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It’s (always) the economy, stupid!

6 novembre 2010
Pubblicato in Attualità, Primo Piano
di Valentina Clemente

È da sempre croce e delizia del mondo (e di chi lo governa). Per Barack Obama, più che una croce, è stata una vera e propria spada di Damocle. La gestione di una crisi economica apparentemente senza fine sembra, quindi, essere stata la causa principale della pesante sconfitta del partito dell’asinello alle elezioni di metà mandato.

435 i seggi in palio alla Camera dei rappresentanti, 37 al Senato, 37 i governatori degli stati dell’Unione da scegliere. Sono stati anche rinnovati 46 parlamenti statali. Molti, inoltre, i referendum locali: in California è stato bocciato un tentativo di legalizzare la marijuana, mentre l’Oklahoma ha confermato il divieto di usare la legge islamica nelle decisioni dei giudici.

I repubblicani hanno conquistato una solida maggioranza alla Camera: sospinto dal malessere generato dalla crisi economica, il Grand Old Party ha strappato la leadership ai democratici alla Camera (l’ultimo conteggio assegna loro 239 seggi contro 185), e ora hanno un nuovo speaker, John Boehner. Obama ha fatto le sue personali congratulazioni alla “new entry” auspicando una pronta collaborazione tra le due fazioni politiche, con l’unico scopo di ottenere il bene degli americani.

Il nuovo ‘House Speaker’, che di fatto rimuove Nancy Pelosi dall’incarico, immediatamente dopo la sua elezione, ha elencato i verbi caratterizzanti l’agenda politica del suo partito: tagliare la spesa e ridurre la presenza dello stato. “Gli elettori – ha detto – hanno mandato un chiaro messaggio ad Obama, affinché cambi direzione.

Tra i risultati più eclatanti, e profondamente deludenti per Obama, spicca il risultato dello stato dell’Illinois: un repubblicano ha conquistato il vecchio seggio senatoriale di Obama, probabilmente lo smacco che più ha toccato il Presidente.

In Nevada, un’altra sfida assai seguita: il leader democratico del Senato Harry Reid ha sconfitto l’aggressiva esponente del Tea Party Sharron Angle, data oramai la favorita da tutti i sondaggi. I ribelli antigovernativi, che stanno diventando sempre più un problema per l’ala tradizionalista del partito repubblicano, hanno vinto in Kentucky, con Rand Paul. Sconfitta, invece, Christine O’Donnell, candidata del Tea Party in Delaware: aspirava ad un seggio senatoriale ed invece si ritrova soltanto con i suoi principi. Risultato opposto per il cubano-americano Marco Rubio, astro nascente del Republican Party nonché esponente del movimento ultraconservatore guidato dalla “grizzly mum” Sarah Palin. Secca sconfitta per Carly Fiorina, ex amministratore delegato di Hewlett-Packard: la California ha preferito la democratica Barbara Boxer. Sempre in questo stato, il rappresentante del partito dell’asinello Jerry Brown, candidato a governatore, ha battuto Meg Whitman, fondatrice di eBay, che proprio come la Fiorina aveva speso milioni per questa sfida. Questa elezione, quindi, riporta un progressista alla guida dello stato che dal 2003 è stato guidato dal repubblicano Arnold Schwarzenegger.

A New York, invece, il democratico ed ex ministro Andrew Cuomo ha vinto la poltrona appartenuta a suo padre Mario negli anni ‘80 e ‘90.

James Carville, stratega della campagna elettorale di Bill Clinton, usò la frase “It’s the economy, stupid” per spiegare la sconfitta di Bush Senior alle elezioni presidenziali del 1992, vinte proprio dal candidato democratico. Bush, infatti, all’apice della popolarità dopo la guerra del Golfo, credeva di avere la vittoria in pugno. Non aveva, però, osservato attentamente l’andamento dell’economia americana che proprio tra il 1991 e il 1992 iniziò un periodo di forte crisi. Una frase non è mai stata così attuale: è proprio l’economia, Mr.Obama, ad averti fatto tremare. Sempre e solo lei.



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