“Cultura”
Di Bruno Venticonti • 7 ago 2009 • Categoria:Cultura • Un commentoChe cos’è la “cultura”?
La domanda è di quelle che non hanno propriamente una risposta, nel senso che possono averne innumerevoli.
Una delle più consolidate è che la cultura stia ad indicare tutte quelle forme espressive - letterarie, artistiche, religiose e altre - che contribuiscono a creare lo “spirito” di una civiltà, di un popolo (parole queste ultime, a dire il vero, sempre più inappropriate nel nostro mondo globale…), ovverosia il suo modo di guardare al mondo e a se stesso.
La cultura è allora chiaramente qualcosa di immenso; un elefante, seguendo la metafora suggerita da qualcuno, di cui noi possiamo scorgere tutt’al più le zampe. Piuttosto è lui a scrutare noi. Si potrebbe dire che più ci avviciniamo, più egli si allontana, in un certo senso, da noi, diventa una massa informe.
Come fare allora ad avvicinarlo? Forse cercando di catturarlo visivamente da lontano, con un teleobiettivo? Ma l’elefante ha i piedi ben piantati per terra, di cui si nutre - e di cui anche noi ci nutriamo - e se ci allontaniamo troppo ci ritroviamo in un territorio alieno.
La cultura è altrimenti un magma in cui nuotiamo, in cui ogni parte è strettamente intrecciata con l’altra, senza soluzione di continuità. Volerne isolare nettamente i singoli aspetti, come le singole forme d’arte, e afferrarli magari nella loro presunta purezza, rischia soltanto di portare a dei falsi, a qualcosa di astratto, di artificiale.
Forse siamo di fronte a un falso problema; siamo talmente immersi nelle nostra cultura, talmente determinati da essa, che ci è impossibile coglierla obiettivamente, dall’esterno. Tanto più che essa si riflette - anzi, non si distingue - dai gesti che compiamo tutti i giorni, dal nostro lavoro, dai rapporti con gli altri.
Per comprendere lo spirito del proprio tempo bisogna viverlo; ma se lo si vive, esso rimane invisibile.
Ogni tentativo di fissare in una qualche forma il nostro modo di essere e di rapportarci al mondo porta a una sua inevitabile trasformazione, a una deformazione.
Allora forse meglio farlo volontariamente, e chissà che esso non appaia più nitido che mai.
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Bruno Venticonti Fiorentino, classe ’81, studente di filosofia e attore per diletto. Ama scrivere, anche se il suo “stile” è un po’ legnoso, ma vi si dedica poco, forse anche per pigrizia. Ragazzo pensoso, anche se spesso non lo sembra affatto; per questo afferma di aver scelto di studiare filosofia, per tentare “di far di necessità virtù”, nonostante così l’infausta tendenza si possa aggravare. Semplicità e chiarezza non sono il suo forte, ma spera di riuscire ad esporre al meglio le proprie idee.
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Tante parole senza alcun senso logico … studierà filosofia ma non ha proprio niente del filosofo!!!!!!!