Natale sta arrivando. Siamo tutti più buoni, forse. Il mondo si illumina di mille luci. Le metropoli del pianeta si agghindano per le feste, in certi casi con uno sfarzo incredibile.
Persino chi, come il sottoscritto, ha sempre provato sentimenti contrastanti riguardo il Natale non può non chinarsi di fronte a cotanta bellezza e colore. Quest’anno poi, le varie amministrazioni comunali si stanno facendo in quattro per farci dimenticare le ristrettezze e le difficoltà che presto incontreremo, con una crisi economica incalzante i cui effetti negativi e concreti, in molti casi, ancora non si sono visti. Quello che dovrebbe essere il Natale dell’austerity sembra più che altro un Natale da boom economico. Poco importa se i consumi calano, e se molti negozi sono vuoti. Anche con un calo nei guadagni, la grande distribuzione fa festa, come sempre. I grandi marchi brindano.
A Natale bisogna fare i regali… a tutti quelli che si conoscono. Alle colleghe che stanno antipatiche, ai parenti che ci si ostina ad invitare al cenone del 24 senza davvero sapere perché, alle vecchie fiamme, ai finti amici. Non è una decisione nostra, è più che altro un qualcosa che ci viene imposto dalle convenzioni. Chi non ha voglia di passare ore e ore negli affollati centri delle città, lo fa lo stesso. Perché è giusto che sia così. Ed è così che si fa a Natale.
E non ci si può far cogliere di sorpresa, perché la corsa allo shopping natalizio è folle, disordinata, inumana. Ore di coda alle casse dei negozi, spintoni, insulti che forse ci suggeriscono che a Natale siano in pochi ad essere davvero più buoni. Negli ultimi anni sono riuscito a disintossicarmi dal Natale, non per cinismo o per qualche spinta anti-consumistica dentro di me. Semplicemente per buon senso. Non comprerò un milione e mezzo di regali, non trascorrerò giorni interi nei negozi, non spenderò un patrimonio per una ricorrenza in cui non credo. Quello che invece farò, oltre che passare tempo con la famiglia, sarà osservare la città in festa, anche se di quella festa poco mi interessa. E soprattutto, ammirare le luminarie.
A dire il vero l’ho già fatto. E nessuno, nemmeno il Grinch più incattivito, potrà negare la bellezza della grigia e fredda Milano in questi giorni. Per una volta le cose sono state fatte davvero in grande, come si addice ad una città importante.
Possiamo discorrere per ore sull’inutilità di coprire di lucine bianche la facciata del Castello Sforzesco o dello spreco di denaro ed energia che comporta l’installare dei potentissimi fari sulla Stazione Centrale (via Pisani, quella che porta in piazza della Repubblica, con i fari puntati dalla stazione al cielo, assomiglia al red carpet la notte degli Oscar). Gli automobilisti possono urlare ogni tipo di improperio contro la Moratti, visto che i fari sono assolutamente accecanti, ma non importa. Le luminarie non vengono installate perché servono a qualcosa, ma solo ed esclusivamente perché sono belle.
Naturalmente esistono un gran numero di eccezioni. Prendiamo ad esempio la mia cittadina natìa, Sanremo. Non so ancora in cosa si siano spesi i soldi quest’anno, ma posso dire che negli anni passati le viottole e le strade principali della città costiera tra le più importanti della Riviera ligure di Ponente fossero sì addobbate a festa, ma non sempre con buon gusto. Ricordo in particolare quanto fosse inquietante camminare su via Palazzo a notte inoltrata: strada deserta e pochissima luce, solo le sagome di decine di Babbi Natale gonfiabili appesi ad ogni terrazzo, come un’orda di scassinatori in maschera.
Fortunatamente però si tratta di ricordi lontani.
A Milano, come ho già detto, il Comune ha fatto sapere quanto “ci sia bisogno di speranza”, giustificando così le centinaia di migliaia di euro spesi per le illuminazioni natalizie. Il fiore all’occhiello della città al momento è naturalmente piazza Duomo, con la chiesa simbolo del capoluogo lombardo finalmente quasi del tutto spacchettata, un grande albero di Natale e la galleria maestosamente addobbata, la sua cupola ricoperta di migliaia di lucine blu. Un vero spettacolo.
Anche all’estero le grandi capitali e metropoli si preparano alle feste con illuminazioni mozzafiato, che senz’altro spingeranno alle stelle il consumo di energia elettrica e, forse, lo spirito natalizio. A Parigi gli alberi sugli Champs-Élysées sono stati foderati di lucine, sotto l’Arco di Trionfo svolazzano due gigantesche bandiere, quella francese e quella europea, una grande ruota panoramica è stata montata in Place de la Concorde, mentre la Tour Eiffel si pavoneggia con il suo colore blu, e le stelline dell’Unione Europea.
Londra, sempre sobria, ha allestito il consueto albero a Trafalgar Square, concentrandosi sulle luminarie nelle vie più importanti, da Regent Street a Oxford Street, fino ad arrivare alle installazioni luminose nella galleria di Covent Garden.
E’ come sempre New York però a schiacciare la concorrenza, con l’allestimento natalizio del Rockefeller Center, con gli angioletti, la pista di pattinaggio sotto la statua dorata di Prometeo, il gigantesco abete addobbato e i fiocchi di neve proiettati sulle pareti dei grattacieli circostanti. Nella Big Apple, nemmeno Wall Street, che quest’anno ha decisamente poco da festeggiare, ha rinunciato ad illuminarsi per Natale, con uno sfarzoso albero e migliaia di luci sul colonnato dello Stock Exchange, che, in pieno stile americano, riproducono una bandiera a stelle e striscie.
Ogni angolo del mondo si prepara alle feste. Taipei, con il grattacielo 101 (il più alto del mondo) ricoperto di LED, Berlino, con gli alberi spogli di Unter der Linden dai rami foderati di lampadine, e poi gli abeti sulla Piazza Rossa di Mosca, nella città vecchia di Praga, davanti al Campidoglio di Washington, o al Colosseo a Roma.
Sarà un Natale particolare, questo del 2008. Un Natale magro per molti, carico di preoccupazioni per tutti, di riflessioni su un anno duro che volge al termine e di uno ancora più duro alle porte.
Ma se c’è una cosa che a Natale bisogna fare, quella è festeggiare. Dimentircarsi dei guai, almeno per qualche giorno, e del portafoglio che piange, e godersi un po’ di meritato riposo in compagnia dei propri cari. Festeggiare la vita, in ogni sua forma, e indipendentemente dal proprio credo religioso.
E se a far parte di questo climax ascendente di gaudio e celebrazione verso il 25 del mese ci sono anche migliaia di luci, tanto di guadagnato. Dimentichiamoci dell’altro uso a cui quel denaro sarebbe potuto essere destinato, della ressa nei negozi, del finto buonismo che circonda le feste.
Del resto le luminarie di quest’anno hanno avuto su di me (cosa assai ardua) il potere di rendere piacevole e sorprendente una passeggiata per il centro di Milano, nonostante la calca, il freddo e il trambusto.
E questo davvero non ha prezzo.
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