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A zonzo per il Medio Oriente: la Giordania

8 maggio 2009
Pubblicato in Attualità
di Roberto Priolo

PetraQuando si viaggia in un paese islamico di solito uno dei primi segnali di dove si è appena arrivati è il richiamo alla preghiera del muezzin, il cui fascino antico è spesso smorzato dal gracchiare degli altoparlanti che diffondono la voce in tutta la città.
Ma nemmeno questo poté limitare il mio entusiasmo nel trovarmi per la prima volta in Medio Oriente, una terra che da sempre mi affascina e attrae: nei dodici giorni successivi avrei cercato di scoprire quanto più possibile riguardo la Giordania e la Siria.

Spesso i voli dall’Europa arrivano in Medio Oriente a sera tarda. Dopo una notte di riposo, interrotto in almeno due momenti dal sopraccitato richiamo del muezzin, arriva per tutti il momento di gettarsi nel traffico e nella bolgia di Amman, la capitale giordana, che incarna in sé la caratteristica tipica delle città del mondo arabo: il tentativo di far incontrare modernità e tradizione. Moschee alternate a costruzioni più moderne, per lo più basse, strade invase dalle auto, negozi di vestiti che sfacciatamente imitano le boutique occidentali accanto a piccole botteghe e bancarelle, uomini barbuti che bevono caffè in piccoli locali in cui appeso al muro vi è sempre un santino o un quadro che ritraggono re Abdallah II, donne con i soli occhi scoperti in giro per la città a far compere. Un caos impressionante e meraviglioso, ad ogni ora del giorno e della notte.
Dal colle su cui si trovano i resti del tempio di Ercole, Amman appare bianca, enorme e abbarbicata sulle colline, come quelle casette che di solito si piazzano nel presepe sulle montagne fatte di cartone. Il teatro romano, con le sue linee curve, rompe la continuità e semplicità architettonica della città. Il sole brucia, e una grande bandiera garrisce al vento.

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La Giordania è un paese stupendo, molto religioso ma che allo stesso tempo non ha paura di scendere lentamente a patti con la modernità, come si può notare su più di un livello: dalla semplice presenza di catene di fast-food occidentali nelle maggiori città alla storica decisione nel 1994 di firmare l’accordo di pace con Israele.

Fuori da Amman, poi, la Giordania mostra tutto il suo splendore, a partire dalla vista mozzafiato su tutta la Terra Santa, da Gerico al Mar Morto, che si ha dalla vetta del monte Nebo, dal quale ho capito per la prima volta quanto i destini dei paesi mediorientali siano intrinsecamente legati uno all’altro. In pochi luoghi al mondo tanta diversità e tante tradizioni, culture e religioni diverse sono concentrate in una spazio così ristretto (o relativamente ristretto).

Ho subito capito che il modo migliore per visitare e conoscere questo paese è visitarlo a bordo di un taxi sgangherato guidato da un giordano che non parla che l’arabo: è sufficiente dire di voler visitare la Giordania perché, nel giro di cinque minuti, il capo della compagnia di taxi si presenti per concordare il prezzo, vestito di tutto punto e con un cipiglio che mi ha subito fatto desiderare ardentemente di conoscere l’arabo per potermi accordare direttamente con il dolcissimo e certamente più onesto taxista.

Ad ogni modo, in men che non si dica, ci si trova a viaggiare lungo le autostrade che tagliano il deserto e le colline del Paese, collegando tra loro le principali attrazioni turistiche e le maggiori città, che sono Amman, Irbid, Zarqa, Madaba, Jerash e Aqaba, l’unico porto giordano.

La Giordania mi ha regalato delle esperienze intense e indimenticabili, come solo un Paese così ricco di tradizioni, meraviglie e storia può fare.

Dal bagno nelle caldissime acque del Mar Morto, che sono talmente salate da impedire tanto la vita di ogni forma animale e vegetale quanto i tuffi dei molti bagnanti (si galleggia senza muoversi, anche con braccia e gambe fuori dall’acqua), alle dune e formazioni rocciose del deserto del Wadi Rum, nel sud del Paese, dove tra pitture rupestri e un thè con i beduini si può cercare di intuire la vita in queste terre bellissime seppure un po’ estreme.

Il patrimonio storico della Giordania è fatto anche di rovine romane, come quelle di Jerash, che nulla hanno da invidiare a quelle della Magna Grecia o di Roma, in quanto a bellezza e a stato di conservazione, tanto da essere soprannominata la “Pompei del Medio Oriente”.
Il maestoso colonnato del cardo, la via che si estendeva per l’intera lunghezza della città, l’ippodromo, il Nymphaeum, una fontana pubblica decoratissima, e le rovine del tempio di Artemide permettono di capire con esattezza come la città appariva in antichità, cosa che spesso è impossibile fare di fronte alle rovine dove tutto quello che rimane sono capitelli scheggiati e mozziconi di colonne.

Nonostante la bellezza di Jerash, però, la vera “star” del Paese è senza dubbio Petra, uno dei luoghi più suggestivi al mondo, in assoluto.

Una stretta e profonda gola, il siq, scende tortuosa verso la valle in cui sorge questo sito archeologico rivelato al mondo nel 1812 dall’esploratore svizzero Burckhardt, e da allora divenuto una delle mete turistiche più acclamate al mondo.

L’antica capitale dei Nabatei, un popolo di mercanti e guerrieri che dominò queste terre per sette secoli fino all’annessione all’impero romano, fu interamente scolpita nella roccia.

Fin dal primo impatto, imponenza è la parola d’ordine. El Khasneh è il simbolo di Petra, un’altissima struttura scavata nella roccia. Nell’urna più alta si dice fosse custodito un tesoro, come testimoniato dai segni di proiettile che essa riporta, tentativi passati di svelare il segreto e testare la leggenda.

Inoltrandosi nel sito archeologico, ci si trova di fronte ad un susseguirsi di facciate di antiche tombe, di reali e non, fino al teatro romano (i Romani ampliarono la città dopo averla annessa all’impero nel 106 d.C.), il tutto grandioso e surreale, tra orde di turisti, bambini provenienti dal vicino villaggio beduino, cammelli e muli che instancabilmente trasportano i visitatori lungo il sentiero principale di Petra.

Lasciare Petra è difficile, in quanto pochi luoghi al mondo hanno la stessa aura di suggestione e la stessa bellezza, ma il resto del viaggio mi chiamava.

E così, dopo quattro giorni dalla mia partenza da Amman eccomi di ritorno nella capitale, ma non prima di una doverosissima sosta a Madaba, dove, nella chiesa ortodossa di San Giorgio, si può ammirare il celebre mosaico della mappa della Terra Santa, proprio sul pavimento. Il mosaico ricopre una notevole importanza, in quanto molti si sono interrogati sulle sue origini. Non pochi credono che esso sia stato rinvenuto non lontano dal monte Nebo, e che di conseguenza possa essere una rappresentazione della visione di Mosè della Terra Santa.

Questa è la Giordania, un Paese dove religione e tradizione sono inscindibilmente legate tra loro, dove la diversità paesaggistica e storica rappresentano un punto di forza, dove tutto ci ricorda quanto il territorio giordano sia uno dei maggiori crocevia mediorientali.



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2 Responses to “A zonzo per il Medio Oriente: la Giordania”

  1. Luna B. scrive:

    Ciao Roberto! E’ stato bellissimo leggere il tuo articolo, mi illumina il cuore!
    Mi e’ piaciuto molto “ho capito per la prima volta quanto i destini dei paesi mediorientali siano intrinsecamente legati uno all’altro. In pochi luoghi al mondo tanta diversità e tante tradizioni, culture e religioni diverse sono concentrate in una spazio così ristretto (o relativamente ristretto).”
    Cosi legati ma sfortunatamente cosi distanti! Cmq ero curiosa di sapere come’ andata la tua esperienza in Siria…
    Luna :-)

  2. Roberto Priolo scrive:

    Ciao Luna,
    grazie mille per il tuo commento entusiasta… mi fa piacere che ti sia piaciuto. Ricordo il mio viaggio in Medio Oriente come uno dei più belli… è stato incredibile! Scriverò un articolo sulla Siria in settimana, lo pubblicherò sabato. Spero ti piacerà tanto quanto quello sulla Giordania!
    A presto

    Roberto :)

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