Le divisioni arabe e il ruolo siriano. È Damasco sulla via della conversione?
Pubblicato in Attualità
di Rocco Polin
Il 20 Gennaio i rappresentanti dei 22 paesi della Lega Araba si sono riuniti a Kuwait City per un summit che, view nonostante dovesse occupasi essenzialmente di economia, case ha finito inevitabilmente per vertere sulla guerra di Gaza e sui rapporti con Israele.
Il mondo arabo è diviso in due campi. Da una parte i “moderati” guidati da Arabia Saudita ed Egitto e dall’altra i “radicali” guidati dalla Siria con l’appoggio esterno dell’Iran (che non essendo un paese arabo non fa parte della Lega). Mentre Siria e Iran sostengono la linea dura contro Israele ed appoggiano Hamas in Palestina ed Hezbollah in Libano, click i paesi del cosiddetto asse moderato sono maggiormente favorevoli al compromesso con Tel Aviv e profondamente ostili tanto ad Hamas quanto ad Hezbollah.
La divisione dei paesi arabi è stata drammaticamente evidente durante l’offensiva israeliana a Gaza. Il fronte radicale ha convocato un meeting d’urgenza a Doha (capitale del Qatar) che è però stato boicottato da Egitto ed Arabia Saudita e non ha raggiunto il quorum di 2/3 dei paesi partecipanti. Il meeting di Doha, nel quale i palestinesi erano rappresentati da Hamas, Jihad Islamica e Fronte Popolare ma non dall’ANP, si è chiuso con l’appello ai paesi arabi affinché ritirassero la cosiddetta Iniziativa Araba di Pace. La proposta araba, approvata dalla Lega nel 2002 su iniziativa saudita, prevedeva il completo riconoscimento di Israele da parte di tutti gli stati arabi in cambio del ritiro sui confini del 67, la nascita di uno stato palestinese con Gerlusalemme Est capitale e di una giusta soluzione al problema dei rifugiati palestinesi.
Il successivo summit in Kuwait (questa volta ufficiale) non è invece stato in grado di approvare nessuna risoluzione. Dopo la chiusura del meeting il segretario della Lega Araba, Amr Moussa, si è affrettato a precisare che, data l’irrilevanza legale delle risoluzioni di Doha, l’Iniziativa Araba è ancora sul tavolo.
Va però segnalato che ai margini del meeting c’è stato un tentativo saudita di riconciliazione tra i due campi che rimette la palla in campo siriano. Nonostante i siriani sperassero di uscire rafforzati dalla guerra di Gaza in seguito ad una vittoria di Hamas simile a quella di Hezbollah in Libano e alle difficoltà egiziane di fronte al disastro umanitario nella striscia di Gaza, i veri vincitori sono stati alla fine proprio gli Egiziani, di nuovo al centro della diplomazia medio orientale.
La grande scommessa saudita è convincere la Siria a cambiare campo. La visita di Sarkozy a Damasco dello scorso Settembre così come i tentativi turchi di mediare un accordo tra Siria ed Israele vanno nella stessa direzione. L’Iran, privato dell’appoggio siriano, sarebbe troppo lontano per sostenere efficacemente Hamas ed Hezbollah e i governanti arabi, così come i cittadini israeliani, potrebbero finalmente dormire sonni più tranquilli.
Ancora una volta la strada per la pace in medio oriente passa da Damasco. Speriamo che la nuova amministrazione Obama si ricordi della vecchia massima di Henry Kissinger secondo la quale nel Medio Oriente non si può fare la guerra senza l’Egitto né la pace senza la Siria.
Maveriks in the big league su Al Haram:
http://weekly.ahram.org.eg/2009/931/re6.htm
Arab Reconciliation and Palestinian Rivalry su Al Hayat
http://english.daralhayat.com/opinion/OPED/01-2009/Article-20090125-0e415c64-c0a8-10ed-00be-6108e731307b/story.html
Syria eyes strategic gains after Gaza War riportato da
http://joshualandis.com/blog/
Interessanti le voci che parlano di un contrasto tra Siria e Iran sull’utilizzo di Hezbollah durante l’offensiva a Gaza. Mentre i Siriani avrebbero voluto gettare H nella mischia per alleviare la pressione isrealiana su Hamas, l’Iran si e’ opposto preoccupato che Hezbollah potesse perdere sostegno tra la popolazione libanese in vista delle prossime elezioni. Forse dopo tutto la linea propalestinese siriana e la strategia egemonica iraniana (il cosiddetto crescente sciita come l’ha battezzato re abdallah II di Giordania) non coincidono completamente
scrivere sulla pace in medio oriente è un po’ come raccontare le trame della tela di penelope. complimenti per lo sforzo mitologico.
Hai perfettamente ragione. Pero Assad Martedi ha dichiarato a The Guardian che l’operazione di Gaza non fermera’ i colloqui con Israele. Gli Usa sembrano seriamente intenzionati a riaprire i contatti con la Siria (cfr ultimo report dell’International Crisis Group intitolato Engaging Syria) e John Kerry, presidente della commissione esteri del senato, e’ atteso a Damasco questa settimana.
Tutto puo succedere, la Tela e’ stata fatta e disfatta innumerevoli volte ma credo che dal cosiddetto Syrian track possiamo ragionevolmente aspettarci qualcosa (tutt’altro discorso vale per i palestinesi).
In particolare visto che in Israele ci si aspetta un governo di destra ma che gli USA faranno pressione per portare a casa qualche risultato, nulla di piu facile che Netanyahu o chi per lui accetti la pace con la Siria pur di non dover cedere un millimetro nei negoziati con i palestinesi.
In tutto questo rimane da vedere che ruolo intenda assumere la Turchia dopo che Erdogan si e’ sentito cosi malamente tradito da Israele. Con malcelata soddisfazione noto invece che l’attivismo di Sarkozy non ha portato a nessunissimo risultato. Speriamo che Solana si svegli.