Bernardí Roig e la sofferenza del corpo
Pubblicato in Attualità, Dossier, Segnalazioni
di Luigi Galimberti Faussone
“Facesti come quei che va di notte,
che porta il lume dietro e sé non giova,
ma dopo sé fa le persone dotte.”
Dante Alighieri, La Divina Commedia, Purgatorio, Canto XXII, 67-69
La presentazione del volume monografico edito da Skira Bernardí Roig ha dato una nuova occasione al pubblico italiano, dopo l’esposizione Light Never Lies dell’estate 2007 al Museo Carlo Bilotti di Roma, di conoscere le opere del celebre artista maiorchino. All’incontro del 28 maggio alla libreria della Triennale di Milano hanno preso parte oltre all’artista e al curatore del volume, lo stilista Elio Fiorucci, l’architetto e designer Alessandro Mendini e lo scrittore Aldo Nove.
Il lavoro di Roig si concentra sulla prigionia del corpo e sull’impossibilità dello sguardo e della comunicazione. Si tratta, in altre parole, di una riflessione sulla condizione dell’uomo contemporaneo e sull’isolamento. Il corpo di Roig è un “corpo che soffre, fatto di pezzi e di frammenti”, come l’artista lo ha definito in occasione della presentazione. Per le sue sculture Roig si serve di calchi che ottiene prendendo l’impronta di modelli umani con garze imbevute di gesso. In base al risultato cercato, sceglie poi di realizzarle o in resina poliuretanica, a volte mista a polvere di marmo, o in alluminio o bronzo interamente dipinti di bianco. Secondo Paparoni, curatore del volume, “le opere di Roig hanno il loro nucleo centrale in una scultura dalle forti connotazioni realiste, interamente bianca ma formalmente definita nei dettagli, al punto da non essere del tutto estranea alla tradizione classica”.
Una delle opere più significative – e tema ricorrente dell’artista – è L’uomo della Luce (2007; bronzo, acciaio, tubi fluorescenti e luce), esposto a Milano nella piazza di fronte a Palazzo Isimbardi, sede degli uffici della Provincia. Questa scultura non è statua (ossia statica), ma seconde le intenzioni dell’artista suggerisce movimento, leggerezza e instabilità. Elemento predominante è la luce, ma non una luce che illumina, ma che “acceca e satura lo sguardo e dunque non fa che aumentare la portata della nostra cecità”. Lo scopo dell’installazione di Roig è di ridefinire il luogo in cui è posta e di rigenerare lo sguardo su ciò che già si conosce. In contrasto con la scultura pubblica che è generalmente senza significato né emozionalità – un “fantasma inespressivo”, così la definisce Roig – L’uomo della Luce invita i milanesi e coloro che lì passano ad alzare la testa, osservare, riflettere. In altre parole, a farsi dotti.
Bernardí Roig, a cura di Demetrio Paparoni, Ed. Skira, 2009, €49, pp. 200. La monografia – in edizione inglese con testi tradotti in spagnolo e italiano – comprende un saggio introduttivo di Demetrio Paparoni, le schede delle opere a cura di Ida Parlavecchio, una sezione dedicata agli scritti di Roig, la biografia dell’artista e la bibliografia.