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L’amore alla greca

14 ottobre 2008
Pubblicato in Attualità
di Riccardo De Santis

Spesso si sente parlare dell’omosessualità nel mondo antico come di un fenomeno largamente accettato o estremamente diffuso: capita tante volte di ascoltare frasi come “i Greci erano tutti gay” oppure “il mondo greco: palestra, olio per il corpo e omosessualità”.
Queste espressioni sono evidentemente non corrette, anche se si basano su una piccola verità: cioè il modo in cui la sessualità era vissuta e socialmente concepita era molto diverso rispetto ai giorni nostri. Come diceva giustamente Weber in Smog sull’Attica, può essere estremamente pericoloso usare le categorie del presente per il mondo passato e viceversa.

Il primo mito da demolire è che la Grecia fosse un paradiso dell’omosessualità, quasi un prodromo di Sitges o Ibiza, dato che gli Hellenes erano estremamente attenti alla trasmissione della stirpe ed erano addirittura terrorizzati di possibili contaminazioni etniche (i popoli “altri” erano barbari ed è questo uno dei motivi per cui si parla di xenofobia greca). Quindi l’omosessualità, intesa come una coppia di uomini o di donne di quarant’anni, che vivono insieme da dieci e si amano, era considerata  sostanzialmente innaturale, in quanto significava un’interruzione alla generazione (e quindi della trasmissione patrimoniale), e veniva valutata in modo non meno negativo che nell’Italia degli anni Cinquanta.

Il fatto che fosse inconcepibile che due uomini o due donne della stessa età vivessero insieme non si basava su un critica moraleggiante o etica, ma su ragioni pratiche e concrete. Comunque sempre di critica si trattava.
Questo atteggiamento era diffuso un po’ in tutta la Grecia, mentre, a quanto pare, gli atteggiamenti di accettazione variavano molto sia da città a città che da un livello sociale all’altro.

Atene, in realtà, è l’unica polis che possiamo affermare di conoscere a fondo e in essa era diffuso un rapporto molto particolare di omosessualità (la pederastia) che mirava principalmente a un fine educativo. E’ possibile definirlo come un rapporto di profonda amicizia (e non necessariamente di natura sessuale) tra un uomo più anziano (l’amante, in greco erastes, che poteva avere tra i ventidue e ventisette anni) e uno più giovane (l’amato – eromenos, poco più che adolescente).
Era una relazione “a tempo determinato” poiché serviva a trasmettere all’amato le conoscenze e l’esperienza dell’amante e raramente durava più di due o tre anni.
Al termine di essa, l’amante si sposava con una donna, mentre l’amato poteva fare lo stesso o diventare amante di qualcuno più giovane.
Ulteriore precisazione a questo tipo di rapporto ateniese è che non era diffuso presso tutti i cittadini, anzi era estremamente minoritario ed era, per così dire, una sorta di “vezzo aristocratico”; i democratici e ceti popolare avevano serie difficoltà a comprenderlo e accettarlo.

Altro tipo di omosessualità  “educativa” avveniva, sul versante femminile, nell’isola di Lesbo, la cui testimonianza ci viene data dalla lirica monodica di Saffo.
In questo caso sembra che si trattasse proprio di una scuola (religiosa) dove veniva data alle ragazze un’educazione sentimentale finalizzata, ancora una volta, al matrimonio. Nonostante questo approccio che parrebbe distaccato e didattico, le poesie di Saffo ci mostrano come i sentimenti molte volte prendevano il sopravvento sull’insegnamento. La sofferenza di Saffo non è tanto quella di un banale amore non corrisposto (cosa comunque innovativa per la poesia greca e occidentale) ma è un canto di dolore nei confronti di una società che, nonostante la pratica, tendeva a non considerare né tanto meno legalizzare questa forma di amore.

A Sparta è probabile che oltre un tipo di pederastia simile a quella ateniese esistesse una forma di omosessualità diffusa in ambito militare (le sissizie), dove gli Spartiati erano tenuti lontani dalle mogli per mesi e forse anni e sembra fosse frequente che sorgessero unioni meramente sessuali tra i soldati.

In Grecia non si può certo dire che l’omosessualità godesse di grande accettazione e diffusione, ma la situazione cambia se prendiamo in considerazione Roma che al riguardo, contrariamente a quanto si dice di solito, era molto più libera.
Anche qui  bisogna fare la stessa premessa del mondo greco: non si trattava di una libertà sfrenata dove tutto era concesso. Esistevano forze culturali conservatrici molto forti, come ad esempio l’insieme di norme di vita che convenzionalmente si chiama mos maiorum che nei confronti dell’omosessualità non doveva essere troppo disponibile. Eppure complessivamente l’accettazione era maggiore. La discriminazione non era rivolta a chi era omosessuale, ma verso chi era “passivo” sessualmente, quindi una parte degli omosessuali ma anche le donne. Gli uomini eterosessuali e quelli omosessuali attivi (che socialmente comunque si presentavano come bisessuali) erano su uno stesso livello, le donne e gli uomini passivi su uno inferiore. Le donne omosessuali non godevano di una grande considerazione.
Solo un grande potere economico, politico e militare poteva rendere un omosessuale passivo a un livello pari degli altri uomini, come Giulio Cesare che però ebbe relazioni sia con uomini (Ottaviano e Nicomede, re della Bitinia) sia con donne (Cleopatra).

Anche Roma, nonostante una maggiore libertà, non offriva quindi uno scenario che garantiva uguaglianza e diritti. Ma anche qui usare le categorie del presente per spiegare il passato è fuorviante. Però ci si può domandare il motivo di questa discriminazione (attivi – passivi).
La spiegazione più realistica è che il mondo romano, prima di “essere conquistato” culturalmente da quello greco, era fortemente guerriero e maschilista e quindi l’introduzione anche dell’amore “alla greca” veniva filtrata attraverso questa logica “maschia” secondo cui il potere sta nelle mani “di chi domina”.

In conclusione mi pare opportuno offrire qualche suggerimento bibliografico per chi volesse approfondire un argomento estremamente vasto e affascinante, che ho cercato di sintetizzare senza omettere le linee essenziali; in italiano o comunque tradotti si possono trovare molto facilmente: Secondo natura. La bisessualità nel mondo antico di Eva Cantarella, pubblicato dalla Bur, Il ratto di Ganimede di Dominique Fernandez edito dalla Bompiani e infine L’omosessualità nella Grecia antica di Kenneth Dover, pubblicato da Einaudi.



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9 Responses to “L’amore alla greca”

  1. Roberto Priolo scrive:

    Articolo interessantissimo, Riccardo… non vedo l’ora di leggere i tuoi prossimi pezzi. Intanto benvenuto! A presto caro

    Roberto

  2. Vincenzo Ruocco scrive:

    grazie, molto intressante il tema che hai scelto di sviluppare.

    V

  3. Riccardo De Santis scrive:

    Per Roberto e Vincenzo, vi ringrazio molto.spero, se non altro, di aver stimolato un certo interesse al riguardo.
    a presto

  4. Andrea D. scrive:

    Ciao Riccardo,
    hai perfettamente sfatato il mito e cliché di una Roma e Atene “completamente” omossessuali, come spesso e volentieri si sentiva ai banchi del liceo.
    Parli di discriminazione: in che modo veniva messa in atto (se cosí si può dire) questa discriminazione al tempo degli antihi romani e greci? Come ancora avviene in Italia, come a Roma questo 8 settembre, quando un gruppo di ragazzi molto giovani hanno aggredito una coppia omossessuale di 28 anni, che camminava mano nella mano, prima con sputi e poi passando a pietre e bottiglie, al grido “via i froci dall’Italia”. E non in un qualche sobborgo pericoloso… ma in centro vicino al Colosseo.

    Questa Italia, patria della (in)civilità.

    Un eufemismo, ovviamente.

  5. Riccardo De Santis scrive:

    Caro Andrea,
    sui fatti dell’8 settembre mi unisco al tuo sdegno.Sono atti gravissimi e se li dobbiamo paragonare al mondo greco-romano hanno l’aggravante di essere avvenuti 2500 anni dopo… e teoricamente la civiltà dovrebbe essere andata avanti, anche se azioni del genere dimostrano il contrario.
    Riguardo alla tua domanda, cercherò di darti una risposta sintetica.In realtà nelle fonti non abbiamo testimonianze di azioni violente contro chi praticava l’omosessualità.La discriminazione di cui parlo è sostanzialmente “sociale” e rendeva impossibile ottenere cariche politiche o pubbliche. A parte l’esempio di Cesare, gli uomini più importanti a Roma ammettevano gusti non eterosessuali; però afferamavano di essere “attivi”.I “passivi” dichiarati erano schiavi o attori di basso livello: erano i “bassi fondi dell’antichità”.
    Non risultano violenze fisiche(a differenza di alcuni fatti dell’Italia di oggi); si trattava di violenze sociali, comunque importanti per gli antichi che erano legati allo “shame culture”.
    Bisogna, però, anche ricordare che la società antica era comunque molto violenta. Tiberio e Caio Gracco, uccisi nel secondo secolo a.c., erano la regola. Non l’eccezione come John e Robert Kennedy.

  6. Maurice Recordati scrive:

    Caro Riccardo,
    siccome l’informazione mi ha incuriosito, ti volevo chiedere quale fonte testimonia la relazione omosessuale tra Cesare e Ottaviano. Grazie e ciao.

    Maurice

  7. Riccardo De Santis scrive:

    Caro Maurice,

    in primo luogo perdona il ritardo con cui ho letto la tua domanda. Allora su Cesare e Nicomede la fonte principale è Svetonio. Anche Plutarco ne parla. Sul rapporto tra Ottaviano e Cesare, dato che la censura vigeva già allora, le informazioni dirette sono per lo più allusive (Tacito e l’Historia Augusta). Ottaviano aveva attuato una vera e propria restaurazione moraleggiante che si rifaceva al mos maiorum: saperlo tra le braccia di Cesare non sarebbe stato il massimo; una situazione simile a quella del senatore dell’UDC trovato in mezzo ai festini. Predichi bene, ma nella pratica…
    Questa allusività delle fonti è stata però presa per vera da tutti i massimi studiosi del mondo antico: Luciano Canfora, Eva Canterella e Augusto Fraschetti. E, secondo me, non a torto: vero è che c’era una lontanissima parentela tra i due -in realtà più lontana di quel che si credeva una volta, però in fin dei conti chi era ’sto Ottaviano per beccarsi una grandissima fetta del patrimonio di Cesare-che è stato lo strumento con cui egli raggiunse il potere. Cesare aveva parenti molto più vicin di Ottaviano e poi, politicamente, c’era Antonio che sarebbe stato l’erede naturale della politica dei populares. In più Ottaviano era un ragazzino e a Cesare è assodato che gli piacessero… sinceramente mi pare giusta l’interpretazione degli studiosi che ti ho citato.

  8. Maurice Recordati scrive:

    Caro Riccardo, ti ringrazio per la precisazione.

    In effetti ero rimasto spiazzato dalla notizia proprio perché, come lo hai ricordato ai lettori, ripensavo alle politiche moraleggianti e tradizionaliste che Ottaviano avrebbe portato avanti qualche anno più tardi, quando sarebbe salito al potere. E se la memoria non mi tradisce sarebbero stati regolati severamente anche i matrimoni e i costumi sessuali.

    Buono a sapersi. Tanto più perché si tratta di una informazione poco nota: non ne avevo mai sentito parlare né durante i miei corsi universitari, né l\’avevo letta sui libri di testo, forse perché per la storiografia ufficiale si tratta di una informazione di secondaria importanza. Io invece trovo che non si tratti di una semplice spigolatura da \”Forse non tutti sanno che…\” della Settimana Enigmistica, ma che sia una nozione assolutamente degna di nota – sia che essa sia provata inconfutabilmente, sia che si tratti di una supposizione molto plausibile.

    Kiss Kiss,
    Ringo

  9. Riccardo De Santis scrive:

    Di niente! è un tema veramente affascinante, secondo me.
    Ottaviano ha assunto una figura così conservatrice solo per puro interesse politico e voglia di consolidare il proprio potere. Ed era stato lungimirante: dopo 50 anni di guerre civile ha capito che quello che voleva la gente era finalmente un po’ di pace e restaurazione di vecchie tradizioni. Del resto la parte trasgressiva era già stata ricoperta dall’ amico-nemico Antonio.Tuttavia, relazione o meno con Cesare, pare nella prassi Augusto fosse bene poco morale… Cfr. soprattutto Svetonio!
    Un abbraccio

    Riccardo

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