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Sparare per ammazzare il tempo

10 gennaio 2009
Pubblicato in Attualità, Fiori
di Rocco Polin

soldatoIn questi giorni di guerra a Gaza sono andato a rileggermi quanto scrivevo l’anno scorso da Gerusalemme. Un anno fa per fortuna non c’era la guerra ma la violenza continuava, buy da entrambe le parti.

Il post che avevo pubblicato sul mio blog si intitolava “sparare per ammazzare il tempo” e ricordo di essere stato abbastanza fiero di quel mio titolo (mi capita spesso). Ecco quello che scrivevo:

“quello che colpisce di più degli ultimi episodi di violenza tra israeliani e palestinesi è la loro completa inutilità. Sembra quasi che la guerra ormai serva solo a coprire la completa assenza di un progetto politico qualsiasi, troche di una qualsiasi visione di lungo o persino di breve termine. La guerra è diventata la prosecuzione dell’assenza di politica con altri mezzi¹”.

Credo che l’analisi di allora sia oggi ancora più vera e più tragica. Israele attacca la striscia di Gaza. Perché? Considerato che non ha intenzione di ri-occuparla e che eliminare Hamas non è uno scopo realistico direi che la motivazione fondamentale è che Israele non può tollerare che il proprio territorio sia continuamente oggetto di attacchi missilistici. Il governo di Israele (che per altro sta per affrontare elezioni molto difficili per entrambi i maggiori partiti della coalizione) doveva fare qualcosa. Stiamo assistendo una guerra fatta senza veri obbiettivi realistici ma decisa perché Israele non poteva continuare a tollerare attacchi, a volte mortali, sul proprio territorio senza reagire. Reazione comprensibile da parte di uno stato sovrano. Ma la politica dov’è? Qual è il progetto di lungo termine? In che modo questa guerra ci avvicina alla soluzione del problema?

Hamas spara razzi fatti in casa contro il territorio di Israele causando qualche vittima civile. Perché? Non crederanno davvero di poter sconfiggere Israele? Non crederanno davvero di contribuire alla liberazione della Palestina? Hamas, anche lei, spara per ammazzare il tempo. Qualcosa deve pur fare per giustificare la propria esistenza, per far finta di combattere per la causa palestinese.

Per tragico che possa sembrare tutte le morti di questi giorni (di questi anni) sono morti completamente inutili. Si uccide perché non si può far passare impuniti gli attacchi altrui, perché bisogna vendicarsi, perché in fondo in una guerra è la cosa ovvia da fare, perché non si sa cos’altro fare. Ma non ci si avvicina di un’oncia ne alla vittoria (di una parte come dell’altra) ne ad un compromesso possibile.

I leader palestinesi e israeliani sono di livello infimo, generalmente corrotti, quasi sempre incapaci, totalmente inadeguati alla situazione. La guerra aperta l’hanno provata e non ha funzionato, l’intifada neppure, i processi di pace tanto meno, i ritiri unilaterali non ne parliamo.. non sanno più che pesci pigliare. E nel frattempo continuano a combattersi.

Tocca forse alla comunità internazionale, alla nuova amministrazione Obama, aiutare le parti a trovare una strada che li avvicini alla soluzione e che offra un’alternativa a questo massacro inutile. Personalmente credo che ci voglia un colpo d’ali. Sono convinto che la formula di Oslo abbia problemi irrisolvibili, dal diritto al ritorno, a Gerusalemme, agli insediamenti. Credo si debba trovare una soluzione nuova e ambiziosa. Un’unione federale di Israele, Palestina e Regno di Giordania integrata nel mercato comunitario europeo o qualche altra follia di questo genere. Potrà apparire irrealistico (avrei bisogno di un altro articolo per argomentare la proposta) ma l’alternativa sono altri decenni di inutili discussioni sulle modifiche ai confini del 67 condite da una guerra continua e completamente inutile.

 
Note:

1)  È una citazione da Jean Bourillard, L’Esprit du terrorisme. Se non l’avete letto ve lo consiglio.



One Response to “Sparare per ammazzare il tempo”

  1. Rocco scrive:

    dalla regia mi fanno notare che si scrive Baudrillard. Peccato, cercavo di tirarmela citando pure il titolo originale in francese e invece e’ finita in merda. Pazienza. Riprovero’