Un volume dalla copertina verde, un po’ consunta e polverosa, fa capolino dalla libreria abitata da centinaia di libri, alcuni belli e lucidi, con storie ancora sconosciute da raccontare, con il profumo inconfondibile dei libri nuovi, altri vecchi e velati di una malinconia che solo le storie raccontate hanno, con quei ricordi un po’ confusi che ci camminano accanto e, ormai, fanno parte di noi.
Lo prendo in mano, spinta dall’attrazione e, spolverandolo, mi si presenta un vecchio amico, il profilo noto, lo sguardo fiero, lo riconosco: è Cyrano.
Se un libro ti attrae una ragione c’è sempre; in quella libreria cercavo altro e, invece, mi è capitato lui tra le mani. Senza pensarci ricomincio a sfogliare le pagine di una storia che conosco da una vita, quello dello spadaccino simbolo della più grande storia d’amore che l’uomo abbia mai saputo raccontare, quella dell’amore gratuito. Il guascone con il naso grande e il cuore puro, guidato da grandi ideali e dalla passione per la vita è una figura ancora oggi affascinante perché, in lui, niente è fuori posto, stonato, ma tutto è in sintonia con l’universo. Cyrano ha tanti difetti, ma nemmeno un lato negativo. È spesso irriverente ma mai menzognero, è uno che reagisce sempre, ma lo fa sempre e solo con estrema sincerità. È uno che sa ferire, ma con la singolare arma della parola. Innamorato, senza speranza alcuna di essere ricambiato, della bella cugina Rossana, fa la scelta più altruista che un uomo possa fare: si allea col “rivale”, il bel Cristiano, e gli regala la sua anima, le sue parole, la sua capacità di amare, così che la donna così profondamente amata possa ricevere in dono un amore che più intenso non si può. Cyrano è capace di fare il più importante dei regali, rinunciare alla felicità dell’amore per vedere felice Rossana, anche se tra le braccia di un altro.
Sarà forse per la grandezza d’animo del personaggio di Cyrano, ribelle, poeta, innamorato e pensatore, che quello scritto da Edmond Rostand è uno dei testi teatrali più riusciti di tutti i tempi che, ancora oggi, viene messo in scena senza il bisogno di rifacimenti e riadattamenti, ma così come è stato scritto, con la forza e l’intensità di quelle parole che dilagano come un fiume in piena, con la poesia di frasi talmente note da essere immediatamente riconoscibili, con la grandezza e l’emozione che solo i capolavori riescono a trasmettere. L’autenticità del personaggio è dovuta, molto probabilmente, al fatto che Rostand ha preso ad esempio per costruire il personaggio del cadetto di Guascogna una figura importante, seppure “minore”, della letteratura francese, quella di un intellettuale dalla vita sregolata, con una coscienza civile che lo portava a scegliere di stare, sempre e comunque, dalla parte del giusto e ne ha fatto, con mirabile accuratezza, una ricostruzione storica che si avvicina allo spirito di quei tempi e, se vogliamo essere precisi, anche dei nostri.
Cyrano è quello che si definisce un grande uomo, passionale e timido al tempo stesso, coraggioso verso i prepotenti, i ricchi, i falsi ma spaventato da se stesso di fronte alla grandezza dell’amore, avventuriero come Don Chisciotte e infelice come Amleto, innamorato e romantico come Romeo.
Un personaggio profondamente umano che ha il coraggio di fare una cosa che l’uomo non sa più fare: regalare l’amore senza richiederlo indietro.
“Non ridere, ti prego, di queste mie parole,
io sono solo un’ombra e tu, Rossana, il sole,
ma tu, lo so, non ridi, dolcissima signora
ed io non mi nascondo sotto la tua dimora
perché, oramai lo sento, non ho sofferto invano,
se mi ami come sono, per sempre tuo, …Cirano”
(F.Guccini)