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Preziosi consigli per far carriera in Italia

5 maggio 2008
Pubblicato in Attualità
di Lorenzo Kihlgren

Sei giovane e ambizioso? Sei terrorizzato dallo spettro del precariato e dalla sindrome dell’eterno stagista? Caro amico, so quello che provi per averlo sperimentato in prima persona. Ma una soluzione esiste – anzi, ve n’è più d’una! Eccoti dunque un breve resoconto dei più efficaci approcci sviluppati in Italia e all’estero per superare l’angosciante impasse nel quale, tuo malgrado, ti ritrovi.

? La raccomandazione “old style”: un tipo baffuto, solitamente calvo e con 45 anni per gamba ti segnala per i più vari motivi (amicizia, fiducia in te, legami familiari) mettendo in gioco la propria reputazione.

PRO: c’è un responsabile nel caso in cui tu sia un delinquente/fannulone/mangiapane a tradimento.

CONTRO: molto faticoso anche se non impossibile farsi strada se non hai appoggi iniziali, col rischio che ti passi davanti il cretinoide di turno.

? La raccomandazione “Banana Republic”: corteggi il don Rodrigo della situazione, il suo partito/la sua società/la sua famiglia (anche in senso lato) ti segnala alla ConteZio S.p.A.

PRO: ci sto ancora pensando…

CONTRO: ti raccomandano anche se sei un cretino (forse dovevo metterla tra i PRO), tanto non c’è nessun responsabile se fai una pera.

? La plutocrazia o metodo “alla Silvio”: accedi al potere politico dopo aver ottenuto quello economico.

PRO: se hai fatto i soldi, di economia e mercato te ne intendi di sicuro.

CONTRO: fastidiosi problemi con la magistratura quando ti accorgi che il potere politico ti può far guadagnare molto di più. Metodo svantaggioso per gli onesti.

? Il sistema inglese o “della conversazione brillante”: fai una sere di colloqui con diverse commissioni che ti valutano nel tuo complesso, dalla tua preparazione al tuo aspetto, cravatta compresa.

PRO: vengono riconosciute e tue qualità personali ed umane.

CONTRO: poco indicato per i timidi e i noiosoni.

? Il sistema francese o “delle grandi scuole”: appena concluso il liceo ti iscrivi a un corso (la famigerata PREPA) per preparare l’esame d’ammissione ad una scuola molto prestigiosa che ti garantisce l’accesso ai posti di comando.

PRO: se entri nella scuola sarai seguito e istruito in modo scrupoloso sui compiti che dovrai ricoprire.

CONTRO: se non superi il concorso o a 18 anni non hai ancora ben chiara la tua strada, è difficile entrare nel sistema.

? Stakanovismo o metodo “del kamikaze”: studi come un pazzo dall’asilo nido al dottorato e poi lavori tre volte più dei tuoi colleghi per ottenere il posto desiderato.

PRO: meritocrazia funzionante.

CONTRO: non rari casi di morte per troppo lavoro.

Conclusioni (facoltative) per scrupolosi e moralisti:

Nell’elenco sopra indicato, diamo prova di realismo e scartiamo subito il metodo del kamikaze per ovvi motivi (in particolare il fattore “pennica”). Complicato anche applicare il metodo “grandi scuole”: in Italia non esiste tale rapporto privilegiato tra mondo accademico e mondo del lavoro, ad eccezione forse della Bocconi e della Luiss. Tuttavia lo ritengo un approccio valido, che consiglio a chi sia disposto a varcare il confine per iscriversi alle varie Sciences Po, HEC o LSE. I punti di forza di questo metodo sono infatti evidenti quando si lavora con chi l’ha adottato. Certo, il saputello francese raramente attirerà le simpatie dei colleghi, ma anche il nemico storico inglese dovrà ammettere fra sé e sé che quel frog ne sa più di lui.
Assolutamente da scartare i metodi plutocratici e di raccomandazioni all’italiana: oltre ai (purtroppo facoltativi) scrupoli morali, questi due percorsi hanno il difetto di dare poca attenzione alle qualità umane della persona, che invece vengono in luce nel sistema inglese. Se oggi due Indiani di Stati differenti parlano tra loro in inglese (o comunque in un idioma piuttosto simile), lo si deve proprio a questo metodo di selezione capace di premiare i migliori, per quanto attinti da una gruppo molto ristretto – quella dei gentlemen con studi a Oxford o Cambridge. Il saggio e occhialuto enarca francese si ritrova così nell’ombra appena il collega inglese proferisce verbo, potendo ben poco nei confronti di chi è stato scelto non tanto per il curriculum ma soprattutto per le sue capacità innate di leadership.

E l’Italiano al potere, in tutto questo, dove si piazza? Non esce da una grande scuola, non è passato attraverso 5 commissioni orali diverse per accedere al suo posto, e la sua cultura media ci induce a escludere che si sia fatto strada per un ragionamento di pura meritocrazia. L’opzione plutocratica è, grazie al cielo, limitata ad alcune eccezioni, seppur molto significative e legate a entrambe le parti dello scacchiere politico. D’altronde, da noi i soldi vengono dal potere politico piuttosto che il contrario – altra nostra peculiarità che gli stranieri faticano a comprendere pienamente. Rimangono dunque le due forme di raccomandazione, o meglio una sola… o sono il solo a dubitare che ci siano serie conseguenze per gli autori di una nomina sbagliata?

Quando gli stranieri criticano la nostra classe dirigente, di fatto stanno criticando il sistema che ha portato al potere queste persone.
Se anche voi ne avete abbastanza di sentirvi chiedere con tono dai colleghi/amici/parenti stranieri “com’è possibile questo o quello”, è forse il caso di fare qualcosa. Di fronte a tanti nostri coetaei che hanno già scelto la strada in discesa, mi sembra una buona idea iniziare da subito a seguire gli esempi di chi ammiriamo, che sia lo stakanovista giapponese (anche se non lo auguro a nessuno), l’istruito francese, lo spigliato inglese o qualsiasi forma intermedia fra questi estremi. Se non siamo noi i primi a farlo, mi spiace dirvelo, non avremo più diritto di dedicarci al nostro passatempo preferito: lamentarci dell’Italia.



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2 Responses to “Preziosi consigli per far carriera in Italia”

  1. Giovanni Cairo scrive:

    Caro Lorenzo, hai dimenticato anche la fantozziana “botta del suddetto culo”.
    Per il resto sono d’accordo con te, meno che una cosa: il metodo francese avrebbe successo in Italia? Sarà che vivo in una città di bocconiani inflazionati, sarà che essendo figlio di un professore di medicina (sia pur detto a mio svantaggio) so come funzionano i concorsi -d’altronde sappiamo tutti come funzionano al giorno d’oggi- tuttavia ho questo timore: che ci siano episodi di contaminazione anche nelle “grandi scuole”.
    A cosa dobbiamo affidarci, a quale santo dobbiamo votarci, quale metodo dobbiamo seguire?
    Allo stakanovismo forse, ma penso che rischierebbe di tramutarci nei padoaschioppani bamboccioni, ricercatori quaranticinquenni che languiscono nell’attesa che il barone schiatti e molli la cattedra; oppure possiamo trasformarci in avidi speculatori economici e trasformarci o in Grandi Gatsby o in sciacalli della finanza comprando la nostra via alla presidenza, ma avremo dimenticato il perchè ci siamo spinti in quella folle corsa, e finiremmo come Charles Foster Kane e la sua Rosebud.

    Devo dire che, da buon vanesio, apprezzo molto il sistema inglese: è un modo come un altro per dimostrare che si è capaci.
    Molti diranno: ma uno può essere bravo anche se si mette cravatte fosforescenti e pantaloni viola. Non lo metto in dubbio, ma qui si ragiona nell’ottica di presentarsi bene non per ostentare ma come simbolo di buona educazione, di rispetto anche. E’ superficialità? Non credo: non da parte di chi si presenta, e nemmeno da parte degli intervistatori. Mio nonno insisteva sempre sul vestirsi bene, è un segno di sensibilità d’animo, oltrechè di cortesia verso il prossimo. Ma sto divagando.

    Resta un’ultima possibilità non ancora contemplata: il nepotismo illuminato, come nell’epoca romana, in cui si adottava il proprio delfino.
    Ma non disperiamo, chè la strada è in salita, e convien risparmiare il fiato. Di grilli parlanti ce ne son già troppi.

  2. guicciardo scrive:

    Complimenti Lorenzo!
    Eh,le raccomandazioni. Un amico, Storico, mi raccontava come
    Napoleone Bonaparte ricevette in dono di nozze L’armata d’Italia grazie al matrimonio con Joséphine Tascher de la Pagerie: iniziò la Campagna d’Italia che avrebbe mostrato il genio militare di Bonaparte. Come Napoleone seppe approfittare nel migliore dei modi del proprio ‘dono’, altrettanto non fecero I fratelli nonostante le’raccomandazioni’ del fratello Imperatore.
    Pochi ricordano che Charles-Maurice de Talleyrand, principe,vescovo e politico , ricordato come il più grande diplomatico della storia, aveva un fratello che poteva disporre delle stesse influenze e ‘raccomandazioni’del potente Charles-Maurice: che ne fu di lui?

    Il breve successo ottenuto grazie agli ‘aiuti’ ha le gambe corte, come le bugie; sarà la capacità del’prescelto’ a decretarne la continua ascesa o la caduta.

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