¡Qué viva Madrid!

Di Nicole Tirabassi • 24 giu 2009 • Categoria:Studio all'estero • 3 Commenti

Davanti al Palazzo RealeCirca un anno fa mi sono laureata in Studi Internazionali presso la facoltà di Scienze Politiche dell’ Università Roma TRE. Data la natura stessa del mio corso di laurea, consideravo l’incontro diretto con una cultura straniera come un ‘tirocinio’ indispensabile. Inoltre ho sempre avuto una stessa opinione sia della Spagna sia di un’esperienza di vita all’estero: qualcosa di unico e irripetibile, da affrontare nel modo più intenso possibile. Perché allora non conciliare le due cose con un Erasmus nel cuore palpitante della penisola iberica, Madrid?

Dopo essere miracolosamente riuscita a non affogare nella giungla burocratica di moduli da riempire e lettere da inviare per inoltrare la richiesta di borsa di studio, ancora  più miracolosamente quella borsa, poi, l’ho anche ottenuta: la mia destinazione sarebbe stata la UAM,  la Universidad Autónoma de Madrid.

Secondo problema da affrontare: la ricerca di un alloggio. Quest’ultima è stata da me portata avanti sulla base di una sola, ma inviolabile regola (senza la quale si sarebbe persa l’essenza stessa di un’ esperienza di intercambio): abitare solo ed esclusivamente con inquilini stranieri. Sfortunatamente gli appartamenti del campus erano già stati tutti prenotati, allora ho fatto ricorso ad Internet e tramite un annuncio sulla bacheca virtuale degli studenti della UAM ho fermato una stanza e preso persino accordi per un servizio di accoglienza all’aeroporto! Non mi restava che partire.

La UAM è, per mia grande fortuna, tra le università pubbliche più all’avanguardia della capitale spagnola: una vera e propria città dentro la città.
L’ organizzazione interna della didattica e delle lezioni prevede un unico, indispensabile, requisito: la frequenza. La presenza in classe, il lavoro di gruppo, il dialogo costante con i professori è il perno stesso su cui è concepita l’università spagnola; totalmente diversa, in questo, dagli atenei italiani, decisamente più improntati verso un approccio individualistico al mondo accademico.

A coronare il tutto, un’amplissima offerta allo studente di qualsiasi tipo di servizi e delle più svariate attività culturali e sportive: dai corsi di spagnolo, pensati appositamente per noi stranieri, ai numerosi laboratori informatici e postazioni telematiche; dai tornei di calcio, ai concorsi fotografici, alle visite organizzate nei principali musei e centri d’arte di Madrid e in altre città spagnole, alle immancabili feste e serate in giro per la città: il divertimento è ciò che i madrileni prendono più sul serio. Di più: è ciò su cui si fondano l’approccio stesso alla socialità.
Ad una coinquilina spagnola che, al momento della partenza, mi chiedeva cosa mi sarebbe mancato di più ho risposto: “ La gente e la notte”.

Godete della bellezza del Guernica di Picasso e commuovetevi nei  tablaos ammirando uno spettacolo di flamenco. Brindate con una copa di birra alla calorosa accoglienza che vi viene riservata dagli spagnoli ovunque andiate e, perché no, fate un po’ di locuras  in qualche discoteca.
Insomma, una volta calati in questa nuova realtà, ci si trova davanti a due mondi diversi, ma allo stesso tempo complementari: una vita diurna cosmopolita e dinamica e un universo notturno fatto di luci, colori, sensazioni e odori, di innumerevoli ambientazioni, di uscite improvvisate e sempre diverse.

Ma attenzione: quest’aria divertente, frivola e senza pretese può rivelarsi allo stesso tempo l’aspetto più negativo di un’esperienza di questo tipo: adattarsi ad una dimensione così particolare come una città con questi ritmi di vita e lasciarsi trascinare da tutta questa improvvisa  libertà può lasciare frastornati e far perdere di vista le vere priorità se non il motivo stesso per cui si è arrivati lì.  Più di uno studente mi ha confermato che ciò che di più comune accade agli Erasmus a Madrid è che, paradossalmente, si ritrovano a non essere più Erasmus: presi da questo continuo andarsene de fiesta, smettono di frequentare l’università, trovandosi poi a non essere più in grado di portare avanti i loro studi lì, dovendo spesso tornare a casa prima del previsto, con l’amaro in bocca  per la delusione che hanno procurato a sé stessi.

Movida o no, gli esami - ahimé - prima o poi arrivano per tutti e il consiglio che mi sento di dare è di considerare, fin dal primissimo giorno, l’Università come un lavoro… per lo meno io me la sono cavata così!

Dovendo fare un bilancio personale di quest’esperienza, il mio è, a conti fatti, più che positivo: vivere all’estero comporta una crescita a livello sì culturale, ma soprattutto personale. Le responsabilità e gli impegni da portare avanti, così come tutte le persone e le culture con cui si è venuti a contatto, rappresenteranno un network indispensabile nel futuro e un bagaglio preziosissimo.
Buon Erasmus a tutti!

ErasmusSpagnauniversità
Nicole Tirabassi

Nicole Tirabassi Nata a Roma nel 1983 per la "prima volta", da sempre gioca a rinascere sempre un po', ogni volta che incontra una nuova passione, intraprende un nuovo viaggio, impara una nuova lingua o raggiunge un piccolo traguardo personale. La recitazione negli anni del liceo, svariati viaggi in Europa e fuori, tra cui 5 mesi di studio in Spagna, 9 di lavoro in Inghilterra e una laurea in Studi Internazionali. In attesa di trovare un'idea su come creare il mondo perfetto, cerca di farsi ispirare ascoltando Aretha Franklin e Fabrizio De André, dedicandosi a letture di ogni tipo e divertendosi a fare l'intellettuale esperta di politica. Al momento si sta ri-generando con un master in Environmental Decision-Making presso la Open University.
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Commenti: 3 »

  1. mi hai trascinato indietro in un vortice di ricordi…..cosa peraltro alquanto frequente….vaya madrid! ci passi sei mesi, torni con la pelle blu per i chupitos color azul pitufo, però anche con una valigia di vorrei e nessun posto ti sembra un ameta da riconquistare come el retiro e i suoi tamburi al sabato pomeriggio…chissà barcellona farà lo stesso effetto, chissà la spagna in generale. perfettamente d’accordo con te sul mantenere il contatto con la realtà, fare esami soprattutto (per non pianggere anche per quello una volta tornati a casa)….io sono tornata a farci la tesi, e non escludo che troverò modo di tornarci ancora…grazie per i ricordi

  2. mario? e chi è mario? m’è impazzito firefox….il commento era mio

  3. tesora… favoloso questo articolo… anche se mi avevi già raccontato tutto!!!
    BRAVA madrilenuccia mia!!!

    Silvia

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