McCain, Palin e il futuro del partito repubblicano
Pubblicato in Dossier
di Valentina Clemente
John McCain e’ sotto nei sondaggi, medicine litiga con la sua vice, viagra è costretto a difendersi negli Stati che sono sue roccaforti e, soprattutto, dagli attacchi interni al suo partito. Quest’ultimo non gli risparmia nulla, compresa la vice Sarah Palin, governatrice dell’Alaska, al centro dei dibattiti e del gossip della campagna presidenziale nonché assai attenta a salvaguardare la sua immagine politica in caso di sconfitta.
Secondo il politologo John Zogby, titolare dell’omonimo sondaggio, McCain ha recuperato ben cinque punti dimezzando, così, il notevole svantaggio sul rivale democratico Barack Obama. Per Zogby, McCain sta recuperando perché parla di economia, di misure anti-crisi, di tagli delle tasse e, soprattutto perché inculca negli americani il dubbio che Obama sia un marxista che vuole ‘distribuire la ricchezza’.”
La pensano diversamente, però, gli altri uomini del candidato presidente i quali, principalmente sulle pagine di noti quotidiani americani, hanno già iniziato la lettura del capo di imputazione a McCain.
Il “pubblico ministero” domenicale del Washington Post è David Frum, ex autore dei discorsi di George W. Bush nonché inventore dell’assai nota “axis of evil”: esponente di una nuova destra che cerca di riprendere in mano il partito (nel suo nuovo libro Comeback – Conservatism that can win again offre proprio degli spunti ai quali il partito repubblicano deve prestare particolare attenzione), il repubblicano attacca il candidato dicendo che “Ci sono molti modi di perdere un’elezione presidenziale. John McCain sta perdendo in un modo che minaccia di far affondare l’intero partito repubblicano insieme a lui”. Tra i repubblicani, inoltre, da giorni girano voci alquanto preoccupanti: i democratici non potrebbero conquistare solo la Casa Bianca, ma anche una maggioranza di 60 senatori in Congresso e tantissimi deputati. Frum ha, di conseguenza, chiesto al partito di tagliare i fondi a McCain, oramai dato per vinto, e di concentrarsi sulla difesa dei seggi del Congresso in forte rischio.
Un’altra accusa proviene da David Brooks, voce conservatrice del New York Times che, al contrario da quanto detto da Zogby, ha accusato McCain di aver “perso il centro, spostandosi troppo a destra scegliendo Sarah Palin e lasciando gli elettori moderati nelle mani di Obama. Inoltre, “McCain non e’ riuscito a liberarsi della camicia di forza di un partito in crisi e di un conservatorismo che e’ indietro con i tempi. Ed e’ questo che rende le settimane finali di questa campagna così indescrivibilmente tristi”.
La replica di McCain? A “Meet the press”, rubrica domenicale della rete televisiva NBC, il repubblicano ha in primis puntato il dito su George W. Bush e gli otto anni di presidenza, ripetendo con insistenza che lui non è Bush. Nel suo intervento, il candidato del partito dell’elefante ha, inoltre, fatto capire che se i repubblicani sono in crisi la colpa è del presidente che hanno avuto per otto anni e non sua.
In aggiunta a tutto questo, McCain e donna barracuda, Sarah Palin, sembrano più che mai ai ferri corti. Quest’ultima, infatti, sembra non voler più ascoltare i consigli dello staff del candidato repubblicano e, al contempo, è sempre più decisa a seguire il proprio istinto, a volte atteggiandosi da diva. Il suo obiettivo? Salvaguardare il suo futuro in politica in caso di disfatta alle presidenziali.
Aria da regolamento di conti, quindi, all’interno del partito repubblicano che, a quanto sembra, pare stia perdendo tutti i frutti raccolti sin dalla presidenza Reagan.
Una piccola curiosità: Sarah Palin ha cambiato pettinatura. Chissà se il partito repubblicano ha pagato anche questo…