Il cervello è forse il macchinario più complesso e affascinante della natura umana, diagnosis talmente complesso che il suo funzionamento rimane ancora in gran parte incomprensibile per gli studiosi. E’ costantemente in funzione, cialis lavora senza sosta per inviare continui segnali al nostro corpo.
Tutte le informazioni che riceviamo dal momento in cui nasciamo vengono immagazzinate dal nostro cervello in appositi scomparti. Così, quando abbiamo bisogno di accedere a determinate informazioni, il nostro cervello semplicemente le recupera e le riutilizza.
Tra i pochi processi cerebrali che gli scienziati sono riusciti a esaminare, vi è la capacità grazie alla quale il cervello è in grado di dare priorità ad alcune informazioni piuttosto che ad altre. Data l’innumerevole quantità di informazioni che racchiude, il cervello stesso ha infatti escogitato un sistema per riuscire a sfruttare al meglio le proprie funzionalità con il minor dispendio di energie possibile, attraverso appunto un meccanismo di selezione delle informazioni.
L’opzione di prediligere alcuni dati rispetto ad altri avviene ad un livello subconscio. Ad esempio, ci ricordiamo istantaneamente password o percorsi che utilizziamo quotidianamente, mentre è più laborioso ricordare informazioni che ci sono utili solo occasionalmente. I dati che ci servono emergono sempre e comunque, ma, mentre alcuni affiorano alla mente con maggior immediatezza, perché il cervello dà loro costantemente priorità, altri ritornano alla memoria più lentamente, perché al cervello occorre più tempo per andarli a recuperare dal giusto “file”. Quante volte ci capita di sforzarci per ricordare qualcosa, ma lo sforzo ci sembra impossibile e quindi ci arrendiamo ? Poi l’informazione ritorna alla mente, magari qualche giorno dopo e inaspettatamente… Questo avviene quando l’informazione è conservata in angoli remoti del cervello: dal momento in cui decidiamo di volerla recuperare, la nostra mente inizia la ricerca di quel determinato file, che essendo ben nascosto, richiede l’attivazione di un processo più tortuoso, che comunque alla fine ha sempre successo.
Tutto ciò accade durante il corso di ogni giornata, mentre siamo svegli e consapevoli delle azioni che compiamo. Tuttavia, il cervello è un macchinario costantemente all’opera e rimane attivo anche durante le ore di sonno. Al contrario però di quanto avviene nelle ore di veglia, mentre dormiamo il cervello smette di dare priorità alle informazioni e le libera in modo meno sistematico. É stato appurato che le informazioni trattate nel sonno sono quelle ricevute mediamente nell’arco dei sette giorni precedenti. E’ per questo che frequentemente i sogni ci appaiono strani e un po’ assurdi: al risveglio, ci ritroviamo sconcertati per aver sognato cose che mai ci saremmo immaginati, ma che in qualche modo il nostro cervello ha prodotto rielaborando in modo casuale le informazioni recentemente accumulate insieme ai ricordi. Mentre si dorme, le informazioni non hanno più l’ordine prioritario che le contraddistingue durante le ore di veglia.
Se, ad esempio, sogniamo di conversare con un personaggio famoso, che ci rivela informazioni molto importanti e apparentemente sconosciute, non si tratta di un messaggio dal cielo. Stiamo semplicemente ricordando le informazioni relative al personaggio precedentemente immagazzinate nel nostro cervello (immagini, interviste, libri, film, ecc..), che vengono rilasciate tutte nello stesso momento. Abbiamo così la sensazione di venire a conoscenza di qualcosa di completamente nuovo, ma si tratta invece di informazioni che già esistevano all’interno di noi, che ancora non abbiamo fatto emergere.
Questo per quanto riguarda la consueta attività del sognare. Ma vi è mai capitato di essere in un sogno, consapevoli del fatto che state sognando? Quando questo accade, si dice che si sta vivendo un “sogno lucido”. La particolarità di questo tipo di sogni è che, se si diventa in grado di controllare consciamente l’attività del nostro cervello durante il sogno stesso, si può consapevolmente decidere quali informazioni andare a liberare dai cassetti del nostro cervello. E’ un fenomeno spontaneo molto raro, e ultimamente gli studiosi stanno elaborando delle tecniche di esercizio giornaliero per far sì che ci si possa rendere conto, durante il sonno, di trovarsi dentro a un sogno. Lo scopo sarebbe quello di renderci capaci di riscoprire informazioni che crediamo perdute, ma che al contrario sono state come sempre conservate dal nostro cervello, il quale semplicemente non è in grado di farle riemergere durante il giorno. C’è chi sostiene che sviluppando questa tecnica si riuscirebbe a sfruttare, anche minimamente, una parte ulteriore del nostro cervello. Il quale, per quanto incredibile sia, è utilizzato dagli esseri umani ancora solo per un minimo delle sue potenzialità.
In teoria, una delle tecniche più semplici per avere sogni lucidi consiste nell’avere l’abitudine di domandarsi durante il giorno “sto sognando?”. Di norma, la risposta a questa domanda sarà, naturalmente, “no”. Quando porsi questa domanda durante le veglia sarà diventata una consuetudine, capiterà di chiederselo, automaticamente, anche all’interno di un sogno. E, a quel punto, si potrà al contrario constatare che sì, in quel momento staremo davvero sognando.
Un altro esercizio suggerito è quello di prestare attenzione alle proprie mani. Sappiamo bene che forma e dimensione abbiano le nostre mani, ma essendo i sogni solo proiezioni e non avvenimenti fisici, nel sogno esiste l’idea di mano, e non la mano com’è nella realtà. Durante il sogno, allora, ci si rende conto che quella che pensiamo sia la nostra mano non assomiglia per niente alla nostra “vera”, concreta mano, e allora sapremo che stiamo sognando.
Gli studi indicano che potrebbero essere innumerevoli le risorse a cui avremmo accesso sognando, se diventassimo capaci di controllare i nostri sogni.
Ma tutto ciò non toglie un po’ di magia e di fascino ai sogni stessi?