Angela Demattè, site astro nascente della drammaturgia contemporanea.
Non sorprende che si sia aggiudicata uno dei massimi riconoscimenti per la drammaturgia contemporanea.
Premio Riccione per il Teatro nel 2009, shop la Demattè dipinge a tinte forti l’affresco di una tensione idealistica fra il bene e il male, pharmacy che finisce per sfumare i contorni del primo nel secondo, per deformare se stessa nel suo opposto, per distruggere ciò che aveva lucidamente intuito e coraggiosamente costruito.
“Avevo un bel pallone rosso” narra le vicende umane e ideologiche di Mara Cagol, nata Margherita, moglie di Renato Curcio e con lui fondatrice delle Brigate Rosse, uccisa in uno scontro armato con le Forze dell’ordine nel 1975, a soli trent’anni.
E lo fa in chiave intimistica, percorrendo lo sgretolarsi negli anni di un rapporto padre-figlia nato complice in un contesto piccolo borghese e risoltosi in una totale incomunicabilità.
È molto difficile restare neutrali di fronte a tante sollecitazioni, tale è la tensione ad alzare la voce insieme a quella che appare come un’eroina, di gridare a quel padre ormai disilluso che occorre la forza di cambiare lo status quo, non giacere nell’inerzia di adattarvisi.
Eppure…
Con l’incalzare del ritmo, che trasfigura la scenografia naturalistica conferendole un impianto sempre più simbolico, dei dubbi si insinuano sottilmente nello spettatore: quel padre non ci pare poi così vinto, la sua semplicità non così reazionaria.
Il ripetere alla figlia che “non può essere giusto ciò che crea un perenne senso di infelicità” rimbomba in maniera sempre più assordante, creando un vortice di sensazioni contrastanti, sospese tra l’attrazione e la repulsione.
Un testo che scuote e non perdona, quello della Demattè, anche protagonista sulla scena accanto a un validissimo Andrea Castelli, nei panni del padre.
Una voce giovane, figlia degli anni ’80, che risuona di un’attualità sconcertante nel panorama desolante della nostra Italia di oggi.
Che induce ad interrogarsi sul confine tra etico ed immorale, tra legittimo ed illegale, tra giusto ed opportuno.
Senza offrire risposte definitive, solo squarci di drammatica insolubilità.
di Angela Demattè
Regia Carmelo Rifici
con Andrea Castelli e Angela Demattè