Povera Sinistra
Di Giacomo Valtolina • 31 mag 2009 • Categoria:I valori dei partiti, Italia • 3 CommentiA ventun’anni dalla fine del Pci, l’idea che i «comunisti» continuino a ostacolare l’azione di governo è quantomeno ridicola. Al contrario, quelle che Silvio Berlusconi continua a chiamare «le menzogne della sinistra» sembrano avergli addirittura consegnato anni di crescente e incontrastato dominio. Dilaga infatti l’idea (confermata dai consensi) che in molti abbiano fatto il suo gioco. La battuta che Bertinotti fosse «a libro paga» dell’attuale presidente del consiglio provoca, conseguentemente, sempre meno sorrisi.
Ma partiamo dai dati che tutti conoscono: nel 1988, alla vigilia della caduta del muro di Berlino, il partito comunista europeo più fertile, più dinamico e con più consensi di tutti gli omologhi occidentali, anticipando - secondo alcuni - il corso della storia, opera una scissione. Da una costola del rinnovato Partito della sinistra, nel 1991 nasce Rifondazione comunista. Risultato: dal 5,6 % delle politiche ‘92 fino al 9 scarso delle elezioni ‘96 (dopo il primo flop berlusconiano), si è giunti oggi a un disastroso cumulativo 3,2 %, somma dei voti di tutti gli esponenti della sinistra radicale inclusi i verdi, un partito cosiddetto “radical chic” (che ha visto transitare esponenti di diverse culture politiche tra loro inconciliabili), anomalia tutta italiana nel panorama ambientalista europeo.
L’esperienza fallimentare della Sinistra arcobaleno (Rifondazione, Verdi, Sinistra democratica e Comunisti italiani) nel 2008 è quindi probabilmente la più grande débacle elettorale che la storia della sinistra ricordi. Un bacino di elettori che fino a 18 mesi prima avrebbe facilmente oltrepassato la soglia del 10%, ricreando nuovamente un polo alternativo all’opposizione centrista di respiro popolare, è miseramente crollato, sottolineando in maniera inequivocabile come il «verde» con il «rosso» abbia poco da spartire, e come l’unico verde che i neocomunisti debbano prendere in considerazione sia quello di tinta padana della Lega, che tanti voti operai ha risucchiato, come un vortice di Naruto, anche nei «feudi» della Toscana, della Liguria e dell’Emilia Romagna.
Ma al di là delle evidenti incompatibilità cromatiche, le imminenti europee hanno nuovamente ridisegnato lo scenario a sinistra, rendendo ancor meno decifrabile un’offerta politica già fragile. Sia laddove è rimasta la falce martello (la Lista comunista e anticapitalista, composta dal Prc di Paolo Ferrero e dal Pdci di Oliviero Diliberto, e il Partito comunista dei lavoratori di Marco Ferrando) sia laddove è sparita (Sinistra e libertà di Nichi Vendola). Ed è proprio questo l’elemento più critico per chi cerca di ricostruire una sinistra senza più culture di riferimento, sempre più annientata nei propri contenuti e drammaticamente priva di personalità intellettualmente e politicamente autorevoli. Questo era infatti il. vero punto di forza del partito comunista italiano e della sua dirigenza. Basti pensare al nome di Gramsci che Oltralpe suscita ancora oggi rispetto e dibattiti all’avanguardia, mentre in Italia è diventato poco più che un totem contraffatto, che il turista inesperto piazza nel proprio salotto come decorazione, al ritorno dalle vacanze nelle riserve indiane degli States, e di cui poco si studia e poco si sa. Nessuna tanto millantata egemonia culturale, quindi. Tantomeno nei libri di scuola.
Nonostante i volumi di Bernstein, Kautsky, Proudhon e Bakunin in bella mostra nelle romane librerie degli (ex) parlamentari gauchistes (già di per sé sintomo di una confusione latente), poco resta di una cultura politica imponente, dimenticata nel deserto ideologico moderno, lasciando soltanto falle e contraddizioni sui temi cardine: industrializzazione, lavoro, internazionalizzazione e laicità. Le egide moderne si nascondono invece dietro ad inganni meramente demagogici, celati sotto un velo che confonde i tessuti idealisti (nel senso filosofico) originari in vuoti concetti d’occasione, facilmente reperibili, poco efficaci e assai controproducenti. Pacifismo, ecologismo, un post femminismo d’ignote radici e un conservativismo senza eguali, che stanno lentamente affondando un vascello fantasma di cui pochi ricorderanno la scomparsa.
A poco serve accusare la deriva maggioritaria dell’attuale Pd. O ricordare l’utopia bertinottiana di un nuovo ordine, di una nuova rivoluzione (affogata nel sangue dopo le rivolte di Seattle, Stoccolma e Genova) da compiere grazie alla forza spontanea insita nei movimenti. O ancora, denunciare le politiche americane d’ingerenza durante la guerra fredda avallate dalla Democrazia cristiana. Come nel gioco del pallone, infatti, prima di aspettare che la piccola squadra di turno riesca a fermare in casa la capolista, prima bisogna fare i 3 punti, vincendo le proprie partite.
Uno degli ultimi numeri di Internazionale, dal titolo «C’era una volta la sinistra» e firmato Perry Anderson, decripta lucidamente la defaite culturale del partito dei lavoratori in Italia, così forte e coinvolgente fino alla morte di Enrico Berlinguer (che negli anni Settanta raggiunse il 34 % dei voti), così povero di riferimenti culturali oggi in uno scenario politico trasformato da Tangentopoli e da ciò che ne è seguito fino al tentativo berlusconiano odierno di trasformare la professione del politico in una passerella, dove modelle, starlette, giovani rampolli e controfigure siedono in un Parlamento definito «inutile», con un esecutivo avvallato soltanto dai talk show televisivi, conclamata nuova aula del dibattito politico.
E in questo «avveniristico» modo di fare politica, la sinistra italica si rivela terribilmente arretrata: non poiché non sappia anch’essa proporre eguali personaggi «attrattivi», quanto perché la semplificazione del linguaggio e delle idee in corso, provoca l’emergere di figure incompetenti, ma incapaci di sopperire alla loro mancanza di preparazione. Che tuttavia richiamano continuamente. Sarebbe come se Mara Carfagna avesse incentrato la propria campagna elettorale su Hegel e sulla Gestalt: il disastro sarebbe stato totale.
Anche la leadership italiana della Sinistra europea, fortemente voluta da Bertinotti, oggi vacilla, anche per lo spasmodico bisogno del Pd di precorrere i tempi, smarcandosi dal Pse, il riferimento socialista presieduto dal «kapò» Martin Schulz. Ma anche all’estero, le cose non vanno meglio. In Francia, il Nouveau parti anticapitaliste, ormai più forte del Pcf, si deve affidare alla figura del postino Olivier Besancenot, giovane con interessanti capacità mediatiche ma sensibilmente lontano da uno spirito governativo.
Non può che tornare alla mente, quindi, lo sketch di Corrado Guzzanti, in versione Fausto Bertinotti, in cui grida compiaciuto che «la sinistra è gioco, opposizione, divertimento» e in cui le finanziarie proposte da Romano Prodi vengono rispedite al mittente come «inaccettabili» solo perché il ristorante in cui sono state proposte non è all’altezza.
Povera sinistra, allora, e poveri suoi maestri, alle prese con un riposo perpetuo quantomai insonne, dentro bare scomode, piene di spifferi e orribili insetti.
Giacomo Valtolina
Giacomo Valtolina Giacomo Valtolina, giornalista milanese, classe 1983.
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un po’ sintetico ma essenziale…. tuttavia manca di sottolineare un aspetto. la litigata eredità berlingueriana. a chi spetterebbe realmente? al pd socialdemocratico che vede in berlinguer il precursore di una presunta socialdemocratizzazione del pd? al PCDI/PRC che vedrebbe nell’arroccamento identitario operaista del secondo periodo il vero intuito dell’ex segretario? o ha ragione S&L che punta a una idea postmoderna di sinistra sullo stile della Linke tedesca (che tu non nomini ma che vien letta da più parti come il fenomeno politico più innovativo nel panorama europeo)…ci sarà da vedere i risultati delle elezioni, sinceramente spero che si torni ad un’alleanza a sinistra…unità nella diversità o quel che sia, ricercando il compromesso piuttosto che le divergenze…
saluti. 1) non nomino la linke (o il linke) che però aleggia costantemente dietro all’articolo come esempio di un’alleanza rossoverde che ho più volte avuto modo di sottolineare come incompatibile (vd altri articoli) seppur efficace elettoralmente. sinistra e libertà copia pedissequamente (e forse giustamente) per pura convenienza: credo che il bravo vendola abbia addirittura detto che i radicali dovrebbero essere insieme alla «sua» idea di sinistra - e qua la confusione risulta elevata all’otto orizzontale simbolo dell’inifinito quindi mi fermo. 2) il pd è «pd». e non psd o spd o dps o ciò che si vuole, quindi non socialdemocratica per definizione, e qua mi pare che non ci siano dubbi. ho trascurato il tema lasciandolo trattare a chi ne doveva scrivere. 3) per quanto mi riguarda berlinguer è un esempio non della sinistra bensì della politica italiana in genere. da giolitti a mussolini, dalla dc intera a craxi e da prodi a berlusconi, in italia raccoglie consensi chi non ha una chiara identità o chi raggruppa un coacervo misto di voti (si veda assolutamente Carlo Tullio Altan - La Nostra Italia, Egea - lucida analisi della storia antropologico-politica italica). a destra, al centro e quindi anche a sinistra (pensiamo volendo anche a bertinotti che un certo consenso lo ha raggiunto senza alcuna’identità - «i movimenti» sono infatti di per sé differenti, sennò sarebbe «il movimento»). nuovamente saluti
pardon, attorno alla 12esima13seima riga, c’è inappopriatamente il termine «scissione». mea culpa: fretta o disattenzione. ovviamente la scissione è quella del ‘91. nell’88 è un rinnovamento, per così dire.. una piccola aggiunta sul tema pd: come ho scritto è in europa che si vede la vera identità del partito: come è sempre stata caratteristica della sinistra italiana, si vuole incidere in Europa. ecco quindi lo smarcamento dal pse. sia chiaro, anche chi dice di voler essere nel pse, mente: il progetto a lungo termine è il partito democratico europeo, anticipando gli altri. credo che in francia a breve, visto anche il fallimento del MoDem di bayrou (è retrocesso in un cntesto in cui sarebbe dovuto crescere), si andrà in questa direzione. fra l’altro già auspicata da segolène, vedremo.