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La vocalità dell’attore

1 luglio 2010
Pubblicato in Opinioni
di Giacomo Marconi

Gianluigi Tosto parla dell’importanza dell’espressione vocale nella pratica attoriale e nel processo di comunicazione con lo spettatore.

Che cosa si intende per vocalità?

La vocalità è un aspetto pre-verbale della comunicazione e, viagra intesa come qualità dell’espressione vocale, si lega strettamente all’emotività e quindi ad una forma più immediata di comunicazione con lo spettatore.
La parola, invece, ha come obiettivo la trasmissione di concetti e di immagini; l’aspetto linguistico arricchisce quello puramente emotivo.

Qual è il rapporto tra vocalità e parola?

Può esistere una vocalità senza l’aspetto verbale, mentre non si può dire il contrario, almeno in teatro. Sono due livelli di comunicazione che si completano a vicenda perché, da un lato, attraverso vocalità distinte, è possibile esprimere sfumature di significato diverse per una stessa parola; dall’altro, il linguaggio verbale è molto legato allo sviluppo del pensiero che, aiutandoci a comprendere e definire meglio le nostre emozioni, condiziona anche la vocalità. Questa reciprocità ha una doppia direzione: sicuramente una determinata vocalità può scaldare o raffreddare una parola e, al tempo stesso, la parola, con la sua capacità di sviluppare un pensiero, ha la possibilità di raffinare un’emotività.

Come si lega l’attività di ascolto alla vocalità?

Se per ascolto intendiamo il sistema orecchio-voce, la vocalità probabilmente è l’aspetto che maggiormente vi si lega. La legge Tomatis enuncia che la voce è in grado di emettere le frequenze che l’orecchio è in grado di percepire; se un orecchio non identifica un determinato spettro di frequenze (intese come componenti dell’esperienza sonora: una nota alta può contenere delle frequenze basse e viceversa), la voce sarà impossibilitata a restituire quelle frequenze.
Da un punto di vista conoscitivo, questo significa che se una persona non è in grado di ascoltare una determinata esperienza, non la potrà neanche comunicare.
Attraverso la voce è possibile restituire l’emozione percepita all’interno di una determinata esperienza vissuta. L’attore non trasmette allo spettatore solamente un aspetto tecnico, e perciò non può esclusivamente allenare la voce ad essere bella, gradevole da ascoltare, che vibri bene, ma anche ad esprimere il soffio vitale che c’è dentro una determinata esperienza.
Penso che la “brutta” voce di un attore possa comunque affascinare, se capace di comunicare una vita che egli è stato in grado di cogliere attraverso il proprio ascolto.

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Come la vibrazione vocale influenza la dimensione emotiva e mentale dell’attore?

Se noi prendiamo come assunto che ogni vocalità è legata ad un’esperienza che è mentale, emotiva e fisica, ogni attore sa bene che una determinata vocalità lo porta in una precisa direzione espressiva e, prima ancora, esperienziale.

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Un buon attore nella fase di preparazione del lavoro si costruisce una traccia del percorso che dovrà seguire durante lo spettacolo. I punti fermi di questo schema saranno proprio specifiche intonazioni, determinati utilizzi della voce, così come del corpo. Perché la performance non risulti semplicemente un’esecuzione fredda di quella partitura che si era preparato in fase di prove, la traccia sarà solo il punto di partenza da cui ritrovare l’esperienza passata.
Quindi, durante lo spettacolo, ritrovare una determinata vocalità aiuterà a rivivere quell’esperienza che l’ha generata, e a re-immettersi nel suo flusso.

Come, invece, l’espressione vocale incide sul processo di comunicazione con lo spettatore?

Così come una vibrazione produce determinati effetti sull’attore che la emette, mettendolo in contatto con le percezioni psichiche ed emotive legate all’esperienza che l’ha generata, così lo spettatore, in sala, percepirà quella vibrazione e l’esperienza connessa nella misura in cui è in grado di riceverla.
Quindi, per quanto un attore si possa sforzare, la sua vocalità potrebbe non avere alcun effetto su uno spettatore che non sia in grado di aprirsi a quell’esperienza che egli sta cercando di comunicare attraverso la voce. Non dobbiamo dimenticare infatti che lo spettatore nel processo di comunicazione ha un ruolo fondamentale, occorre sempre che ci sia uno scambio. In questo senso il pubblico dovrebbe avere una preparazione molto simile a quella dell’attore, non soltanto culturale (che indubbiamente è già un’ottima cosa per poter godere al meglio di uno spettacolo), ma anche tecnica.

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