La lezione di Messina
Di Valentina Jaen Malmsheimer • 9 ott 2009 • Categoria:Italia • Nessun commentoDa ogni angolo del litorale messinese se guardi avanti c’è l’Italia, la parte continentale. Trovo dunque sia quantomeno peculiare se non paradossale che una tale tragedia come quella avvenuta pochi giorni fa abbia colpito proprio quella parte della Sicilia ch’è tanto vicina al continente. Paradossale perché proprio come lo è geograficamente, Messina è vicina al resto d’Italia ma la può soltanto osservare, timidamente, da lontano.
Dopo le ripetute sciagure avvenute in Abruzzo nessuno di certo si aspettatava una situazione d’allarme a così poca distanza di tempo. La natura invece ci ha nuovamente messo a confronto con la nostra inadeguatezza maggiore: l’incapacità in toto (ed ancor piu forte nel Meridione) di sapere garantire la sicurezza ai cittadini. Un’alluvione e più di 23 persone perdono la vita, migliaia di sfollati e una regione sotto shock. Come se non bastasse, oltre al danno c’è la beffa. I soccorsi che hanno difficoltà ad arrivare e un crescente dubbio su chi vi sia da incolpare. Perchè la natura non ha colpe, c’è da sempre; un controllo dell’edilizia e dell’edificato esistente invece non c’è mai stato. La pioggia non è parte della quotidianità eppure nessuno ha mosso un dito in modo da prevenire questa tragica situazione. Perché prevenire un danno ne impedisce l’avvenire e se il danno non c’è, nessuno rende merito. Il dramma sismico abruzzese n’è un esempio lampante. Il Presidente del Consiglio Berlusconi è stato tanto acclamato per avere messo in atto una rapida ed effiace costruzione di nuovi edifici a norma per le famiglie sfollate. Era suo dovere e l’ha fatto. Bravo. Ma aveva ed ha tutt’ora anche il dovere di proteggerci da tali sciagure. Purtroppo però come tristemenete molti prima di lui, non ha mai agito in anticipo. Al contrario del proverbio, in politica curare rende più del prevenire.
E non sono solo i politici a rendere lenta la macchina del progresso e della prevenzione. Il 25 ottobre 2007 infatti un nubifragio aveva già colpito Messina ma ogni giornale si concentrava sul cosidetto “pacchetto sicurezza” che sarebbe stato varato pochi giorni dopo. L’informazione pubblica italiana si esprime spesso all’unisono e da anni è annebbiata da nozioni poco comprensibili o di poca rilevanza. Notizie gonfiate a dismisura, gossip e scandali inutili, distrazioni ad effetto placebo che tengono distratti i lettori meno “attenti”.
Fra il 2007 ed oggi di Messina non s’è quasi più parlato, se non per via del ponte sullo Stretto. In molti sono forse a conoscenza del progetto che dal 1969 viene riproposto dalle varie legislazioni. Sono pochi però quelli che sanno che nel 2009 lo Stato ha acconsentito allo stanziamento di oltre 1,3 miliardi di euro (il costo totale si aggirerebbe intorno ai 6 miliardi). 1,3 miliardi di tasse pagate dai contribuenti per un ponte che nessuno vuole, né i messinesi né i reggiani. Per non parlare del resto del Paese che ovviamente se ne tiene fuori. Del resto poca gente raggiunge la Sicilia via terra e figuriamoci se ci interessiamo dei problemi delle altre regioni. Ne abbiamo già troppe nella nostra.
In Italia il menefreghismo nei confronti delle questioni serie galoppa, abbiamo tempo solo per concentrarci sulle love stories extra coniugali del nostro Premier… E nel frattempo madre natura ci ridicolizza nuovamente.
23 morti non possono e non devono essere invano. Se le numerose proteste contro la costruzione del ponte - ultima fra le queste il “NoPonte” dello scorso 8 Agosto - non sono riuscite a fermare questo assurdo masterplan, spero vivamente che sia giunto il momento di ridimensionare la questione di un progetto voluto unicamente dagli appaltatori e da coloro che taglierebbero il nastro all’inaugurazione (per poi magari andarsene via in elicottero…)
Eppure a leggere i quotidiani del 5 ottobre pare che il ponte si farà eccome. Stando a quanto riportato Matteoli ha confermato l’avvio dell’opera, previsto per gennaio 2010. Nonostante opinioni divergenti sul fatto che possa o meno essere valutato una priorità, il ponte sembra essere una realtà sempre più vicina.
Personalmente disapprovo la cosa completamente, sia dal punto di vista estetico - il ponte danneggerebbe irrimediabilmente lo splendido panorama di due città - sia dal punto di vista pratico. Come lo stesso Capo di Stato Giorgio Napolitano ha giustamente affermato, non c’è bisgono di opere faraoniche. Ed un’opera come il ponte sullo Stretto non farebbe che riempire le tasche di investitori e malavitosi locali, mettendo inoltre a repentaglio la vita dei poveri innocenti che ne farebbero uso (date le enormi lacune presenti anche sul campo della mautenzione delle opere pubbliche). I finanziamenti statali per molti progetti “inutili” devono essere finalmente bloccati. I soldi dello Stato, il risultato dei sacrifici dei contribuenti italiani, devono servire per i controlli sull’agibilità e la messa a norma degli edifici e delle infrastrutture situati non solo in siti geodinamicamente complessi ma su tutti i 301.338 km² del nostro territorio. La cassa statale deve aprirsi per migliorare il Paese e garantire la sicurezza ad ogni cittadino, per incassare sanzioni salate applicate ad ogni fuorilegge, ad ogni singolo cm² di edificato abusivo e per fornire una efficente manutenzione delle (infra-)strutture, così come avviene nella maggior parte dei paesi più sviluppati. Non si può più aspettare. Non possiamo più permettere ad una natura incontrollabile di mietere vittime a causa della nostra incapacità di controllo.
Se Messina, con la sua gente gentile ed accogliente, con il mare e la spiaggia, il porto e la montagna da una parte pare lo specchio di un’Italia “popolare” e buona, dall’altra, con le centinaia di costruzioni abusive e pericolanti, le decine di chilometri di strade a dir poco “difficilmente agibili”, è il riflesso di un sistema malsano ed ostruito. Di un’Italia che non sa andare avanti senza trascinare i piedi, lenta e poco convinta. Distratta e sofferente.
Non sono messinese ma a Messina ci sono stata, l’ho conosciuta attraverso gli occhi di chi ci è nato e di chi ci abita ed oggi più che mai il mio pensiero è rivolto a quella città siciliana che si affaccia sul nostro continente. Con la speranza che un giorno, al posto di un ponte sia l’amore e la fratellanza ed il rispetto verso i propri connazionali ad unire la Sicilia al resto del Bel Paese. Perchè bello lo è e lo sarà sempre, ma come per ogni adolescente pigro e spericolato è giunto il momento di crescere e raggiungere la maturità.
Valentina Jaen Malmsheimer Nelle sue vene scorre un sangue misto e libero che, rendendola un'instancabile viaggiatrice, l'ha portata a toccare quasi ogni continente, alla ricerca del bello nell'arte e nella natura. Dopo gli anni italiani segnati dall'istruzione germanica, l'amore per l'architettura l'ha portata prima in Svizzera poi a Panama, ma pare sia dinuovo in partenza. Forse Berlino, forse Londra o Parigi. Dicono che soffra di un'eterna indecisione fra caldo e freddo, fra nord e sud, fra giorno e notte. Poliglotta per natura, nel tempo libero si lascia trasportare dallo "Zeitgeist" per mostre e locali ed ama leggere in qualsiasi lingua, ascoltando qualsiasi genere di musica ma pur sempre accompagnati da un buon bicchiere di vino. Rigorosamente "tinto".
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