Ieri 31 maggio nelle acque internazionali a largo di Israele una nave della flottiglia di imbarcazioni cariche di aiuti e di pacifisti dirette a Gaza è stata attaccata dai corpi speciali israeliani. Ci sono stati 19 morti tra i pacifisti e qualche ferito lieve tra i soldati israeliani. Queste navi erano partite da vari paesi del mediterraneo cariche di speranza e aiuti per una popolazione, tadalafil quella palestinese, ask ormai sotto assedio da parte degli israeliani da quando Hamas ha preso il potere a Gaza. Il governo israeliano, lasciando sbigottita letteralmente l’opinione pubblica mondiale e dimostrando di non dover rendere conto a nessuno delle loro azioni, ha deciso questa mattina di attaccare una delle imbarcazioni facente parte della “flottiglia della pace” battente bandiera turca. Sulla nave turca oltre agli attivisti erano presenti numerosi deputati turchi e da segnalare anche 4 italiani per fortuna rimasti illesi. Dopo questo attacco la Turchia in primis ha ritirato il suo ambasciatore da Tel Aviv e ha chiesto una riunione immediata del consiglio di sicurezza Onu.
Quello che stupisce – non credo solo me – è la reazione dell’opinione pubblica internazionale. Incredibili sono state in particolare le reazioni del mondo occidentale. Prima fra tutte è stata quella del presidente USA Obama che ha chiesto semplicemente di “fare chiarezza” sull’accaduto. La Lega Araba ha convocato una riunione urgente ad hoc definendo l’azione di oggi “un atto di pirateria”, mentre la Turchia ha definito l’attacco israeliano un “terrorismo di stato”. Ora quello che tutti si chiedono, io in primis, è se l’accaduto di oggi verrà come al solito affossato e finirà nel dimenticatoio come una delle tante azioni della politica estera israeliana a cui non ci possono essere reazioni, o se finalmente la comunità internazionale saprà trovare la forza in questo “disastro” per imporsi su una politica israeliana sempre più individualista. Un fatto che conforta il cuore è che in tutto il mondo ci sono state proteste spontanee in piazza, quella più vicina a noi è stata quella a piazza San Babila, ma quella più importante si è svolta a Gerusalemme, con la partecipazione di diversi Ebrei.
Caro Shady,
non so se tutti su quella nave battente bandiera turca fossero veri pacifisti, non so nemmeno come sono stati accolti i soldati israeliani una volta messo piede sulla nave né se la stessa si trovasse o meno in acque internazionali. Resta il fatto che Israele, da sempre vittima (non senza motivo) della “sindrome da accerchiamento”, sembra essere inconsciamente spinta ad alimentarla con atti che giudicare sconsiderati sarebbe un eufemismo. Continuo però a nutrire la speranza che Obama sappia dare alla crisi israelo-araba-palestinese una nuova impostazione, che voglio sperare stia già muovendo i primi (purtroppo timidi) passi attraverso alcuni canali diplomatici, pur tenendosi ancora ben lontana dalle conferenze stampa.