Economia italiana: un confronto per le elezioni
Di tdomf_9e53f • 25 mar 2008 • Categoria:Altre segnalazioni, Economia • 11 CommentiConsiglio a tutti la visione di questa presentazione, opera di un gruppo di studenti italiani del master in economia presso la London School of Economics, noti ai più come “Quattrogatti@LSE“.
Un lavoro serio e molto ben documentato che illustra in modo estremamente chiaro le differenze tra la politica economica di centro-destra e quella di centro-sinistra. Perché a parole son bravi tutti, ma nei fatti le cose vanno diversamente…
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tdomf_9e53f
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è tutta una baggianata, se uno studente di economia scrivesse seriamente queste cose non supererebbe nemmeno l’esame di ingresso alla facoltà
alquanto bizarro è definire tutto ciò una baggianata. semmai si può dire che si sa già tutto. ma, evidentemente, dato che il 45% degli italiani voterà ancora silvio, qualche piccolo problema di comunicazione di questi inconfutabili dati - ormai celeberrimi per chi studia economia - evidentemente ci sarà. e non sono dati per entrare all’università, sono soltanto informazioni, forse troppo giornalistiche. che se ne faccia ciò che si vuole ma, please, non li si smentisca. bravo lorenzo. g
Non intendo commentare i dati di questa presentazione, per altro molto chiara. Vorrei chiedere se qualcuno conosce anche solo un paese - oltre al nostro - all’interno dell’area Euro, che faccia o abbia fatto recentemente condoni - fiscali o peggio ancora edilizi. A me non risulta che ve ne siano.
Il fatto che tutti debbano pagare le tasse, proporzionalmente al reddito, non è nè di destra nè di sinistra.
Molto semplicemente, è giusto. Ed è il principio cardine su cui si fonda una democrazione matura di un Paese civile. Noi - spiace ammetterlo - non siamo nè l’una nè l’altra cosa.
interessante notare come i forzitalioti (o i popoli della libertà, geneticamente separati dai popoli del totalitarismo/mangiabambini/per la distruzione del libero pensiero) siano sempre scottati dall’EVIDENZA dei fatti. marco, argomenta contro, non limitarti a dire che la presentazione è elementare. e please, cita le tue fonti. questo è dialogo, socratica dialettica. altrimenti ci limitiamo a scopiazzare su un piccolo angolo di etere conversazioni (meglio definirli rigurgiti) alla ballarò in cui non ci si scambia idee ma assunzioni, presunzioni e vaghe convinzioni senza uno straccio di certezza. abbiamo bisogno di un po’ di limpida verità in questo paese, non credi? mi sembra che abbiamo giocato a monopoli per troppo tempo con soldi, ahimè, troppo veri.
Una buona presentazione fatta da un gruppo di ragazzi che dati alla mano ha espresso in ‘macro’ in modo chiaro e senza sofismi il loro pensiero.Un’analisi economica chiara basata su tasse,debito (di cui si sa effettivamente poco) e non solo.Una ricerca che aiuta a ‘vedere’ meglio il tema che probabilmente interessa di più gli italiani,dato che riguarda direttamente le loro tasche. Ad ognuno spetta poi valutare come e se questa o altre analisi possano aiutare a prendere una decisione nelle prossime settimane.
Ad ogni modo spero che non siano questi gli unici temi che facciano oscillare il pendolo delle preferenze verso uno schieramento od un altro.In cabina elettorale devono essere tenuti e soppesati vari fattori oltre a quelli prettamente economici.
Grazie
La presentazione più che elementare, mi pare semplice. Semplicistico è, forse, ritenerla un aiuto al voto. Si presume che, oltre al vile denaro -che pur ci manda avanti il carrozzone- dovremmo analizzare tutta un’altra serie di fattori davvero civili: diritti sul lavoro, diritti nella vita privata, giustizia ecc ecc…
Troppe volte si sente dire che il nostro Paese “non è ancora pronto” a questo e a quello, ma se non lo si inizia a preparare non sarà pronto mai. Ahimé né Berluska né Veltruska mi sembrano due innovatori.
Colgo l’occasione per fare alcune osservazioni su questo articolo.
Cari colleghi vi scrivo da economista ma in questa sede adopererò una terminologia molto semplice per rivolgermi a tutti coloro che hanno letto la vostra presentazione.
Alla vostra scuola di economia fanno sicuramente ancora studiare le due teorie economiche fondamentali, la Keynesiana e a liberista.
Bene, la vostra presentazione trae in inganno il lettore in buona fede perchè il vostro ragionamento giudica con la lente Keynesiana una politica liberista :
è logico che la sinistra sia più brava del centrodestra in una politica di sinistra (Keynesiana)
il lettore non sa che le tasse hanno un effetto immediato nei portafogli mentre quello che voi chiamate avanzo è frutto di un lavoro che parte nel tempo di un governo e viene raccolto in quello successivo. Su questo punto c’è mala fede, una frettolosa conclusione che confonde il lettore guidandolo verso una conclusione elettorale tutta vostra.
Purtroppo ono si può fare un corso di economia agli elettori prima del voto, ma a voi che studiate ancora,vi invito a studiare anche oltre pagina 3 o 4 dove si parla delle politiche liberiste di sviluppo; dove si parla di uno Stato che garantisce l’economia e non si appoggia su di essa con l’uso o l’abuso di una sola manovra keynesiana, quella fiscale.
Per cui studiate anche oltre le prime tre paginette che vi hanno fatto imparare e poi magari invece di presentarvi come studenti presentatevi come sostenitori di Weltroni, sarete meno derisi.
Buon studio
Caro Vinx, potresti spiegare le restanti 100 pagine del libro anche a noi profani dell’economia?
Ringraziandoti anticipatamente resto in attesa di spiegazione.
Buono tempo libero
“W”anna Gilbert
Cara Anna,
..se il mio è un programma liberista non vedo perchè debba essere giudicato con la lente keynesiana.
Insomma ci sono due schieramenti in Italia con due teorie economiche opposte.
L’una vuole lo Stato come economia che toglie e mette nel libero arbitrio di decidere a chi togliere e a chi no; l’altra punta a fatica sulle politiche di sviluppo.
Ora l’Italia così com’è fa comodo a molti “concorrenti” viceversa una sua economia molto vitale e pronta al salto, darebbe fastidio a troppi. Allora non si premia lo svilupppo ed anzi si preme addirittura perchè una Malpensa si Svenda, con tutte le conseguenze del caso.
Allora sviluppo o Stato ?
Se vogliamo economia di Stato continuiamo così, e viva Weltroni, arriveremo ad un punto, se non ci siamo già, in cui - come dimostravsa lo scienziato Laffer - nessuno sarà più in grado di fare fronte alle pretese fiscali oppure, se obbligato, non si spingerà a lavorare e quindi produrre per 1.000 giacchè gli converrà pagare tasse e quindi produrre per 100 con il grave depressione per tutta l’economia nel suo complesso. E’ la cronaca di oggi, scritta su qualunque quotidiano.
Se vogliamo SVILUPPO dobbiamo applicare le teorie liberiste,che, nell’allegerimento fiscale vede una addirittura maggiore entrata per i conti pubblici (più lenta che nella tassazione) perchè si allarga la platea di contribuenti, si favoriscono capitali DALL’estero, si stimola la produzione interna con nuove attività produttive( e quindi contributive )si riduce l’evasione fiscale perchè è più fisiologico il livello di tassazione, etc etc.
Però c’è un però :
una politica fiscale keynesiana è immediata, le tasse si chiedono oggi e si pagano in giornata e la Guardia di Finanza ce lo ricorda;
una politica liberista deve creare le condizioni per lo sviluppo e quindi i suoi risultati sono proiettati nel lungo termine; in quest’interregno bisogna affrontare il disavanzo senza poter intervenire con la leva fiscale con aggravio dei conti dello Stato ( ecco qui i quattro gatti che sottolineano SOLO oquesto aspetto); troppo spesso, infatti, non sono i governi liberisti che raccolgono i frutti del proprio lavoro ma i governi che subentrano subito dopo(vedi Zapatero in Spagna); dal momento che mi trovo al governo da liberista non posso licenziare all’istante tutti gli “inutili” o eliminare gli sprechi che devo pagare, devo continuare a pagare (la spesa pubblica cresce) e aspettare i pensionamenti, e che lentamente si estinguano i debiti; alla fine ci sarà inevitabilmente un DISAVANZO nei conti dello Stato ma non posso mettere le mani nelle tasche dei cittadini(come farebbe la politica kaynesiana) devo solo aspettare, magari con la congiuntura favorevole, che l’economia faccia il suo corso ed i tempi necessari alla risposta del tessuto economico (rientro dei capitali, fiducia nel sistema Italia, fioritura di nuove imprese e via dicendo)
Se non ci mettiamo in testa che è il mercato che decide l’economia e non lo Stato, potremo continuare a giocare con le politiche Keynesiane di sinistra e con i grafichetti di quattro gatti, poi un bel giorno ci accorgeremo che le tasche degli italiani non sono senza fondo e dovremo prepararci secchio e spugna per pulire i vetri ai semafori in India.
è tutto da dimostrare che la destra italiana sia liberista, è tutto da vedere che veltroni sia keyenesiano. questo spartiacque è, in italia, ma anche in altre democrazie europee, un’equazione tutt’altro che valida.
Bene GQ. Chi e cosa sia liberista in Italia è un mistero. Sinceramente, giustificare i disavanzi evidenziati nella (sicuramente faziosa) presentazione come effetto a breve di politiche liberiste mi sembra abbastanza fuorviante.
Nessuno ha visto traccia di politiche liberistiche vere nel periodo preso in considerazione.
A meno che non si pensi che condoni (finanziari e non) e riduzioni marginali dell’imposizione fiscale siano il trionfo del mercato.
“Il liberismo è di sinistra” ha detto qualcuno.
Ma i liberali non ci sono.