Lettera al Presidente

Di Redazione • 20 apr 2009 • Categoria:Italia, Segnalazioni • Nessun commento

Caro Presidente,

mi chiamo Armando Di Giorgio e sono un abitante di una piccola cittadina vicino L’Aquila. Il suo nome è Popoli, ridente, rigogliosa, tradizionale, tranquilla.
Un primo appello che vorrei rivolgerle, e che spero possa stimolare la sua attenzione, riguarda la centralità che in questi giorni nefasti L’Abruzzo, e L’Aquila in particolare, stanno giustamente avendo dalla collettività nazionale nel suo complesso. Ci riempiono di gioia gli attestati di affetto, le manifestazioni di vicinanza e tutte le azioni concrete di solidarietà che il Paese ci sta tributando. Non ci fanno sentire soli in questi momenti di paura e, troppo spesso, di lutto. Sentiamo su di noi un’attenzione mai sperimentata prima, ci sentiamo premiati da una luce che mai i riflettori nazionali ci avevano concesso.
Dunque, in questo senso, il mio appello è duplice ed è, primariamente, rivolto alla necessità che questi riflettori non si spengano, come sempre avviene, quando l’attenzione mediatica verrà a scemare, perché è questo quello che avviene quando la tragedia non fa più notizia.
In secondo luogo, vorrei strapparle una promessa per l’impegno a porre finalmente al centro delle politiche pubbliche nazionali una regione che, come le dicevo poc’anzi, molta parte dell’Italia sta scoprendo in questi giorni. Mi creda quando le dico che la mia - ormai nostra - Regione è stata spesso trascurata dall’impegno pubblico nazionale, quell’impegno capace di costruire strade, ospedali e scuole d’eccellenza, potendo contare sul fatto che l’abruzzese non si lamenta, non alza la voce, accetta e tira dritto. E se avesse bisogno di un esempio di quanto dico, le posso offrire come testimonianza la straordinaria ricchezza del nostro paesaggio – mare, montagna e collina - che mai, mi creda mai, ha avuto un inquadramento o è stato oggetto di una riflessione di respiro nazionale al fine di essere organizzata e valorizzata come attrazione turistica per lo straniero. Se pensa che il treno che collega la capitale a Pescara impiega quasi quattro ore, capirà come un turista possa risultarne facilmente scoraggiato. Ma non vorrei ridurre tutto ad una mancanza di attenzione in ambito turistico e vorrei estendere la riflessione alla scarso sostegno pubblico all’industria o anche al terziario, laddove, se comparato con altre regioni dello stivale, quelle che godono più spesso dei cosiddetti “riflettori” perché riescono ad alzare più di noi la voce, ebbene, è di molto inferiore, se non altro nella sua percezione collettiva.
Quel poco – o tanto, dipende dai punti di vista - che c’è, si è costruito da sé, spesso senza infrastrutture o fondi nazionali che lo sostenessero.
Adesso, e questo lo pensiamo tutti, è il momento di porre al centro la nostra regione. Ora tocca a noi. È necessario che tutti remino nella direzione che mira a tradurre una immane sciagura in una occasione per un rilancio, anzi per un lancio, perché prima non c’era stato nessun trampolino. L’Aquila deve diventare il fiore all’occhiello dell’intera nazione, deve diventare l’esempio di come si riorganizza una città, di come la si faccia risorgere dal nulla in modo efficiente, condiviso, ma soprattutto brillante.
È una sfida che lei deve imporre alla sua classe politica, al presidente del consiglio e ai suoi ministri. Dica loro che è nella ricostruzione e nel decollo di questa regione che si misura quanto la loro presenza sui luoghi del terremoto fosse strumentale o, al contrario, fosse sinceramente sentita, ricordando, anche, che non ci si può vantare di essere stati vicini alla nostra popolazione in questo momento, è un dovere, a meno che non si parli di sciamani e non di politici.
Mi permetta, in conclusione di questa epistola, di sollecitarla su un ultimo punto che riguarda il mio paese, Popoli, in provincia di Pescara. Nonostante la vicinanza all’epicentro (30 km) ed il livello di danni subiti dal terremoto – del quale troverà facile informarsi – non siamo ancora stati inseriti tra i comuni colpiti, quando, allo stesso tempo, paesi più distanti (e conseguentemente meno colpiti) della provincia de L’Aquila sono stati immediatamente inclusi. Questo ci ha precluso un’attenzione maggiore in questi giorni, in termini di soccorso, di costruzione di tendopoli e di tanto altro.
Non vorrei che questioni amministrative – nello specifico la nostra appartenenza ad un’altra provincia – possano creare dei ritardi in tutto ciò che c’è da fare. Se non altro vorremmo la prova che quelle politiche decisionali, quelle meramente orientate alle gestione dei fondi, possano essere messe da parte in questi momenti. Spero che lei possa aiutarci in questo senso.
La ringrazio per l’attenzione e la saluto con affetto.

Armando Luigi Di Giorgio

AbruzzoPresidente della Repubblicapubblica amministrazioneterremoto

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