Mentre sfogliavo una rivista qualsiasi, treat in un pomeriggio qualunque, l’occhio mi è caduto su di un articolo con un’incredibile dichiarazione: la Russia, il grande paese che nessuno mai è riuscito a conquistare, rischia di scomparire perché nessuno fa più figli.
Sebbene la notizia possa apparire più simile alla trama di uno di quei film di fantascienza che talvolta ci propinano in televisione, c’è del vero in questa minaccia: la Russia si sta scoprendo sempre più vecchia, fragile e povera da un punto di vista demografico.
Le previsioni per il 2050 sono addirittura catastrofiche, tanto che al Cremlino dovranno rispolverare il vecchio slogan pacifista “Fate i figli, non la guerra” per dare sostanza, ma soprattutto corpo, ai sogni di potenza nel mondo.
Ma, come ci insegnano i classici, “se Atene piange, Sparta non ride”. Anche in Europa, infatti, il tasso di natalità rasenta livelli minimi che si sono attestati nel 2008 al 1,6 figli per donna[1], con la produttiva Germania fanalino di coda per i nuovi nati e i giovani membri dell’Est che poco hanno contribuito a migliorare le statistiche, a causa dell’incertezza economica che ha frenato notevolmente il livello delle nascite.
Per tale motivo, è da ritenere assolutamente poco rilevante il fatto che al primo gennaio di quest’anno la popolazione dell’Unione europea abbia superato la soglia simbolica del mezzo miliardo fermandosi a quota 501,1 milioni, 1,4 milioni in più rispetto all’inizio del 2009 (499,7 milioni), pari a un più 2,7 per mille. Il «saltino» è assolutamente debole e nemmeno sufficiente per scansare l’etichetta che l’Europa ha appiccicato addosso di Continente in perenne declino demografico, al quale rischia in questo momento di accompagnarsi la perdita di peso e influenza politica sullo scacchiere internazionale.
Eppure una soluzione a questo problema, che appare sempre più globale, c’è ed è di fronte agli occhi di tutti: gli immigrati.
Il Parlamento Europeo saggiamente rileva che il ricorso all’immigrazione «è, e continuerà ad essere», uno degli elementi della demografia dell’Unione europea e potrebbe fornire un apporto positivo dal punto di vista economico, sociale e culturale». Eppure parlare d’immigrazione oggi è un tasto più che dolente, e in modo pressoché unanime, si assisterà ad una levata di scudi contro “l’orda “ di stranieri che invadono le nostre coste. Senza soffermarci sulla reale minaccia dei numeri, perché ciò richiederebbe un articolo a sé, è piuttosto evidente che oggi solo gli immigrati fanno figli, e lo fanno a beneficio proprio di quei paesi che li bloccano e bistrattano e che nulla fanno per favorire questo trend positivo che ci permette di trarre un sospiro e assistere in futuro anche a qualche matrimonio oltreché ai soliti funerali.
Nonostante questa evidenza, la maggior parte dei paesi occidentali fa orecchie da mercante sulla questione. A conferma di ciò basterebbe dare una generica occhiata alla loro posizione sui migranti. A poco serve, dunque, la richiesta del Parlamento dell’UE «di sviluppare un approccio sereno e ragionato» dell’immigrazione in modo da contrastare le opinioni e gli atteggiamenti xenofobi e razzisti e promuovere la completa ed effettiva integrazione dei migranti nella società. Anche i russi, terrorizzati dall’idea di vivere un paese senza figli, preferiscono il declino demografico ad una massiccia immigrazione nelle loro lande disabitate.
A questo punto il quadro è chiaro: da una parte abbiamo un problema grave, gravissimo, che rischia di mettere in ginocchio paesi grandi e potenti addirittura come la Russia. Dall’altra abbiamo una soluzione semplice, semplicissima, con la quale si otterrebbero due importanti risultati: più bambini nei nostri paesi e più speranza per chi migra da paesi dove ce n’è poca.
L’unica cosa che resta da fare, allora, è semplice: smettere di lamentarsi per un po’, e provare a metterla in pratica.
[1] Dati tratti dal portale dell’Unione Europea, www.europa.eu