco israeliano all’Iran pare realistica e imminente secondo la stampa e perchè Ahmadinejad non ha più fatto dichiarazioni pubbliche sull’arricchimento di uranio dal giorno dell’esercitazione Israeliana.



One Response to “Israele-Iran: Much Ado About Nothing?”

  1. guido scrive:

    Brava Margherita! continuerò a leggerti e a cercare di capire qualcosa su quello scacchiere. da quì è proprio un rebus.